venerdì 26 aprile 2013

Recensione: Ogni giorno di David Levithan

Titolo: Ogni giorno
Titolo originale: Every Day
Autore: David Levithan
Traduttore: Alessandro Mari
Editore: Rizzoli
Pagine: 378
Prezzo: €15,00
Isbn: 9788817065337
Data di pubblicazione: 24 Aprile 2013

Valutazione:

Trama
Da quando è nato, A si risveglia ogni giorno in un corpo diverso. Per ventiquattr'ore abita il corpo di un suo coetaneo, che poi è costretto ad abbandonare quando il giorno finisce. Affezionarsi alle esistenze che sfiora è un lusso che non può permettersi, influenzarle un peccato di cui non vuole macchiarsi. Quando però conosce Rhiannon, chiudere gli occhi e riprendere il cammino da nomade è impossibile: per la prima volta innamorato, A cerca di stabilire un contatto, di spiegare la sua maledizione, fino a convincere Rhiannon che è tutto vero, che quello che ogni giorno si presenta da lei è la stessa persona, anche se in un corpo diverso. Rhiannon s'innamora a sua volta dell'anima di A, ma dimenticare il suo involucro è difficile, e pian piano la relazione con i mille volti di A si fa più delicata di un vetro sottile. Nel disperato tentativo di non perderla, A tradisce le sue regole, inizia a lasciare nelle esistenze quotidiane tracce e strascichi del suo passaggio, e qualcuno se ne accorge...

Recensione
Il mio primo e unico incontro con David Levithan non era stato troppo entusiasmante. L'ho conosciuto leggendo un libro scritto in coppia con John Green, il libro in questione si intitolava Will ti presento Will, da cui non avevo ricavato un'impressione troppo positiva. Anzi. Avevo attribuito la colpa alla scrittura a quattro mani e avevo dimenticato l'esistenza dell'autore. (Lo so, ha scritto anche altro, ma dopo quell'occasione non mi è mai venuta la curiosità di approfondire la sua conoscenza).
Ora David Levithan si ripresenta con un nuovo romanzo che ha come target gli adolescenti. Uno young-adult  a tutti gli effetti, discostandosi però da quella letteratura di consumo degli ultimi anni che sembra elaborata a tavolino per colpire e affondare i suoi destinatari. Ogni giorno parte da una bella idea ma non riesce a svilupparla con l'originalità che avrebbe meritato. Aggiungiamo poi che la scarsità di informazioni, dei perché e dei per come accadano determinati eventi, rende la lettura poco convincente e tutta la narrazione perde - per me lettrice fin troppo esigente - gran parte della sua forza. 
Protagonista di Ogni giorno è un ragazzo, un sedicenne, che chiameremo semplicemente A. data l'assenza del suo vero nome, che ogni mattina della sua vita si sveglia nel corpo di qualcun altro e per quel giorno dovrà vivere la vita di quella persona fino alla mezzanotte. A. si ritrova a saltare da un corpo all'altro, da una città all'altra sapendo che c'è un'unica costante: i corpi che abiterà apparterranno esclusivamente a dei coetanei. Perciò si ritrova immerso nella vita di ragazzi e ragazze di ogni religione e razza, che siano malati e depressi, felici e sicuri di sé, che siano drogati all'ultimo stadio o semplicemente innamorati, che siano etero o gay: A. accetta la quotidianità di chiunque gli capiti, senza esprimere giudizi o fare discriminazioni, ma pronto a viverla, a prenderne il positivo, a imparare qualcosa, a maturare. 
Ecco, a me una trama così in un romanzo destinato a degli adolescenti non dispiaceva troppo: so che sembra recare in sé necessariamente un intento educativo, un messaggio da passare e far recepire e che possa far storcere il naso, ma in questo caso che ben venga. Ogni tanto c'è bisogno anche di libri del genere, se ben scritti e con storie meritevoli. La storia però dichiara immediatamente la sua natura: se voi lettori vi aspettate un romanzo che possa essere di formazione e crescita, se cercate un personaggio che parte da un punto della sua vita e arriva a un altro attraversando momenti catartici, bé, perdete ogni speranza. 
Qui il centro di tutto è l'amore, l'amore, l'amore. 
Amore che non vede limiti, non vede ostacoli, amore che ha bisogno di andare oltre lo spazio, oltre le barriere fisiche e mentali, oltre ogni pregiudizio. Il protagonista si innamora fin dalle prime pagine e userà ogni corpo che indosserà per cercare la sua amata, per convincerla a innamorarsi, per farle capire che l'amore va oltre. 
Leggendo il romanzo, sono stata combattuta fino alla fine, oscillando tra "speriamo che ci sia la svolta matura, realistica e credibile" e il "No, belle frasi, bei pensieri, ma tutto fumo e niente arrosto. Non mi convinci per niente". 
Alla fine della lettura, sono i difetti della storia che mi sono saltati agli occhi più che i pregi. 
A partire dall'idea: ingenuamente la trovavo il punto forte e originale del romanzo anche se poi lo sviluppo non aveva saputo mantenere quella originalità. Leggo poi qui  la recensione di questa brava e simpatica blogger e scopro, o meglio ricordo - che lo vedevo anch'io, ma troppi anni sono passati - che l'idea l'aveva già avuta uno sceneggiatore televisivo in quella serie tv che ebbe un gran successo quando fu trasmessa, Quantum Leap. Accantono quindi i complimenti per l'originalità e mi butto sulla storia: l'ho trovata fin troppo ripetitiva, e pur sapendo che la trama necessita tale ripetitività, ritengo che potesse essere affrontata in maniera più piacevole. Ho trovato poi qualche forzatura nel voler necessariamente far capire come l'amore debba andare al di là delle apparenze e al di là delle differenze sessuali: all'autore interessa innanzitutto che il lettore comprenda che si può amare allo stesso modo sia uomo che donna, perché ciò che conta non è l'involucro ma ciò che lo abita. Purtroppo questo messaggio, invece di essere veicolato naturalmente, viene forzato, viene ripetuto a voce, viene più volte inserito nei dialoghi... insomma la volontà dell'autore di inculcarlo nella mente dei lettori gli ha fatto perdere una buona dose di spontaneità (se si considera poi che l'innamoramento di A. verso Rhiannon ha la velocità che potrebbe appartenere a un colpo di fulmine, la questione risulta ancora meno credibile. Prima ancora di capire davvero chi si nasconda dietro il bel volto della ragazza, A. è cotto. In uno sguardo d'insieme, mi è sembrata una scelta un po' incoerente.)
Aggiungiamo poi che Levithan vorrebbe spacciare l'amore tra A. e Rhiannon come il vero, il grande, l'unico Amore. Quando è successo? Come? Un rapporto che si sviluppa per il novanta percento del libro a senso unico dovrebbe poi risultare ai nostri occhi il vero amore solo perché a un certo punto vengono pronunciate le paroline magiche da entrambi? Io questo amore non l'ho visto, non l'ho sentito e non ci ho creduto. Non mi ha presa, non mi ha convinta. 
Ho dovuto perciò mettere da parte anche questo aspetto per riuscire a trovare qualcosa di convincente nel romanzo. E l'ho trovato, ma non è stato abbastanza. L'ho trovato nella volontà di Levithan di far vivere ad A., e quindi a me lettrice, l'esperienza di mettermi nei panni dell'altro. Di tanti altri. Esperienza che avrebbe potuto arricchirmi in mille modi diversi, avrebbe potuto insegnarmi come si soffre, come si ama, come si gioisce e come si tira avanti, come si sperimenta la perdita e il dolore, come si vive la spensieratezza e il benessere. Eppure. 
Eppure anche questo a un certo punto è diventato sfocato, è diventato lo sfondo dove il primo piano era riservato esclusivamente ai sentimenti per Rhiannon. Nel momento in cui si innamora, A. se ne frega di tutto il resto e le esperienze altrui contano ben poco. Che senso ha? Caro David Levithan, ma quanta confusione mi hai trasmesso con queste pagine? 
Avrei avuto bisogno, almeno alla fine, di qualcosa in più. Di una motivazione. Perché A. è così? Chi è? Un alieno, il diavolo, un'anima vagante, un fantasma? Qual è lo scopo della sua vita? Vagare per l'eternità di corpo in corpo? Trovare la sua vera forma? E poi, avrà mai la possibilità di morire? o scoprirà i mille diversi modi in cui si può morire?
Niente. 
Non ci sono risposte ed è inutile porsi domande.
Un romanzo, che per quante spiegazioni io cerchi di darmi, non riesco a comprendere. O forse ci sono riuscita, ma quel che ho capito non è bastato a risolvere la natura di Ogni giorno. Una storia che ha i suoi aspetti piacevoli, ma è insufficiente. Volevo di più.

martedì 23 aprile 2013

Recensione: Due in uno di Sayed Kashua



Trama:
Beit Safafa è il quartiere più ricco di Gerusalemme est. Prediletto dagli Arabi israeliani provenienti dal nord, il quartiere ha prezzi di case, carne e altri generi di prima necessità così alti che nelle panetterie vi sono due tariffari, uno per i locali e un altro per gli immigrati. A Beit Safafa vive l’avvocato protagonista di queste pagine, un giovane procuratore con una promettente carriera da prin­cipe del foro gerosolimitano davanti a sé. Vive in una villetta, due piani con salotto spazioso, cucina ultramoderna e due ampie stanze da letto. E ogni giorno raggiunge il centro a bordo della sua elegante Mercedes nera. Insomma, l’avvocato è, come si usa dire, un uomo che ne ha fatto di strada, un bravo ragazzo che ha di certo realizzato il sogno di sua madre, comune a tutte le madri arabe in Israele: avere un figlio medico o avvocato di successo.Tuttavia, ha anche un cruccio che l’affligge non poco. Si vergogna delle sue lacune in fatto di mu­sica, letteratura, teatro e cinema. Lacune rilevanti, visto che suoi colleghi israelia­ni parlano disinvoltamente di tali argomenti. Perciò, di tanto in tanto fa una capatina in una vecchia libreria a dare una sbirciata ai titoli di narrativa raccomandati da Ha’aretz, il giornale cui è opportunamente abbonato. Un giorno, nel settore dei libri usati della libreria, scopre, e decide di comprare all’istante, una copia gualcita di Sonata a Kreutzer, il celebre racconto di Tolstoj, che sua moglie gli ha una volta stranamente menzionato. La sera a letto, prima di spegnere la luce sul comodino, sfoglia delicatamente il libro e, a pagina centodue, si ritrova tra le mani un minuscolo bigliettino bianco, con un testo scritto in arabo con la grafia di sua moglie: « Ti ho aspettato e non sei venuto. Spero che vada tutto bene. Volevo ringraziarti per la notte scorsa, è stata meravigliosa. Mi chiami domani?». Da quell’istante l’avvocato dismette i panni del professionista illuminato e prende quelli dell’arabo consumato dal sospetto e dalla gelosia. Umiliato nel suo onore, comincia a seguire la moglie per le strade di Gerusalemme, cercando di scoprire il suo tradimento. Si imbatterà in un giovane assistente sociale arabo, che accudisce un israeliano in stato vegetativo dopo un incidente, e cerca anche lui di trovare il suo posto nel mondo. Romanzo che descrive magnificamente l’incontro-scontro tra i due mondi, arabo ed ebraico, in una Gerusalemme dov’è impossibile non schierarsi dall’una o dall’altra parte, e dove ogni scelta è gravida di conseguenze, Due in uno ha ottenuto uno straordinario successo di critica e di pubblico in Israele.


