domenica 22 settembre 2013

Il mio incontro con le graphic novel

Ed eccomi qua, dopo un mese esatto dalla mia ultima comparsa nel blog.
Forse un giorno di questi parlerò anche dei perché e percome della durata del mio silenzio, ma non adesso. Se lo facessi ora, non farei altro che rinviare ciò di cui vi voglio parlare: il mio incontro con le graphic novel.
Sì, perché io le ho sempre evitate-snobbate-ignorate.
Le ho sempre ritenute una scappatoia per i più pigri. Per chi non ha voglia di affrontare pagine fitte di parole ma ha bisogno di pause fatte di immagini e colori, ha bisogno di più respiri tra una battuta e l'altra.
Le ho sempre considerate non paragonabili al romanzo, genere narrativo che prediligo da sempre, perché troppo sbrigative e poco descrittive.
Io ho bisogno di parole laddove altri hanno bisogno di immagini. Io, le immagini, preferisco che si formino nella mia mente grazie al talento di chi sa usare le parole e sa far apparire ciò che racconta.
E poi.
E poi mi ritrovo a leggere ben tre (tre! insomma, un inizio col botto) graphic novel e inizio ad ammorbidirmi.
A pensare quasi che possano essere equiparate a delle opere d'arte, se ben disegnate e ben raccontate.
Che una graphic novel possa incatenare il lettore tanto quanto un romanzo. 
Ma se continuo a chiacchierare così, non riesco nel mio intento: parlarvi dei tre volumi cui mi sono dedicata. Parlarvene da ignorante, da lettrice alle prime armi. 

La lega degli Straordinari Gentlemen, di Alan Moore e Kevin O'Neill

Folgorante è stato l'incontro con Alan Moore e Kevin O'Neill e la loro Lega degli Straordinari Gentlemen
Avevo già avuto a che fare con questi straordinari tizi attraverso l'adattamento cinematografico di Stephen Norrington, cui mi ero dedicata solo perché ho sempre avuto un debole per Sean Connery (e questo è stato il suo ultimo film prima di ritirarsi dalle scene, sigh sigh). Bè, Sean Connery o meno, il film non mi era piaciuto per niente. Potevo pertanto dare alla storia l'occasione di riscattarsi. Ci è riuscita. 
Questo è solo il primo di una serie di volumi che hanno per protagonisti questi personaggi letterari famosi. Ci troveremo di fronte a una alleanza tra persone del calibro di Mina Murray, la coraggiosa - e per me sempre inquietante -. protagonista di Dracula, di un Capitano Nemo, dato ormai per morto, di un Mr Jekill in fuga e di un Alan Quartermain in età ormai avanzata (o almeno così appare dai disegni).
Non sono gli unici personaggi celebri che si incontrano tra le pagine del primo volume, ma non voglio elencarli tutti: uno dei piaceri di questa lettura è stato proprio il riconoscere un nome, o tentare di ricordarne un altro, e magari fermarsi un attimo per andare alla ricerca di quell'altro ancora. Alan Moore gioca col lettore non permettendogli mai di riposare la mente e rilassarsi tra le pagine: la sua narrazione tiene svegli, ci invita a pensare-ricordare-collegare, ci chiama a diventare parte di quella particolare lega. E ci aiuta con la matita di O'Neill che ci presenta immagini spesso crude e violente, una matita che ha un forte impatto su di noi. 
Anch'essa ci obbliga a guardare, a cercare qualcosa che a un primo sguardo non abbiamo notato, a soffermarci su particolari che, se ci sono sfuggiti, ci penserà uno dei personaggi a sottoporre alla nostra attenzione. 
La lega degli straordinari gentlemen è un continuo gioco di ammiccamenti e rimandi tra chi scrive e chi disegna. e il lettore è chiamato a fare la sua parte.
Vorrei essere un'esperta del genere, soffermarmi su particolari, dettagli... ma non so dire di più. Per rendere l'idea di quanto mi sia piaciuto questo volume, posso solo dire che la mia posata e riflessiva reazione - tra me e me - è stata "ma cavolo, è una figata!" 
E questo l'ho pensato-esclamato solo sfogliandolo, prima ancora di iniziare a dedicarmici. Poi è stato amore. È stato voglia di leggere tutta la saga, di riempirmi gli occhi di queste storie dal sapore vittoriano e fantastico. 
(Se leggerò e vi parlerò del secondo volume, magari spenderò qualche parola in più sulla storia... ora sono tutta presa solo dalla bellezza della cosa!). 


Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen e Nancy Butler e Hugo Petrus

Secondo incontro, più desiderato e atteso, è stato con la graphic novel di Orgoglio e pregiudizio pubblicata dalla Marvel. Non mi ritengo una Janeite né posso dire che il romanzo in questione della Austen sia il mio preferito, pur apprezzandolo, ma mi ritrovo ogni volta ad appassionarmi agli adattamenti che ne vengono fatti. Non potevo quindi farmi sfuggire questa occasione. 
Se avete letto qui su la mia reazione alla novel di Moore ("è una figata!") quando mi sono ritrovata tra le mani questo volume la mia reazione è stata di amore e tenerezza. Come se fosse un qualcosa da abbracciare e carezzare. Insomma, l'impatto visivo è stato di innamoramento. E contavo che la lettura avrebbe fatto nascere l'amore. 
Bè, vi dico subito che l'amore non è nato. Non che sia stata una delusione, anzi, ma avevo aspettative diverse. Mi aspettavo qualche differenza sostanziale col romanzo, qualche battuta sagace introdotta qua e là, mi aspettavo l'elemento che mi facesse riconoscere e apprezzare il volume per l'originalità. Quel che ho trovato, invece, è stata la più cieca fedeltà al romanzo. Cosa che, ovviamente, non è certo un difetto né un male - e l'autrice nella prefazione ne spiega anche le ragioni - ma va in contrasto col mio modo di considerare gli adattamenti, di qualsiasi genere essi siano. L'adattamento secondo me deve recare la firma di chi lo produce, la sua visione, la sua interpretazione dell'opera e non si deve limitare a esserne una copia. Ma so che non tutti la pensano in ugual modo, anzi. 
Perciò nulla da dire sulla storia, universalmente conosciuta, quanto ai disegni... si passa da disegni stupendi e meravigliosi a disegni fuorvianti. Le sorelle Bennett hanno bocche e occhi che, non so come spiegare, ma le fanno apparire ben diverse dalle persone che la Austen ci ha descritto. Questo perché il disegnatore, Hugo Petrus, bè, ha una visione delle persone presenti nel romanzo ben diversa da quella che ne ha il lettore medio. Quell'adattamento personale, quell'originalità che ho trovato assente nella storia perciò la fa da padrona nei disegni, creando un equilibrio