Recensione:
Non avevo mai letto nulla di Sayed Kashua - scrittore e giornalista arabo-israeliano che preferisce scrivere i suoi romanzi in ebraico - eppure questo che ho letto è già il suo terzo romanzo. I primi due (Arabi danzanti e E fu mattina) sono stati pubblicati da Guanda in passato e hanno già richiamato l'attenzione del pubblico. 
In enorme ritardo, pertanto, arrivo a scoprire un autore (e il suo romanzo) interessante e profondo.
Due in uno può essere considerato il titolo giusto per questa storia e per entrambi i suoi protagonisti, ma non solo; due in uno sembra il riassunto perfetto di una terra divisa tra due popoli; due in uno può essere rappresentativo dello stesso autore, della sua origine araba e della necessità di farsi accettare dagli ebrei.
Mi ha stupito come Kashua Sayed abbia saputo magistralmente mettere su carta la difficoltà di un'integrazione e la necessità di un'accettazione attraverso la vita dei suoi due protagonisti, estranei tra loro ed entrambi arabi.
Si entra nella storia con una sorta di timore: di non riuscire a comprendere ciò che si svolgerà in quelle pagine, perché troppo distante da noi. Eppure l'autore sa mettere in scena con naturalezza e con un pizzico di ironia un dramma che non ci si aspettavamo. Leggendo la trama eravamo preparati a una storia di gelosia, tradimenti e doppia vita e invece ci ritroviamo ad avere a che fare con la sofferenza dettata dalla ricerca dell'identità, dalla necessità di costruirsene una diversa dalla propria.
Incontriamo dapprima l'avvocato, poi Amir: il primo è riuscito ad affrancarsi dalle sue umili origini divenendo un avvocato di successo, costruendo il suo nuovo io attraverso l'inseguimento di status symbol materiali che contribuiscono a dargli conferme e sicurezza; il secondo, un assistente sociale in cerca di se stesso, cerca di farsi accettare dalla società non per ciò che è ma per ciò che vorrebbe essere, ossia una persona diversa. La storia dei due uomini, e l'espediente con cui l'autore intreccia le due vite, è un pretesto per descrivere la difficoltà di vivere in una terra in cui non ci si sente accolti, in cui è difficile restare se stessi senza essere guardati con pregiudizio.
L'autore non ci rivelerà mai il nome dell'avvocato, lasciando che la sua professione diventi la sua essenza: dal momento in cui è diventato avvocato, l'arabo sente finalmente di far parte a pieno titolo nella comunità israeliana. Come se i soldi e il successo gli garantissero la scomparsa delle sue origini arabe. Eppure l'avvocato non si sente mai pienamente all'altezza del suo ruolo: ha bisogno di continue conferme, di essere riconosciuto dagli altri come persona intelligente, ricca, colta. Ogni settimana acquista un classico per potersi migliorare, per potersi sentire più sicuro di sé. Nell'ultimo classico acquistato, in un negozio che vende libri usati, troverà un biglietto di una donna che ringrazia un uomo per la bella serata passata insieme. La scrittura è quella della moglie, il destinatario è sconosciuto. Da quel momento l'avvocato inizia a perdere ogni sicurezza lasciando spazio esclusivamente alla gelosia più atroce.
Ad alternare il racconto sull'avvocato e la sua gelosia, arrivano capitoli narrati in prima persona dal giovane Amir, assistente sociale che non ha ancora capito cosa desiderare dalla vita. La sua strada incrocerà quella di Leila, futura moglie dell'avvocato, senza che l'incontro acquisti abbastanza peso da restare impresso nella memoria dei due. Amir è alla ricerca di se stesso, o forse cerca di sbarazzarsi di se stesso per poter diventare finalmente qualcuno di cui non deve vergognarsi. Amir ha bisogno di diventare un altro, perché solo così riuscirà a vivere una vita più vera. "Voglio essere come loro" è il suo bisogno più forte, parlare come loro, avere la loro cultura, consapevolezza, disinvoltura: Amir vuole essere un ebreo. Questo è il tema di fondo della sua vita, così come della vita dell'avvocato e dell'intero romanzo. Si avverte un forte bisogno di costruirsi una identità che non sia la propria, ma sia compatibile con quella israeliana. Si avverte il desiderio di far parte di una società, di una comunità che non è la propria, ma è quella cui si aspira.
Attraverso episodi a volte simpatici, a volte duri, attraverso drammi e sofferenze l'autore ci racconta la difficoltà di essere arabi e di accettarsi come tali, riuscendo a farlo con una leggerezza che non è mai superficialità, con una naturalezza tale da rendersi comprensibile e sicuramente piacevole a tutti.
Una scoperta interessante da non lasciarsi sfuggire.
(e aggiungo una piccola nota: trovo che la copertina sia davvero adeguata e intelligente)

Valutazione

lunedì 22 aprile 2013

Recensione: Una pedina sulla scacchiera di Irène Némirovsky




Trama:
«I padri hanno mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegati» è scritto nella Bibbia. All'èra dei pirati della finanza e dell'industria, degli imperi economici costruiti sui campi di battaglia è succeduto lo scenario desolante degli anni Trenta: la borsa in caduta libera, la crisi, la disoccupazione – e «tutti quegli scandali ignobili, quei processi, quei tracolli privi di grandezza»... Come molti della sua generazione, Chris­tophe Bohun non ha né ambizioni, né speranze, né desideri, né nostalgie. È un modesto impiegato nell'azienda che suo padre – il Bohun dell'acciaio, il Bohun del petrolio, l'uomo del quale si diceva: «Dove passa lui crescono solo rovina e guerra» – è stato costretto, dopo un clamoroso fallimento, ad abbandonare nelle mani del socio. Si lascia svogliatamente amare da una moglie di irritante perfezione e da una cugina da sempre innamorata di lui. «È la pedina» annota la Némirovsky sulla minuta del romanzo «che viene manovrata sulla scacchiera, che per due o tremila franchi al mese sacrifica il suo tempo, la sua salute, la sua anima, la sua vita». Alla morte del padre, però, Christo­phe trova in un cassetto, bene in evidenza, una busta sigillata: dentro, un elenco di parlamentari, giornalisti, banchieri a cui, nel tentativo di evitare il crac, il vecchio Bohun aveva elargito somme ingenti affinché spingessero il governo ad accelerare i preparativi bellici. Riuscirà questo bruciante retaggio, questa potenziale arma di ricatto, e di riscatto, a scuotere Christophe dal suo «cupo torpore»? Difficile trovare un romanzo così puntualmente applicabile a temi e fatti di ottant'anni dopo.

Recensione
Di fronte alla Némirovsky non riesco a far altro che inchinarmi. 
Prima ancora di aprire un suo libro, prima ancora di conoscerne la trama. 
Nei suoi confronti mi sento minuscola ma al contempo immensamente riconoscente. Confesso di aver letto solo due dei suoi romanzi (ma di possederli tutti), perciò queste mie parole potrebbero sembrare chiacchiere a vuoto, e confesso di non essere stata d'accordo con la sua visione della vita e dell'uomo che ho trovato in Due, ma non è bastato un disaccordo di idee per far calare la mia ammirazione verso di lei. 
Il suo stile è superbo, la sua indagine nella natura umana non è da meno e le storie che ci fa leggere colpiscono sempre forte, come se fossero schiaffi diretti ad aprirci gli occhi per farci guardare ciò che ci rifiutiamo di ammettere. 
Così Una pedina sulla scacchiera
Un romanzo breve, centosettanta pagine che però noi lettori non ci troveremo a finire nel giro di qualche ora. La Némirovsky non permette di essere letta ad alta velocità: richiede del tempo, delle pause, delle riflessioni. L'autrice ci chiede di soffermarci sulle sue storie e sui suoi personaggi. Ci chiede di provare delle emozioni cui preferiremmo rinunciare: indifferenza, noia, vuoto. Ci ritroviamo a dover vivere tutto ciò che non desideriamo. Uomini e donne senza sogni né ideali, senza speranze né affetto, che tirano a campare per abitudine. 
Così il protagonista di questo romanzo, la pedina del titolo: un uomo che si limita a sopravvivere: a un lavoro ottenuto nell'azienda del padre, a un matrimonio senza sentimenti, a un rapporto extra-coniugale senza trasporto, a un figlio che non gli ha mai ispirato l'amore paterno, a un anziano padre nell'attesa che muoia e gli lasci il suo patrimonio. Intorno a Christophe, protagonista passivo del romanzo e della sua stessa vita, un paese in crisi. Siamo negli anni '30, il mondo è stato colpito dalla Grande Crisi, col crollo della borsa e le disastrose conseguenze nell'economia e nella politica. Non c'è prospettiva di futuro se tutto quel che si può ottenere dal presente è disoccupazione e povertà. Christophe potrebbe considerarsi fortunato, per il suo lavoro, ma in queste pagine non c'è spazio per considerazioni positive. Il nostro protagonista non ha voglia di far nulla, non vuole mettersi in gioco, non ha nessun desiderio di costruire un futuro migliore per sé e per la sua famiglia: ambizioni e desideri sono spenti. Tutto ciò che resta è l'attesa della morte. O forse la possibilità di andarle incontro.
Solo un gigante della letteratura può cimentarsi in un tema del genere, difficile e duro, e uscirne vincente. Le visioni pessimistiche della vita, del mondo e della realtà sono quelle che preferisco evitare nei libri, perché in disaccordo o semplicemente perché poi mi lasciano insoddisfatta, amareggiata. Eppure questo romanzo l'ho trovato impeccabile, nei contenuti e nella forma. L'ho trovato duro, triste, ma l'ho sentito vero. Sarà per l'attualità della situazione politico-economica italiana, sarà per la capacità dell'autrice di descrivere l'animo umano, sono riemersa dalla lettura più consapevole e più... sì, più matura. La Némirovsky ti apre gli occhi e ti costringe a crescere, anche se hai la mia non più giovanissima età.


Valutazione


mercoledì 17 aprile 2013

Quattro recensioni e un abbandono

Ritorno oggi con le recensioni aggregate di quattro libri più uno (che si è meritato direttamente l'abbandono dopo non troppe pagine). Anche stavolta l'attenzione è concentrata su romanzi dedicati ai ragazzi, romanzi che non sono stati presentati al pubblico come young-adults per un semplice motivo: non siamo alle prese con trame fantastiche o distopiche ma semplicemente con narrativa contemporanea, e in tali casi in Italia è più difficile che dei romanzi vengano catalogati come ya. Misteri nostrani. Si tratta di due romanzi spagnoli e due italiani (quello abbandonato, un italiano, non è destinato ai ragazzi, perciò merita un discorso a parte) tutti ambientati nel mondo degli adolescenti di oggi. Quattro risultati catastrofici per nulla soddisfacenti. Uno solo riesce a salvarsi, anche se non ad elevarsi a chissà quale livello, ma sicuramente si distingue dagli altri per una minore superficialità e una migliore considerazione verso gli adolescenti: mi riferisco a Siamo ancora tutti vivi, di Giulia Blasi. Gli altri autori volano troppo basso per lasciare il segno. 


Siamo ancora tutti vivi
Giulia Blasi
Del romanzo di Giulia Blasi sento di dover sottolineare innanzitutto due aspetti: uno oggettivo, dato dal realismo e dalla credibilità della storia raccontata; l'altro soggettivo - inerente al mio approccio alla storia - dato da una difficoltà a farmi coinvolgere, entusiasmare o semplicemente appassionare alla vita degli studenti protagonisti. 
Giulia Blasi, prendendo spunto da una storia vera, ossia la chiusura di alcune classi di un liceo e quindi la dispersione degli studenti tra altre scuole, dà vita a un romanzo incentrato sulla quotidianità di un gruppo di adolescenti. Si parlerà ovviamente di primi amori, di amicizie che nascono o che finiscono senza un perché, della necessità di stare insieme, dell'essere se stessi o dell'apparire in un certo modo, di rapporti familiari difficili o tranquilli, della centralità nella loro vita, volenti o nolenti, della scuola. Quel che ho più apprezzato, come dicevo qualche rigo più su, è la credibilità di ciò che viene raccontato. L'amore messo in scena non è quello eterno e immortale tipico dei romanzi young-adults: qui si tratta di primi amori ancora insicuri e inconsapevoli. Amori che provano a nascere, e poi si vedrà. Stesso discorso vale per le amicizie: non si tratta di rapporti nati alla scuola materna e poi sfociati in odio in seguito a qualche gravissima offesa al liceo (cliché degli ya). No, tra i banchi di scuola messi in scena dalla Blasi, si parla semplicemente di crescita e cambiamento: a volte delle amicizie sono destinate a finire perché si cambia. Senza troppi perché e per come. (Quando mi sono trovata davanti a quell'amicizia terminata senza una motivazione, mi sono inizialmente alterata: ma si può farla finire così? e poi mi son ricordata quando è capitato anche a me. Sì, si può. L'avevo dimenticato, avevo preferito non pensarci più. Accade, è vero). 
E' così che questo libro si presenta ai miei occhi: come qualcosa di vero. Una storia che non fa leva sulle facili emozioni, che non mette l'amore al centro di tutto, che non considera gli adolescenti degli esseri senza cervello concentrati solo sulla conquista dell'altro sesso. I protagonisti di Siamo ancora tutti vivi sono persone, in tutto e per tutto. Con le loro idee, i loro dialoghi mai troppo superficiali, le loro scelte impulsive e non sempre intelligenti, ma determinate. Con la loro normalità. Non ci sono stereotipi, non ci sono eroi, non ci sono grandi gesti del singolo individuo. Qui, tra queste pagine, va in scena un periodo della vita che avrebbe potuto essere quello di ognuno di noi: semplice, spontaneo, naturale. Normale. 
Consigliato a chi non ne può più delle americanate, a chi non sopporta storie infarcite di facili sentimentalismi, a chi ne ha abbastanza di romanzi che trattano gli adolescenti come degli idioti. Siamo ancora tutti vivi non sarà un romanzo memorabile, non avrà chissà quale pregio stilistico, ma avrà il dono di parlare con sincerità senza gettare fumo negli occhi. E penso che ai ragazzi non possa che far bene.
3 stelline




Buongiorno Principessa!
Francisco de Paula
Cominciamo col dire che l'unica definizione lampo che mi viene, per un libro del tenore di Buongiorno Principessa!, è imbarazzante. Siamo alla fiera dell'ovvietà, dello stereotipo, della banalità più pura. Detto ciò, vi consiglierei direttamente di non leggerlo, perché non è una lettura meritevole. Io l'ho letto e non avrei dovuto, ma ormai sapete che ogni tanto mi piace farmi del male con romanzi assurdi e inutili.
Francisco de Paula è stato presentato come il Moccia madrileno, e se l'autore l'ha ritenuto un complimento, buon per lui (ma non per noi): l'accostamento corrisponde a verità. I ragazzi protagonisti di Buongiorno Principessa! sono poco credibili, poco approfonditi, stereotipati, banalissimi. Così come le situazioni che si trovano a vivere. Sono un gruppo di sei adolescenti che si sono ritrovati insieme perché uniti da un particolare: appartengono a quella categoria di ragazzi poco integrati con i coetanei, poco socievoli, incompresi. La loro unione prenderà il nome di Club degli incompresi e porterà alla nascita di forti amicizie e primi batticuori. Batticuori che si sviluppano secondo una linea di "lui ama lei che ama l'altro". Oppure loro (due amiche inseparabili) amano entrambe lui. Insomma soap-opera style, per intenderci. Centro di tutte le loro vite è l'amore, o meglio le cotte di ognuno di loro, e i tentativi di viverle appieno. Niente di nuovo sotto il cielo. I vari sviluppi sono - mi ripeto - banali e prevedibili e alla fine ne esce un quadro di un'adolescenza superficiale e piatta. 
De Paula ha cercato di dare profondità alla storia creando un romanzo corale: grave errore, se poi i vari personaggi sono così poco approfonditi e risultano così simili tra loro da non riuscire a distinguere chi stia parlando in un determinato momento. L'autore ha poi infarcito la storia di una serie di flashback che avrebbero dovuto dare maggior realismo e credibilità alla nascita dell'amicizia dei protagonisti: era troppo chiedere che quei flashback fossero annunciati da qualche elemento (che so: una data, un titolo, un corsivo, un segnale lampeggiante)? Spuntano dal nulla e a volte ce ne accorgiamo solo a metà racconto. 
Non basta rendere un romanzo leggero e scorrevole (e quindi leggibile in un paio d'ore) per considerarlo piacevole. La scorrevolezza è data dall'inconsistenza: c'è tanto vuoto, tanta superficialità. Non basta aggiungere un mistero all'ultima pagina per intrigare il lettore: che vuoi che ce ne freghi dell'identità nascosta di uno dei personaggi, quando il resto della storia è noia? Non sarà certo un mistero a portare spessore e consistenza al romanzo. 
Buongiorno Principessa! è un romanzo fregatura. Un romanzo che non ha rispetto per gli adolescenti di cui parla, che li considera dei personaggi e non delle persone, stereotipati e concentrati solo sulle loro cotte. Un romanzo che appiattisce chi legge e che non fa altro che mostrare l'appiattimento di chi l'ha scritto. 
Non leggetelo. 
1 stellina





Quantic love
Sonia Fernandez-Vidal
Quantic love era un libro che mi aveva attirata subito per quella sua cover che faceva tanto The Big Bang Theory (e io adoro quei nerd) e per la sua particolare ambientazione: il Cern di Ginevra. Adolescenza e amore al ritmo della fisica quantistica. Credevo ne potesse nascere una miscela tutta nuova e originale. Peccato. L'idea era davvero carina ma lo sviluppo è dei più banali: sembra uno di quei chick-lit mancati che non riesce né ad appassionare né a divertire. Non che sia nato come chick-lit: è l'impressione che ne ho ricavato io dalla lettura.
Il romanzo parla della giovane Laila che decide di passare l'estate lavorando e riesce ad ottenere il posto come cameriera presso il Cern di Ginevra. Non sa ancora che studi intraprenderà nella sua vita, è ancora in quella fase in cui non sa ciò che vuole, perciò nel frattempo lavora e si innamora, fino a trovarsi al centro di un triangolo amoroso senza sapere chi scegliere. Un po' commedia basata su una serie di equivoci, un po' sui cliché delle storie d'amore, il romanzo segue uno sviluppo abbastanza prevedibile. Tutti sappiamo fin dal primo momento chi sceglierà Leila e perché, e un po' ci dispiace il fatto che la storia si sia appiattita tutta intorno alla sua scelta e abbia relegato la presenza della fisica quantistica a semplice contorno. Non c'è, in effetti, molto altro da aggiungere se non che l'autrice, per dare un tono al romanzo, ha deciso di infarcirlo di nozioni fisiche che non sto qui a riportare - perché non ne sarei in grado - cercando di associarle alla vita quotidiana e, nel caso in cui queste non bastassero, ha piazzato qua e là aneddoti vari, della serie "Non tutti sanno che..." che dovrebbero rendere la storia più interessante. Il mix risulta una forzatura. Amore e fisica forse andranno a braccetto, ma l'autrice non è riuscita a spiegarci come. Se siete alla ricerca del "Romanzo che risolve l'equazione dell'amore" - sottotitolo italiano - purtroppo avete sbagliato storia. Nessuna equazione da risolvere, solo qualche cotta a cui assistere. Perfetto come libro da ombrellone, di quelli che li leggi e te li dimentichi dopo qualche ora.
2 stelline





2BX. Essere un'incognita
Eugenia Romanelli
Non sapevo assolutamente di cosa avrebbe parlato questo libro. L'ho trovato per caso su una bancarella, ricordavo di aver visto la cover in giro da qualche parte e l'ho comprato, visto che il prezzo (3€) permetteva l'acquisto sconsiderato di una barca di libri. Quel titolo mi incuriosiva un po' come aveva fatto Quantic love: lì si parlava di fisica quantistica, qua di equazioni. Non ho uno spirito matematico né fisico ma mi hanno sempre attratta i linguaggi delle due discipline. Ecco perché ho dato una chance a quest'altro romanzo per adolescenti, puntando molto sulla sua mancata pubblicizzazione in giro per il web. Quando un libro fa parlare troppo di sé mi annoia ancor prima di cominciarlo, le troppe chiacchiere mi spengono la curiosità. Questo me l'ha accesa.
Parto dal pregio del libro: l'idea. Organizzare una caccia al tesoro attraverso l'utilizzo di social network e app per arrivare alla conquista del premio, un Ipad. Sembra un'idea banale ma in realtà potrebbe essere davvero efficace: raccontare la generazione di adolescenti di oggi attraverso gli strumenti che utilizzano per la comunicazione, per lo studio, per i rapporti sociali. Raccontare la necessità di essere sempre on line, sempre aggiornati, grazie all'immediatezza dei mezzi tecnologici; sottolineare la facilità con cui ci si può esporre e allo stesso tempo nascondere attraverso e dietro di essi. E la facilità con cui ci si può innamorare di chi è dall'altra parte di quello schermo. Ecco, questo aspetto degli adolescenti sarebbe stato bello da indagare. E che tutto ciò fosse accompagnato da una caccia al tesoro tecnologica poteva rendere la storia ancora più interessante. Purtroppo il risultato non è stato all'altezza dell'idea che mi ero fatta. La narrazione non procede fluida, e mi è apparsa come un resoconto dei fatti senza alcuno stile e personalità. Non avevo mai letto nulla dell'autrice e se non avessi indagato, scoprendo che è giornalista con all'attivo già sei libri, avrei pensato tranquillamente che 2BX fosse un'opera di un'esordiente alle prime armi. Oltre allo stile, ho avuto perplessità anche sul contenuto, troppo semplicistico, e sulla protagonista, che a un certo punto svela un aspetto di sé che nessuno avrebbe potuto immaginare. Un aspetto cui vien data pochissima importanza, e che invece avrebbe dovuto essere approfondito, motivato, chiarito. Insomma, un romanzo con un buon potenziale ma dallo scarso risultato.
2 stelline





Bonus track  book:
La luna blu
Massimo Bisotti
Ultimo romanzo di cui vorrei parlarvi, o meglio non parlarvi, è La luna blu di Massimo Bisotti. Non ha adolescenti per protagonisti e probabilmente questi non sono neanche i destinatari espliciti della storia, ma ho i miei buoni motivi per inserirlo in questo post. La luna blu è il libro che si è meritato l'abbandono immediato alla quinta pagina. Mi sono bastati i dialoghi assurdi svoltisi tra la protagonista e l'amica del cuore per capire l'andazzo della storia e il fatto che essa non facesse assolutamente per me. Ho sfogliato il resto del romanzo, leggendo qua e là, sperando di scoprire un cambiamento. Nulla di fatto. Dialoghi infiorettati di aforismi e massime esistenziali che solo i ragazzini delle medie forse potrebbero esserne colpiti. Narrazione lentissima, situazioni surreali. Interesse nello svolgimento: zero.
Non sto qui a dirvi se leggerlo o meno: l'ho abbandonato prima di poter formulare un giudizio basato su elementi obiettivi. Ma posso assicurarvi che le poche pagine che ho letto mi hanno causato una tale irritazione e un senso di presa in giro che ho sentito il bisogno di annunciare a tutti l'abbandono.
no stelline







  

sabato 13 aprile 2013

Recensione: Il cuore innanzitutto di Claudia Priano


Trama:
«Quella è una ragazzina speciale, vedrai, un giorno lo scoprirai.» Questo dice Marta a suo marito Andrea. E Andrea, coinvolto in un evento inatteso che porterà un cambiamento non comune nella sua vita, riconoscerà il valore di sua nipote, Nina, che si affaccia all’età adulta, diventando una donna. Il passaggio avviene nell’arco di un solo anno, ma non potrebbe essere più radicale e straordinario. Per sfuggire alla sua famiglia, devastata da rancori e profonde frustrazioni, Nina si è rifugiata in un mondo di personaggi immaginari, a cui dà vita costruendo storie a partire da vecchie fotografie. Questo però ha dato a Nina occhi più sottili per gli altri, e quando, per una fatale concatenazione di fatti drammatici, sarà chiamata a dimostrarlo, non esiterà. Sarà un viaggio del tutto inatteso e costellato di imprevisti, anche comici, a darle identità e coraggio, su un pullman sgangherato e su auto di fortuna, verso un paese, una cultura e un popolo che sono diventati l’emblema dell’«altro»: i rom. In mezzo a loro, Nina scoprirà l’umanità dei diversi, e una famiglia allargata dove parlarsi davvero, con il cuore, oltre il muro dei pregiudizi, ritorna a essere una possibilità concreta: la più importante, la più preziosa che abbiamo.

L'autrice:
Claudia Priano è nata e vive a Genova. E' autrice dei romanzi Cose che capitano (2006) e Con il cuore leggermente indolenzito (2007), Smettila di camminarmi addosso (2009) e ha scritto la novellizzazione della fiction Medicina generale (2007).
Sito dell'autrice: http://www.claudiapriano.com/

Recensione
Credo che la maggior parte dei libri che leggiamo arrivino sui nostri scaffali con uno scopo, non necessariamente coincidente con quello di chi quel libro l'ha scritto. Ogni libro che passa per le nostre mani ha il compito di lasciarci qualcosa, di rendersi essenziale per la nostra vita non solo di lettori. I libri che non ci lasciano nulla sono i meno degni, sono quelli che potremmo cancellare tranquillamente dalle nostre liste di libri letti, perché tra qualche anno neanche ci ricorderemo di averli mai visti o sfogliati. Sono partita con questo preambolo perché il romanzo di Claudia Priano, autrice a me sconosciuta prima di dedicarmi a questa lettura, è stato importante e delicato e mi ha regalato qualcosa che difficilmente si è pronti ad accettare: una nuova prospettiva. 
Sono così abituata ad avere le mie idee e i miei principi che a volte dimentico che il fatto che siano miei non li renda automaticamente universali. Dimentico di mettere in atto quel famoso esercizio che renderebbe i rapporti sociali più semplici e amichevoli: cambiare punto di vista. Provare a mettersi nei panni dell'altro. Ammettere che il proprio modo di pensare non sia sempre l'unico giusto. Il cuore innanzitutto mi ha lasciato questo monito, una sorta di "ricordati che non hai sempre ragione": se tra qualche anno avrò dimenticato la storia di Andrea e della nipote Nina, se avrò dimenticato quel viaggio tra i Rom, se non ricorderò più perché fu intrapreso e cosa comportò, so che non dimenticherò mai il piccolo insegnamento che ne ho tratto. 
Chi si accosta al romanzo guidato da un titolo che inneggia all'amore, sperando di trovarsi tra le mani la storia di un sentimento forte ed eterno, potrebbe restarne deluso: protagonista non è l'amore tra due persone. Il cuore del titolo, quel cuore da mettere innanzitutto, è quello stesso cuore di cui ci parlò, più di venti anni fa, la volpe nel suo dialogo col piccolo principe: l'essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore. Un invito a non soffermarsi all'apparenza, alle circostanze, a ciò che sembra. A non giudicare un uomo per le sue origini. A non condannare un popolo per le sue abitudini. Iniziamo a guardare col cuore, a dare un'altra occasione. 
E' questo, per me, il senso del romanzo. Claudia Priano mi ha portato a fare la conoscenza di un universo a me noto solo attraverso chiacchiere e pregiudizi: parlo dei Rom, di quelle persone di cui siamo abituati a diffidare perché riteniamo capaci dei peggiori reati. Eppure venendo a contatto con questa realtà attraverso il romanzo, qualcosa inizia a farsi strada nella mia mente. Un pregiudizio che si incrina, un'ammissione di errore. La conoscenza dei Rom avverrà prima tramite Andrea su territorio italiano, poi tramite le impressioni della nipote Nina, direttamente in Romania. 
Un cambiamento di prospettiva iniziato da una crepa sul muro, che porta a uno sconvolgimento totale come la scoperta di un naso storto portò Vitangelo Moscarda a riflettere e a mettere in discussione su se stesso. 
Ho amato ogni pagina di questo romanzo. 
I due personaggi principali, l'adolescente Nina e lo zio Andrea, mantengono per tutto il tempo una certa riservatezza e sembrano duri a sciogliersi, non solo tra loro ma anche con noi lettori. Andrea è un uomo abitudinario, serio, affidabile. Nina è una ragazzina chiusa, poco socievole, sognatrice. Colleziona cartoline di persone di altri tempi e altri luoghi: foto di sconosciuti di cui non potrà mai saper nulla. Le loro strade non sembrano destinate a incrociarsi, eppure accade. L'evento drammatico che metterà in discussione l'intera esistenza di Andrea sarà anche il motore che porterà alla scelta di Nina di appoggiare lo zio in quel viaggio assurdo e apparentemente immotivato. Lo stile dell'autrice è essenziale, ma efficace.
I dialoghi sembrano scarni, ma in realtà sono un botta e risposta ad alta velocità, senza essere delimitati da punteggiatura, tranne per quei casi meno importanti in cui essa compare. 
E ancora: il primo dialogo tra Nina e lo zio Andrea è virgolettato. Tra i due c'è ancora formalità e ci si muove con circospezione, come se nessuno dei due si sentisse a proprio agio con l'altro. Se le virgolette scompaiono, allora si è instaurata una certa familiarità. Questi dettagli hanno reso la lettura ancora più convincente e incisiva. Come se l'autrice volesse dare al lettore tutti gli strumenti per comprendere cosa stesse accadendo in quelle pagine e come si stesse svolgendo. 
E poi, gli anacoluti. Il fratellino di Nina ha una particolare passione per loro e la sorella, quando ne trova uno, si sofferma, lo conserva, glielo ripete facendolo diventare un gesto d'amore semplice ma emozionante. E' stupendo il modo in cui l'autrice ci costringe a riconoscere la presenza della figura retorica ogni volta che essa si presenta: quasi come se Teo fosse nostro fratello e noi dovessimo segnarli per lui. Anacoluti che prima ci sarebbero passati sotto agli occhi in maniera indifferente, da allora ci appaiono evidenziati e in primo piano. 
Tutta la narrazione sembra voler coinvolgere continuamente il lettore, senza permettergli di distrarsi e allontanarsi. L'autrice ci porta in un viaggio a ritroso le cui motivazioni verranno svelate poco alla volta. Un viaggio lungo, interminabile, pieno di deviazioni, così come il tentativo del protagonista di ricostruire il passato. Si comincia a raccontare ma ci si perde nei ricordi, abbandonando facilmente la storia principale. Accade così anche nella realtà. 
E così è accaduto nella realtà di Claudia Priano, che per prima ha tentato quel viaggio di cui ci parla, mettendo in gioco tutte le proprie certezze e probabilmente sfidando le proprie paure. Dice Nina: quando ero piccola avevo paura grandi e paure piccole. Quelle piccole in qualche modo le affrontavo, mi dicevo che prima o poi le avrei sconfitte. Ma quelle grandi no, erano loro a sfidare me, e vincevano sempre.
Leggete questo romanzo se avete voglia di mettervi in gioco, di mettere in discussione le vostre abitudini, se volete sfidare le vostre paure. O farvi sfidare da loro. E se siete pronti a mettere il cuore innanzi a tutto.


Titolo: Il cuore innanzitutto
Autore: Claudia Priano
Editore: Guanda
Pagine: 312
Isbn: 9788860889072
Prezzo: €18,00
Valutazione: 4 stelline
Data di pubblicazione: 7 Febbraio 2013

mercoledì 10 aprile 2013

Recensione: Il weekend di Peter Cameron




Trama
John e Marian, coppia di facoltosi quarantenni, attendono nella loro villa di campagna l'arrivo di Lyle, critico d'arte di New York, nell'anniversario della morte di Tony, fratello di John e compagno di Lyle per nove anni. Quest'ultimo si presenta però insieme a Robert, ventiquattrenne pittore di origini indiane: circostanza fatalmente destinata a trasformare il placido soggiorno che i tre avevano programmato in una sequenza di momenti imbarazzanti e carichi di tensione. Ma se l'ansiosa Marian sem­bra essere l'unica ad accorgersene e John si chiude in un laconico riserbo, Lyle fa di tutto per apparire disinvolto. Il suo ultimo libro, in cui descrive la pittura contemporanea come «un'arte moribonda», ha avuto un successo di pubblico inaspettato, e grazie all’adorazione del giovane Robert si è di nuovo attaccato «alla speranza, al­l’at­tesa, al­l’idea che la sua vita stia per cambiare». Eppure, come Lyle imparerà a proprie spese, «lo scorrere dei giorni leviga il dolore ma non lo consuma: quello che il tempo si porta via è andato, e poi si resta con un qualcosa di freddo e duro, un souvenir che non si perde mai». È infatti nelle situazioni più ordinarie – una cena in giardino, una nuotata nel fiume accanto alla casa – che l'assen­za di Tony si fa insopportabile, costringendo i tre amici a sollevare il velo di falsa naturalezza che maschera ansie ine­spresse e antichi dolori. Anche in questo romanzo avvolgente Cameron si mostra come pochi capace di dosare satira e introspezione, per condurci fino a quel luogo della coscienza dove si celano le domande più dure, sull’im­possibilità di conoscere una persona come sulla incerta base dei rapporti sociali.

L'autore:
Peter Cameron è uno scrittore statunitense. Adelphi ha pubblicato Quella sera dorata, Un giorno questo dolore ti sarà utile, Paura della matematica e Coral Glynn. Il weekend è apparso per la prima volta nel 1994. Sito dell'autore: http://www.peter-cameron.com/

Recensione
Quando ho finito di leggere Il weekend ero un po' delusa (ma non totalmente) e un po' confusa. Possibile che  proprio Cameron avesse spento l'interruttore del mio entusiasmo per scrivere un romanzo così poco incisivo e profondo? Un romanzo così breve, tra l'altro, da farmi chiedere costantemente: e il resto dov'è?
Presa dall'ondata di quella che pensavo sarebbe diventata, a distanza di qualche ora, una forte delusione, vado su aNobii, registro la mia lettura e le mollo tre stelline. Uno di quei voti non del tutto negativi ma irreparabilmente tiepidi e insipidi, uno di quei voti che concedo a quelle letture che sì, mi sono piaciute, ma che resteranno sempre  nel limbo dei libri senza infamia e senza lode. 
Intanto passano le ore e l'eco de Il weekend comincia a farsi sentire. I suoi personaggi ritornano insieme ai loro silenzi, le loro frasi non dette sembrano quasi urlare nella mia testa. Inizio ad avvertire la loro solitudine, la difficoltà del vivere, la necessità di elaborare il lutto attraverso tutte le sue fasi. Lyle, Robert, Marian e John si presentano nella mia mente coi loro nomi (io che solitamente dimentico i nomi di persone e personaggi dopo dieci minuti che si sono allontanati dalla mia vista) e coi loro tratti, con le loro ferite e le loro insicurezze. Li ritrovo tutti dentro di me e accanto a me: li riconosco, li capisco, li accetto. Eppure durante la lettura mi erano sembrati degli estranei che volevano rimanere tali. Non mi avevano permesso di andare a fondo nella loro conoscenza: i loro scarni dialoghi volevano tenermi fuori dalla loro vita, il loro passato restava segreto appannaggio di pochi eletti, i loro desideri non erano degni di essere espressi davanti a una lettrice come me.
E poi, come per magia, paf!, tutta la loro essenza, tutto il non detto è esploso dopo che il libro è stato chiuso e riposto nello scaffale. Potere della narrativa. 
Ecco perché oggi posso parlare del romanzo senza più nessuna delusione o confusione. A distanza di un giorno dalla fine della lettura, il romanzo si è riscattato e ha acquistato valore e consistenza (oltre a una stellina in più, che ho prontamente aggiunto in aNobii!).
Il romanzo è molto breve ed è quasi interamente costruito su dialoghi serrati che gli conferiscono un ritmo teatrale. Pochi i personaggi in scena, ma tutti col ruolo di comprimari. John e Marian, due coniugi che nell'ultimo anno hanno dovuto affrontare la perdita di un familiare, il fratello di John, e la depressione di Marian con annessi tentativi di suicidio. Lyle e Robert, due uomini che hanno iniziato a frequentarsi da poco: Lyle sta cercando di riprendersi dal lutto - era fidanzato col fratello di John; Robert è entrato nella vita di Lyle in punta di piedi e ancora non ha trovato la sua giusta collocazione. Infine c'è l'italiana Laura e la figlia Nina, due comparse ma il cui ruolo sembra essere essenziale come quello dei protagonisti. 
Sei personaggi in cerca di amore, sarei tentata di dire. 
Sei personaggi che vivono il presente con solitudine, nonostante non siano soli, che si trascinano dietro il peso delle perdite del passato, che sono alla ricerca di qualcosa cui non sanno dare un nome. Il loro approccio alla vita è disilluso, realistico, senza nessuna speranza. Nella narrazione che copre l'arco di due soli giorni, Cameron riesce a farci sentire il peso dell'esistenza, la voglia di trovarvi un senso, l'incapacità a saperlo riconoscere. 
Se non avessi avuto la certezza che questo è uno dei primi romanzi scritti e pubblicati da Cameron, avrei pensato che l'autore fosse ormai diventato vecchio. Troppo vecchio per illudersi, per sognare, per vivere con gioia. Troppo vecchio per credere che la vita possa cambiare. Insomma, avrei potuto pensare che da questo in poi, i suoi romanzi sarebbero stati caratterizzati da disillusione e amarezza. Il che non toglie comunque valore e profonda bellezza a ciò che scrive: lo stile è così elegante che è un piacere perdersi nella lettura; l'ambientazione è così perfettamente dettagliata che non ci si può astrarre ma vi si resta piacevolmente immersi, e quelle emozioni che, anche se non immediatamente, risuoneranno dentro di noi sono così vive e riconoscibili che non si può far a meno di ritenerle vere.
E invece l'autore era ancora giovane - non che ora sia vecchio, o almeno non lo è secondo i miei criteri di classificazione delle persone per età :). In realtà è come se ne Il weekend ci sia già quell'autore che abbiamo conosciuto, apprezzato e amato nei romanzi successivi, ma sia una presenza più in potenza che in atto: qui sono gettate le basi sui cui poi costruirà la sua produzione narrativa. I temi qui introdotti ricorreranno nelle sue opere successive, ma non hanno ancora abbastanza spazio e parole: solitudine, malinconia, senso di insoddisfazione o di vuoto, ricerca di se stessi. E anche le modalità sono le stesse che incontreremo in Quella sera dorata, Un giorno questo dolore ti sarà utile e Coral Glynn. Qui c'è un Cameron agli albori che già dimostra la sua capacità di introspezione e narrazione.
Assolutamente da leggere, se amate Cameron. Se ancora non lo conoscete, vi consiglio di leggere prima i suoi romanzi più famosi e poi dedicarvi a Il weekend, così facendo potrete apprezzarlo maggiormente.

Titolo: Il weekend
Titolo originale: The Weekend
Autore: Peter Cameron
Traduttore: Giuseppina Oneto
Editore: Adelphi
Pagine: 177
Isbn: 9788845927768
Prezzo: €16,00
Valutazione: 4 stelline
Data di pubblicazione: 20 Marzo 2013



lunedì 8 aprile 2013

Recensione: La vita davanti a sé di Romain Gary




Trama
Il pomeriggio del 3 dicembre del 1980, Romain Gary si recò da Charvet, in place Vendôme a Parigi, e acquistò una vestaglia di seta rossa. Aveva deciso di ammazzarsi con un colpo di pistola alla testa e, per delicatezza verso il prossimo, aveva pensato di indossare una vestaglia di quel colore perché il sangue non si notasse troppo. Nella sua casa di rue du Bac sistemò tutto con cura, gli oggetti personali, la pistola, la vestaglia. Poi prese un biglietto e vi scrisse: «Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove». L'anno prima Jean Seberg, la sua ex moglie, l'attrice americana, l'adolescente triste di Bonjour tristesse, era stata trovata nuda, sbronza e morta dentro una macchina. Aveva 40 anni. Si erano sposati nel 1962, 24 anni lei, il doppio lui. Il colpo di pistola con cui Romain Gary si uccise la notte del 3 dicembre 1980 fece scalpore nella società letteraria parigina, ma non giunse completamente inaspettato. Eroe di guerra, diplomatico, viaggiatore, cineasta, tombeur de femmes , vincitore di un Goncourt, Gary era considerato un sopravvissuto, un romanziere a fine corsa, senza più nulla da dire. Pochi mesi dopo la sua morte, il colpo di scena. Con la pubblicazione postuma di Vie et mort d'Emile Ajar, si seppe che Emile Ajar, il romanziere più promettente degli anni Settanta, il vincitore, cinque anni prima, del Goncourt con La vita davanti a sé, l'inventore di un gergo da banlieu e da emigrazione, il cantore di quella Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi, altri non era che Romain Gary. A trent'anni di distanza dalla sua prima edizione, la Biblioteca Neri Pozza pubblica questo capolavoro della letteratura francese contemporanea. «Venti anni prima di Pennac e degli scrittori dell'immigrazione araba, ecco la storia di Momo, ragazzino arabo nella banlieu di Belleville, figlio di nessuno, accudito da una vecchia prostituta ebrea, Madame Rosa» (Stenio Solinas). È la storia di un amore materno in un condominio della periferia francese dove non contano i legami di sangue e le tragedie della storia svaniscono davanti alla vita, al semplice desiderio e alla gioia di vivere. Un romanzo toccato dalla grazia, in cui l'esistenza è vista e raccontata con l'innocenza di un bambino, per il quale le puttane sono «gente che si difende con il proprio culo», e «gli incubi sogni quando invecchiano».

L'autore:
Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev) nacque nel 1914 in Lituania, figlio naturale di un’attrice, ebrea russa fuggita dalla rivoluzione, e di Ivan Mosjoukine, la più celebre vedette, insieme a Rodolfo Valentino, del cinema muto. A trent’anni, Gary è un eroe di guerra (gli viene conferita la Legion d’honneur), scrive un romanzo, Educazione europea (Neri Pozza 2006), che Sartre giudica il miglior testo sulla resistenza, gli si aprono le porte della diplomazia. Nel 1956, vince il Goncourt con Les racines du ciel. Nel 1960 pubblica uno dei suoi capolavori La promessa dell’alba (Neri Pozza 2006). Nel ’62 sposa Jean Seberg, l’attrice americana di Bonjour tristesse, l’interprete di A bout de souffle. Nel 1975 pubblica, con lo pseudonimo di Emile Ajar (identificato all’inizio come Paul Pavlovitch, nipote reale di Romain Gary), La vita davanti a sé (Neri Pozza 2005) che, nello stesso anno, vince il Prix Goncourt. Il pomeriggio del 3 dicembre 1980, Gary si uccide, nella sua casa di place Vendôme a Parigi. Con un colpo di pistola alla testa.

Recensione
Ho finito di leggere questo romanzo esattamente un mese fa ed è da allora che non faccio altro che andarci a sbattere contro coi ricordi e coi pensieri, senza essere capace di tradurli in parole.
Si affacciano nella mia mente esclamazioni del tipo: Non me l'aspettavo. Un capolavoro. Che genio, Gary. (aggiungeteci pure punti esclamativi in quantità indefinita). O aggettivi che non fanno altro che ripetere: toccante, vero, profondo, emozionante, vivo. Il problema sorge quando si tratta di mettere insieme esclamazioni e aggettivi in periodi che possano rendere giustizia a uno dei migliori romanzi letti negli ultimi anni. Come si fa? Non ho ancora trovato la risposta.
Non posso neanche consigliarvi di dare uno sguardo alla trama per capire cosa ci riserva questo romanzo: sotto la voce trama, in realtà, si nasconde una parte della vita dello scrittore. Scopriremo che la pubblicazione del romanzo è avvenuta sotto falso nome così come il riconoscimento del Premio Goncourt, e ci imbatteremo poi nel terribile suicidio con cui Gary decise di mettere un punto alla sua esistenza.
Alla storia effettiva di Momo, indimenticabile protagonista de La vita davanti a sé, son dedicate un paio di righe del tutto insufficienti a introdurre il lettore in quel che sarà il romanzo. Meglio quindi dedicarsi alla lettura senza perdere troppo tempo a cercare notizie in giro.
L'impatto è inaspettato e incisivo. Momo ci accoglie parlandoci immediatamente del suo sesto piano senza ascensore e della difficoltà di Madame Rosa di salire tutte quelle scale a causa dei suoi chili di troppo. Noi lettori ci ritroviamo disarmati e affascinati di fronte a quel ragazzino che alla prima occhiata potremmo quasi confondere con un ben più familiare scugnizzo napoletano. In realtà Momo è un parigino musulmano, ma nazionalità o credo religioso non lo rendono così diverso da qualsiasi altro bambino cresciuto per strada.
Momo è figlio di una prostituta e di un padre probabilmente ignoto, ai nostri occhi si presenta come orfano allevato da un'ex prostituta che, smesso il lavoro di una vita, ha visto come fonte di guadagno la possibilità di allevare i figli di chi si ritrova ad averne incidentalmente e non può prendersene cura. Le amicizie di Momo sono orfani come lui, travestiti, malviventi, poveracci.
Ha un'età non ben definita, una quotidianità non troppo facile, un futuro inesistente.
Con questa disastrosa carta d'identità, ci si aspetterebbe un Momo già deluso dalla vita e disilluso, un ragazzino triste e incattivito, un piccolo delinquente che sta imparando l'arte dell'arrangiarsi.
E invece Momo entra in scena con la sua spontaneità, la sua ingenuità, la sua dolcezza, la sua grazia e ci disarma. Ci racconta la sua storia senza peli sulla lingua, con il linguaggio di un bambino, la lucidità di un adulto, la saggezza di un anziano. Senza rendersene conto, Momo ci costringe a tirar fuori emozioni e lacrime, ci fa scoppiare in improvvise risate e girare pagine di continui sorrisi, ci colpisce con le sue azioni e le sue parole facendoci sentire orgogliosi di essere suoi lettori.
Momo è la vita stessa: nei suoi alti e bassi, nei suoi momenti di pura gioia e quelli di difficoltà, nella sofferenza e nell'accettazione della realtà, nelle scelte e nelle rinunce. Una vita intera raccontata dalla voce di un bambino che forse bambino non è, che si ritrova improvvisamente nei panni di un adolescente, cresciuto di quattro anni in pochi giorni senza sentire il peso del tempo che gli è stato nascosto. Una vita riscaldata dall'amore di una ex-prostituta, Madame Rosa, sopravvissuta ai campi di concentramento e affezionata a Hitler; illuminata dalla saggezza del signor Hamil - un anziano venditore di tappeti che ha begli occhi che dispensano del bene tutto intorno - che gli insegna a leggere, a fare domande, a cercare la risposta al "Signor Hamil, si può vivere senza amore?"; rassicurata dalla solidarietà di Madame Lola, un ex campione di boxe che ora batte al Bois de Boulogne come travestito - "se tutti fossero stati come lei, il mondo sarebbe terribilmente diverso e ci sarebbero molte meno disgrazie" - ; osservata dall'interesse di una donna che vorrebbe prendersi cura di lui, ma che lavorando in una sala di doppiaggio riesce solo a mostrargli la magia del mandare le scene indietro, la magia di qualcosa cui un bambino orfano e povero non avrebbe mai potuto assistere e quello "era il vero mondo alla rovescia ed era la più bella cosa che ho mai visto nella mia vita schifa (...) avevo le lacrime agli occhi". Attraverso gli occhi e le parole di Momo, anche il lettore più prevenuto vedrà crollare ogni suo pregiudizio e giudizio verso prostitute, travestiti, ebrei o ladri. Momo ce li racconta al di là di quel che fanno o hanno fatto: va dritto al loro cuore, alla loro essenza. Non c'è giusto e sbagliato né male e bene: c'è la vita e chi la vive, senza badare al sesso, all'età, allo stato sociale, al colore della pelle, alla religione. Un romanzo multiculturale che obbliga il lettore a cambiare prospettiva, a rivedere le sue concezioni di normalità, e ad accettare che quel che accade in La vita davanti a sé sia un capolavoro di vita, nonostante tutto.
A tratti sembra di essere in una accogliente e rassicurante favola, a tratti in un romanzo fin troppo realistico. La vita davanti a sé può essere letto a più livelli e racchiudere in ognuno di essi delle grandi verità, accompagnate da intense emozioni.  Un romanzo che non si può ignorare, non si deve mettere da parte. Non  ho altre parole da aggiungere, è stato già difficile per me arrivare fin qui.
Non mi resta che dirvi: fidatevi, leggetelo.


Titolo: La vita davanti a sé
Titolo originale: La vie devant soi
Autore: Romain Gary
Traduttore: Giovanni Bogliolo
Editore: Neri Pozza
Pagine: 224
Isbn: 9788854500341
Prezzo: €11,50
Valutazione: 5 stelline
Data di pubblicazione: 2005

sabato 6 aprile 2013

Inchiostro in avvistamento: Le uscite di Aprile #1

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Aprile è già iniziato e questo post pertanto arriva col ritardo di una settimana.
Ci troverete le prossime uscite (non tutte quelle che avrei voluto, perché sono ancora alla ricerca di cover e date di pubblicazione) e quelle verificatesi nei giorni appena trascorsi.
Ben 20 libri. Sei tra questi li ho già puntati da tempo e non mi resta che aspettare le date di uscita. Per gli altri... bé, per ora si accontenteranno di andare ad allungare la mia wish list.
Primo tra tutti merita il posto d'onore ZeroZeroZero di Saviano. Saviano per me è un grand'uomo, prima ancora di essere scrittore. Non aggiungo altro al riguardo, non credo ce ne sia bisogno.
Dopo Saviano non c'è un secondo posto: se qualcuno di quelli che desidero finirà nella mia libreria prima di altri sarà dovuto solo alla più vicina data di uscita.
Tre scrittrici (diversissime tra loro) si sono già conquistate la mia stima per meriti passati: la Némirovsky, della quale possiedo ormai quasi tutti i romanzi pubblicati e non posso farmi sfuggire La pedina sulla scacchiera; la Bertola, della quale ho già letto e adorato tutti i romanzi pubblicati tranne uno, esattamente La luna di luxor, il suo primo romanzo ormai fuori catalogo. La Salani ha deciso di ripubblicarlo e ne sono contenta, nonostante ne abbia sentito parlare male. Non mi lascio scoraggiare: devo appurarlo direttamente; la Morton, della quale ho letto due romanzi (Una lontana follia e Il giardino dei segreti) e ne ho un altro in attesa sul comò proprio in questi giorni. Ho amato la sua immaginazione e il suo modo di coinvolgere il lettore nelle storie che racconta. Ovviamente non posso farmi sfuggire L'ombra del silenzio.
Due romanzi qui presentati mi attirano per la loro appartenenza a due tra le case editrici che preferisco e delle cui pubblicazioni mi fido ciecamente. Mi riferisco a Il mago della luce di Mathias Gatza, pubblicato dall'impeccabile Neri Pozza e Una seconda occasione di Ada Leverson, per l'adorabile Astoria (Una seconda occasione è però un sequel, pertanto mi dedicherò prima alla lettura dei volumi precedenti).
Infine, ultimo criterio di scelta per la presentazione di queste uscite è la curiosità.
Tra i rimanenti 14 romanzi presentati, massima curiosità verso La grande notte di Chris Adrian. Una trama che si riduce a pochissime righe ma sufficienti per intrappolarmi. Merita la sua occasione.
Seguono a ruota Pepys Road di John Lanchester, appena scovato on line, la cui trama mi incuriosisce e mi diverte; Zelda di Thérèse Anne Fowler, perché è un personaggio per me sconosciuto ma tanto affascinante; I Savoiardi di Maria Pagnini, che mi ha convinta a farsi leggere grazie al sottotitolo Storia tragicomica di una dinastia.
Gli ultimi dieci romanzi hanno qualche particolare che ha colpito la mia attenzione, anche se non abbastanza da meritare qualche parola in più. Quelle me le riservo per dopo la lettura, se avverrà.
Spero possiate trovare qualche titolo fatto apposta per voi. Buona lettura!





Pepys Road
John Lanchester
A quarant'anni, Roger Yount può dirsi un privilegiato, lavora ai piani alti della City, vive nel lusso, e ha fatto quel che si dice un bel matrimonio. Il superbonus su cui conta (roba da un milione di sterline) può anche sembrare un'esagerazione, ma tra seconde case, bambinaie, costosi fine settimana comincia a essere quasi una necessità. Smitty è l'ultimo bad boy dell'arte contemporanea, un simpatico mascalzone e artista concettuale che ama le provocazioni, cercando di mantenersi in equilibrio tra successo e anonimato. Una celebrità senza volto, ciò che è forse la sua opera d'arte più riuscita. Ha una nonna, Petunia Howe, che lo adora, un'arzilla vecchietta di ottant'anni che difende intrepida la sua proprietà e la sua indipendenza. Freddy Kamo è il nuovo prodigio del calcio mondiale, un giovane e già viziatissimo africano catapultato dalla sua capanna nel Senegal in uno dei più lussuosi appartamenti di Pepys Road. Ma ci sono anche i Kamal, i pachistani del negozio all'angolo, teatro di una guerra in famiglia fra integrazione e tradizione. E Quentina, l'ausiliaria del traffico che semina il panico nelle vie dei ricchi dopo aver messo a punto un lucroso sistema per arrotondare lo stipendio. E Zbigniew, l'immigrato polacco che sta restaurando casa Yount, dove lo chiamano Bogdan perché il suo nome è troppo difficile da pronunciare. Che cosa hanno in comune tutti costoro? Pepys Road, la strada in cui abitano o lavorano, l'esclusiva via di Londra che da popolare è diventata trendy, ambita dalle nuove classi dirigenti e dai nuovi ricchi, luogo simbolo del rapido successo regalato dall'economia volatile e pirotecnica del nuovo millennio. Ma siamo nel 2008, la crisi è appena cominciata. Si avvertono sinistri scricchiolii. E soprattutto, a ognuno di loro è stata recapitata una cartolina anonima con la foto della porta di casa e una scritta minacciosa: "Vogliamo Quello Che Avete Voi"...
Con la sua verve straordinaria, raffinata e graffiante, John Lanchester ci consegna un ritratto impietoso della società contemporanea colta in un momento cruciale di svolta, quando l'insicurezza riaffiora e la domanda per tutti è: come sarà la nostra vita, dopo? Da moderno Balzac, lo fa con uno strepitoso romanzo in cui "i personaggi sono empaticamente disegnati, le loro vicende sono raccontate con immensa bravura, e in tutto scorre una vena di arguzia e di ironia che fa di Pepys Road un'autentica delizia" ("The Times"). 
Edizioni Mondadori. €20,00. 2 Aprile



Garden
Emma Romero
Il ritardo è negligenza. La negligenza è disordine. Il disordine è il seme della perdizione. Maite è tra le operaie più efficienti nella fabbrica in cui lavora. In fondo non ha scelta: se commettesse un'infrazione sarebbe punita con la morte. Maite coltiva in segreto la sua passione, il canto, e sogna di raggiungere il leggendario giardino alla fine del mondo, dove si narra vivano i ribelli in completa libertà e dove pare siano sopravvissute le lucciole. Perché il suo paese è diventato una prigione fredda e spoglia. Dopo una lunga guerra, l'Italia è stata divisa in Signorie e, per impedire il ritorno al caos, le arti e le scienze sono riservate a una casta di eletti, mentre gli esclusi sono condannati a una vita di obblighi e privazioni. L'unica fonte di svago è la Cerimonia, la grande festa celebrata per l'anniversario della Rinascita. Maite ha sempre voluto esibirsi su quel palco, ma il giorno in cui potrà finalmente ottenere il suo riscatto scoprirà che, in un paese che ha ucciso ogni speranza, anche dai sogni si può desiderare di fuggire... Un romanzo italiano dal sapore internazionale che dipinge con lucida spietatezza uno scenario più vicino di quanto possiamo immaginare. 
Edizioni Mondadori. €14,90. 2 Aprile


Kill All Enemies
Melvin Burgess
Cosa succede se non hai altro se non la tua rabbia a cui attaccarti per sopravvivere? E se il mondo che ti è intorno sembra frantumarsi a ogni passo? Billie sa di non avere più possibilità. Non può più farsi trovare in una rissa, a picchiare chiunque la provochi. Verrebbe cacciata dall'ennesima famiglia affidataria e dall'ennesima scuola. Invece ci ricasca. Chris da quattro anni si rifiuta sistematicamente di studiare, eppure è intelligente e sveglio. I professori non lo sopportano più e all'ennesima provocazione lo sbattono fuori. Rob è considerato un violento, ma in realtà è il più indifeso di tutti, e sembra impossibile che riesca a uscire dall'ennesimo guaio in cui si è cacciato. Tutti, là fuori, saprebbero raccontare la loro storia, infarcendola di bugie, però Billie, Chris e Rob non l'hanno mai veramente raccontata a nessuno. Ma la musica migliore viene quando sei costretto a improvvisare, e allora la rabbia diventa uno strumento da suonare, perché la cosa più difficile, a volte, è farsi ascoltare. Bruciante, crudele e diretto come un pugno in faccia o il primo amore: questo romanzo e i suoi protagonisti lasceranno il segno.
Edizioni Mondadori. €16,00. 2 Aprile


La grande notte
Chris Adrian
Nella notte piú lunga dell'anno tre persone si addentrano nel Buena Vista Park di San Francisco dirette a una festa. Tutte e tre vorrebbero cosí alleviare la ferita di un amore perduto, ma alla festa non arriveranno mai. Perché è la notte di mezza estate, notte di sogno e magia, notte ideale perché il destino dei mortali s'intrecci con quello degli immortali e ne sia per sempre alterato. Come nella commedia di Shakespeare, solo l'amore potrà travalicare i regni e scongiurare il caos. A patto di essere disposti a pagarne il prezzo.
Edizioni Einaudi. €22,00. 3 Aprile




Una pedina sulla scacchiera
Irène Némirovsky
«I padri hanno mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegati» è scritto nella Bibbia. All'èra dei pirati della finanza e dell'industria, degli imperi economici costruiti sui campi di battaglia è succeduto lo scenario desolante degli anni Trenta: la borsa in caduta libera, la crisi, la disoccupazione – e «tutti quegli scandali ignobili, quei processi, quei tracolli privi di grandezza»... Come molti della sua generazione, Chris­tophe Bohun non ha né ambizioni, né speranze, né desideri, né nostalgie. È un modesto impiegato nell'azienda che suo padre – il Bohun dell'acciaio, il Bohun del petrolio, l'uomo del quale si diceva: «Dove passa lui crescono solo rovina e guerra» – è stato costretto, dopo un clamoroso fallimento, ad abbandonare nelle mani del socio. Si lascia svogliatamente amare da una moglie di irritante perfezione e da una cugina da sempre innamorata di lui. «È la pedina» annota la Némirovsky sulla minuta del romanzo «che viene manovrata sulla scacchiera, che per due o tremila franchi al mese sacrifica il suo tempo, la sua salute, la sua anima, la sua vita». Alla morte del padre, però, Christo­phe trova in un cassetto, bene in evidenza, una busta sigillata: dentro, un elenco di parlamentari, giornalisti, banchieri a cui, nel tentativo di evitare il crac, il vecchio Bohun aveva elargito somme ingenti affinché spingessero il governo ad accelerare i preparativi bellici. Riuscirà questo bruciante retaggio, questa potenziale arma di ricatto, e di riscatto, a scuotere Christophe dal suo «cupo torpore»? Difficile trovare un romanzo così puntualmente applicabile a temi e fatti di ottant'anni dopo.
Edizioni Adelphi. €18,00. 3 Aprile


I Savoiardi
di Maria Pagnini
Questo libro comincia con il primo re d’Italia, che tanto per confondere le idee si chiama Vittorio Emanuele II. Parla soprattutto piemontese e francese, e fa errori quando scrive in italiano. Tarchiato e con i baffoni spalancati, sposa la cugina Maria Adelaide, magra e pallida, ma capace di mettere al mondo tanti figli e di non protestare se il marito sembra interessato solo alla caccia e alle donne. Gli succede Umberto I, baffi ad ala di gabbiano, anche lui incline a far fuoco, ma sugli scioperanti più che sulla fauna: non a caso finirà vittima di un attentato. Prima però sposa, per ragioni dinastiche, un’altra cugina, «quella pizza della Margherita» come amava ripetere, «la regina più imperlata d’Italia». Sarà seguito da Vittorio Emanuele III, detto Dondolo, baffetti all’insù e grande amante di monete da collezione e perfino della moglie. Un po’ meno del Paese, che infatti affiderà a Mussolini e alle sue follie di grandezza. E quando l’amata Elena non avrà più tempo per lui, perché troppo occupata a curare i feriti di guerra, Dondolo deciderà di liquidare il Duce, per poi consegnare l’Italia nelle mani inadatte del figlio Umberto II, re solo per un mese... Una storia dinastica che demolisce i Savoia sotto i colpi di una sferzante ironia.
Edizioni Guanda. €13,00. 4 Aprile


ZeroZeroZero
Roberto Saviano
Non esiste mercato al mondo che renda più di quello della cocaina. Non esiste investimento finanziario al mondo che frutti come investire in cocaina. Dietro il suo candore nasconde il lavoro di milioni di persone Il grande ritorno di Roberto Saviano sette anni dopo Gomorra. La coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno e l’ha presa per svegliarsi stamattina o l’autista al volante dell’autobus che ti porta a casa… Fa uso di coca chi ti è più vicino. Se non è tuo padre o tua madre, se non è tuo fratello, allora è tuo figlio. Se non è tuo figlio, è il tuo capoufficio… Se non è lui, è l’infermiera che sta cambiando il catetere di tuo nonno e la coca le fa sembrare tutto più leggero, persino le notti. Se non è lei, è l’imbianchino che sta ritinteggiando la stanza della tua ragazza, che ha iniziato per curiosità e poi si è trovato a fare debiti. Chi la usa è lì con te. La usa il portiere del tuo palazzo, ma se non la usa lui allora la sta usando la professoressa che dà ripetizioni ai tuoi figli… Il sindaco da cui sei andato a cena. Il costruttore della casa in cui vivi, lo scrittore che leggi prima di dormire… Ma se, pensandoci bene, ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina, o sei incapace di vedere o stai mentendo. Oppure, semplicemente, la persona che ne fa uso…
Edizioni Feltrinelli. €18,00. 5 Aprile


Zelda
di Thérèse Anne Fowler
Zelda non è un personaggio di Francis Scott Fitzgerald, eppure è la sua più grande eroina. È la donna della sua vita, l’unica che abbia mai voluto veramente, la sola che lo ab- bia amato davvero. Nel libro della Fowler, Zelda comincia a raccontare la sua vita a partire da una sera del 1918 quando nella grande villa dell’Alabama sta per cominciare un attesis- simo ballo e lei, diciassettenne ribelle e piena di aspettative, incontra per la prima volta il tenente Fitzgerald. Sono gli anni ruggenti, tutto sembra possibile, anche seguire quel giovane scrittore a New York. E, dopo il successo di Di qua dal Paradi- so, spostarsi a Londra e Parigi, nel cuore della scena artistica mondiale. Conoscere Hemingway e Picasso. Organizzare feste chiacchierate in Riviera e poi sfrecciare verso i profumi del- le coste italiane. Un sogno. Un romanzo. E dall’altra parte la dura concretezza della realtà. L’ambizione a senso unico che può essere solo di Scott. L’amore tradito, la follia il distacco. I ricoveri in ospedale. Le lettere. La fine.
Edizioni Frassinelli. €18,50. 9 Aprile



Il primo caffè del mattino
Diego Galdino
Nella città più romantica del mondo, a volte basta un caffè per farti innamorare. Massimo ha poco più di trent'anni, è il proprietario di un piccolo bar nel cuore di Roma, e non si è mai innamorato davvero. Ogni mattina, all'alba, attraversa le vie della città ancora addormentate, dove si sente il profumo del pane appena sfornato, e raggiunge il suo bar. Lì lo aspetta il primo caffè della giornata, quello dall'aroma più intenso, e dal sapore più buono. In fin dei conti sta bene anche da solo, continua a ripetersi man mano che il locale si anima: a tenergli compagnia ci pensano i clienti affezionati, con cui ogni mattina Massimo saluta la giornata fra tintinnio di tazzine, profumo di cornetti caldi e un po' di chiacchiere. Allora come mai, il giorno in cui improvvisamente entra nel bar una ragazza dagli occhi verdi, il viso spruzzato di lentiggini e l'aria sperduta di una turista straniera, Massimo non riesce a toglierle gli occhi di dosso... Né tanto meno a farsi capire in nessuna lingua: al punto che, tempo cinque minuti di interazione, si ritrova una zuccheriera rovesciata addosso, la porta sbattuta in faccia e qualcosa di molto simile a un cuore spezzato che gli martella nel petto. Ma la ragazza con le lentiggini, che viene da Parigi, di nome fa Geneviève e di mestiere inventa cruciverba, tornerà presto da Massimo: perché ha un segreto che non può rivelare a nessuno, e che la lega proprio a quel luogo. Massimo - che da quando l'ha incontrata la prima volta, con la frangia spettinata e il vestito rosso - non se l?è più tolta dalla testa, non potrà che corteggiarla con le armi che conosce meglio: caffè, cappuccini e il fascino di Roma. Sperando che, nonostante tutti i segreti che Geneviève nasconde, entrambi si ritrovino a volere la stessa, unica cosa: bere insieme il primo caffè del mattino. Tutte le mattine. Tra equivoci, baci e lunghe passeggiate romane, una commedia romantica lieve, divertente e tutta italiana, con una protagonista d'eccezione: la città più magica del mondo.
Edizioni Sperling & Kupfer. €16,90. 9 aprile


La danza delle falene
Poppy Adams
Ginny e Vivian sono due sorelle, le ultime discendenti di più generazioni di lepidotteristi, studiosi e cercatori di falene e farfalle. Il padre, un uomo eccentrico e testardo, ha praticamente trascorso l’intera sua vita nel laboratorio nella soffitta di casa. Il suo ostinato desiderio di lasciare un segno nello studio delle falene ha letteralmente devastato la vita della famiglia. La madre di Ginny e Vivian, trascurata dal marito, è via via precipitata nell’abisso dell’alcolismo. Vivian, dopo quarant’anni d’assenza, ha deciso di ritornare nella casa paterna, dove cinquantanove anni prima è misteriosamente ruzzolata dalla torre campanaria e per poco non è morta. Un evento che ha aperto una crepa incolmabile tra lei e sua sorella Ginny. Attraverso l’indimenticabile voce di Ginny, una voce ora innocente e infantile ora meravigliosamente ambigua e sinistra, La danza delle falene narra una stupefacente storia di passione, fede e tradimento, e di una famiglia che distrugge se stessa in nome dell’amore.
Edizioni Beat. €9,00. 10 Aprile


La matematica delle bionde
Federica Brunini
Tubino nero e ballerine: che si tratti di un evento o di una serata romantica, è questa la ''divisa'' che indossa Camilla Casteldiani, giornalista di gossip trentenne un po' frustrata. Il suo mito è Audrey Hepburn, icona di eleganza, di cui sta scrivendo la biografia. Ma quando, invece del ritratto di Audrey che le serve per la copertina del libro, le viene recapitato quello di Marilyn Monroe, la vita di Camilla subisce un brusco e inatteso cambiamento di stile. Soprattutto quando la bionda più bionda del pianeta inizia a parlare, a sorseggiare champagne con la mano guantata e a elargire consigli tutt'altro che richiesti. Dapprima la giornalista si indispettisce, ma poi, mentre piange sconsolata per la fine della relazione con Cris, non può che accettare l'aiuto della diva. E la terapia d'urto di Marilyn ha l'effetto di un vero tornado: dal guardaroba, tutto da rifare, dal trucco e dal colore dei capelli, tutti da rivedere, all'abc per diventare sexy e conquistare un uomo al primo appuntamento. Tra un enigmatico Mr. G che appare e scompare nella sua posta elettronica e un cavaliere misterioso che la salva da una situazione a dir poco imbarazzante, Camilla dovrà imparare a tirar fuori la bionda che è in lei. Esplosiva, intelligente, romantica, ''La matematica delle bionde'' è una commedia da non perdere.
Edizioni Giunti. €9,90. 10 Aprile


Luna di Luxor
Stefania Bertola
Miranda non vuole fare un lavoro qualunque. No: lei vuole lavorare nella redazione di una rivista femminile, una di quelle in cui vip blasonati si fanno fotografare mentre baciano timide cameriere e stelle dello spettacolo rovinano famiglie impeccabili; una di quelle in cui gli articoli si chiamano ‘scoop’ e la frivolezza esonda dalle pagine come la schiuma da una bottiglia di Champagne. Ed ecco che la sua amica Claudia, scrittrice esordiente e maliarda da fumetto, le offre un’occasione imperdibile: un lavoro da inviata speciale, in incognito, presso la dimora dei principi Beneaccorsi. Ma Miranda si accorgerà ben presto che un desiderio esaudito può far male come e più di un tradimento… Tra un palazzo nella campagna toscana, una villa sulla Costa Azzurra e una fattoria in Scozia sfrecciano bionde principesse e perfide brune, divi del rock e languidi pianisti che si amano e sparano, spiano e tradiscono, montano e smontano film e seduzioni, seminando lungo il percorso biscotti, sospetti, vermi volanti e oche mandarine.
Apparso nel 1989, il primo romanzo di Stefania Bertola, fuoriclasse dell’intreccio perfetto e delle battute irresistibili, è una girandola di situazioni e personaggi esilaranti e si divora con gioia, con l’assoluta certezza del divertimento.
Edizioni Salani. €11,90. 11 Aprile


Il mago della luce
Mathias Gatza
Dresda, 2002. Le acque dell’Elba hanno appena invaso la città e, dalla grata di un impianto di depurazione, un anonimo storico dell’arte ripesca un prezioso libretto del XVII secolo stampato con rari caratteri a piombo che descrive la vita e le opere di un misterioso artista barocco di nature morte: Silvius Schwarz, un pittore sassone di cui esistono solo due opere, dall’attribuzione tra l’altro incerta. Il biografo, il compositore Leopold, narra di aver fatto ricorso alla stampa perché incapace di scrivere a mano quanto desiderava comunicare ai posteri, l’ossessione che permeò l’intera esistenza del suo amico artista: riprodurre la realtà nel modo più fedele possibile, catturando l’essenza delle cose. Da quel momento in poi Silvius Schwarz, il naturamortista stranamente assente in tutte le altre fonti d’epoca, il pittore scomparso come una chimera dalle pagine della storia, diventa per lo storico dell’arte una spina nel fianco, un’autentica rovina. Con in tasca l’anticipo ottenuto da un incauto editore per un romanzo storico d’intrattenimento, il nostro si rifugia in un paesino nei pressi di Dresda, dove affitta una casa colonica in pessime condizioni, e dove si tuffa ancor più profondamente negli archivi, spulciando i documenti fino a farsi venire la barba lunga. Negli anni seguenti, si imbatte in modo avventuroso in altri cinque libretti di Leopold e, quando incontra l’attraente collega Sandra Kopp, ricorre addirittura al furto per mettere le mani su un romanzo epistolare che contiene le lettere di Schwarz e della bellissima cugina, Sophie von Schlosser, matematica e musicista di talento. Lettere in cui il pittore racconta all’amata cugina dei suoi sforzi e dei progressi alla ricerca di fermare un singolo attimo del reale senza l'intervento di colori e pennelli, in una perfezione altrimenti irraggiungibile. Un pezzo dopo l’altro, il romanzo ricostruisce da diversi punti di vista la storia del misterioso artista svelando il suo incredibile segreto, l’apparecchio che gli consentiva di essere un mago della luce e di catturare l’intima essenza delle cose: un occhio artificiale che, nella seconda metà del XVII secolo, anticipa di secoli l’invenzione della fotografia.
Il mago della luce è un magnifico romanzo storico che, sotto la forma di un avvincente giallo filosofico, narra di una triplice ossessione: quella dell’anonimo studioso per Silvius Schwarz, del pittore per l’immagine perfetta e di Sophie von Schlosser per l’uomo che ama.
Edizioni Neri Pozza. €18,00. 11 Aprile



Sparire
Fabio Viola
Quando la sua ex fidanzata Elisa, trasferitasi a Osaka un anno prima e finita a insegnare l'italiano in un alienante centro multimediale, inizia a non dare più notizie di sé, Ennio, ancora legato alla ragazza da un sentimento che dell'amore conserva più che altro il senso di gelosia e possesso, parte per il Giappone alla vigilia del cataclisma che lo colpirà l'11 marzo 2011. Ma ben presto, quella che doveva essere l'urgenza di quel viaggio, e cioè ritrovare Elisa, inizia a sfumare in una ricerca disordinata, mentre Ennio, dalla vita annoiata e disincantata di figlio dell'alta borghesia romana, resta fagocitato nel gorgo di luci e segni di Osaka e da un Giappone tanto scintillante quanto sinistro e spietato. In una realtà che sembra sgretolarglisi intorno, per ricostruirsi sempre diversa e straniante, popolata da personaggi che hanno trovato nel Giappone l'occasione di una vita priva di fondamenta, Ennio finirà nelle zone del Paese più colpite dal terremoto e più esposte al rischio radioattivo di Fukushima, in uno scenario dominato dalla devastazione e dalla neve, e dove la ricerca di Elisa lascerà intravedere un epilogo. Sparire è una storia d’amore e malinconia, della ricerca di un sentimento che esiste nel ricordo e nella cronaca di se stesso, di un Paese che attrae e tiene a distanza in egual misura.
Un romanzo sull'impossibilità del raccontare la realtà e sulla supremazia del racconto sulla vita stessa.
Edizioni Marsilio. 17,50. 17 Aprile


L'amore è un difetto meraviglioso
Graeme Simsion
Don è un professore di genetica all’Università di Melbourne e di recente ha fatto una scoperta incredibile: gli uomini sposati sono mediamente più felici di quelli single. E vivono più a lungo! Per questo ha deciso, da scienziato qual è, di trasformare un problema – il fatto che non ha una compagna e non gli è mai riuscito di trovarne una – in un progetto: il Progetto Moglie. È semplice: basta un questionario di sole sedici pagine per escludere tutte le candidate sbagliate e trovare, finalmente, la donna perfetta per lui, una che risponda a criteri rigorosi: non deve fumare né bere, e non deve mai arrivare in ritardo o in anticipo. Grazie al Progetto Moglie Don scoprirà che la lunghezza dei lobi delle orecchie non è un indicatore affidabile dell’attrazione sessuale. Che c’è una ragione per cui non ha avuto mai un secondo appuntamento con una donna. Che una giacca sportiva in color giallo catarifrangente, benché si chiami «giacca», non è indicata per entrare in un ristorante elegante. E scoprirà che nonostante un approccio estremamente scientifico al problema, non è così che si trova l’amore. Perché è l’amore a trovarti.
Edizioni Longanesi. €14,90. 22 aprile

L'alba del mondo
Rhidian Brook
Amburgo 1946. La città è spezzata dalla guerra, così come le vite di tutti. Il maggiore inglese Lewis è costretto a requisire una bellissima, grande casa sul fiume Elba, dove dovrà andare ad abitare con la moglie Rachael dopo la lunga separazione della guerra e dopo la morte al fronte di uno dei loro due figli. Lewis è leale, coraggioso, ha un profondo senso della giustizia e decide di non cacciare i legittimi proprietari della casa, il tedesco Lubert e sua figlia Freida che ha quindici anni. Con l’arrivo di Rachael, comincia la strana convivenza delle due famiglie nella grande casa sull’Elba…
Edizioni Sperling & Kupfer. €17,90. 23 Aprile




Adorata nemica mia
Marcela Serrano
Ci sono fili capaci di unire i mondi interiori delle donne: a volte saranno la forza delle risate, il valore dell'amicizia, l'amore o il sesso; altre, le paure di fronte a un matrimonio inaridito, l'ipocrisia, la solitudine o il timore dell'abbandono. Laura è contro il femminismo, Manuela cuce e sogna, Magdalena si sente sempre più chiusa, Anabella e Marilyn aspettano la felicità, Maria Bonita ha perso il nemico di una vita, Eloìsa cerca di dimenticare, Irma si sfila finalmente l'anello, Dulcinea racconta la sua versione della storia. Dai Balcani fino a Santiago del Cile, passando per la Mancia del Don Chisciotte, piccoli incidenti rivelatori che cambiano la vita, donne che smettono di uscire di casa, donne che si lasciano ingannare dalle apparenze, altre che si riappropriano della loro esistenza, e altre ancora che si ritrovano ad affrontare drammi inattesi.
Edizioni Feltrinelli. €16,00. 24 Aprile


La bambina dagli occhi di cielo
Barbara Mutch
Un paese lontano,
un grande amore,
un'amicizia che sfida il tempo,
il romanzo di due donne straordinarie che vivono in un paese meraviglioso e crudele.
Cathleen Harrington lascia l'Irlanda nel 1919 e si trasferisce in Sudafrica per sposare l'uomo che ama ma che non vede da cinque anni. Isolata e straniata in un ambiente così diverso da quello a cui era abituata, trova conforto nel suo diario e nell'amicizia con la governante e con sua figlia Ada. In lei trova quell'amore e quella comprensione che né il marito né la figlia sembrano poterle offrire. Sotto la guida di Cathleen, Ada diventa un'abile pianista e una lettrice vorace, anche di quel diario che Cathleen tiene gelosamente nascosto... E quando, suo malgrado, Ada tradirà la fiducia di Cathleen e sarà costretta ad abbandonarne la casa, Cathleen farà di tutto per riavvicinarsi a lei nel nome di un'amicizia che oltrepassa il tempo, i rancori, e lo status sociale.
Edizioni Corbaccio. €16,40. 29 Aprile


L'ombra del silenzio
Kate Morton
1961. In un caldo giorno d’estate, mentre la famiglia festeggia nella bella dimora nel Suffolk, la sedicenne Laurel si rifugia nella casa sull’albero della sua infanzia e sogna: del ragazzo che le piace, di trasferirsi a Londra, di cogliere al più presto il futuro brillante che – ne è certa – la sta aspettando. Ma prima che quel pomeriggio idilliaco finisca assiste a un terribile crimine... 2011. Laurel ce l’ha fatta, è un’attrice famosa. Ma un’altra festa la riporta in quella stessa casa nel Suffolk e scatena ricordi, rimorsi e rivelazioni assolutamente impensabili. Perché nessuno poteva immaginare che tanti anni prima l’incontro di un uomo e due donne, nella Londra semidistrutta dai bombardamenti, avrebbe segnato tragicamente i loro destini. E quello di Laurel.
Edizioni Sperling & Kupfer. 19,90. 30 Aprile



Una seconda occasione
Ada Leverson
Il matrimonio di Edith e Bruce – lo sa bene chi ha letto i due precedenti romanzi – è a dir poco noioso e vuoto. Edith, donna intelligente e di fascino, in nome dei rigidi costumi dell’inizio del Novecento, finge di essere fatua e sciocca per cercare di regalare al marito un ruolo dignitoso. Da qualche tempo la coppia ospita una certa madame Frabelle, una vedova arrivata su raccomandazione di una nobile conoscente di Edith, il cui soggiorno sembra non avere un termine. È scoppiata la Prima guerra mondiale e Bruce, ipocondriaco da sempre, adduce gravi problemi di cuore per non andare al fronte. Chi invece in guerra è andato ed è tornato ferito è Aylmer Ross, l’uomo cui Edith aveva rinunciato per non turbare l’equilibrio del proprio sgangherato matrimonio e il destino dei suoi figli. Edith e Aylmer cominciano a rifrequentarsi, anche se con grande cautela, e il lettore, col fiato un po’ sospeso, si domanda se anche questa volta Edith deciderà di rinunciare a un uomo con cui ha in comune intelligenza, interessi, spirito in nome di un matrimonio di facciata. Un po’ commedia degli equivoci, un po’ satira sociale, Una seconda occasione offre a noi lettori contemporanei lo sguardo su una realtà certamente passata, ma che nei sentimenti e nel modo di stare al mondo potrebbe essere anche un’interessante fonte di ispirazione.
Edizioni Astoria. €17,00. 30 Aprile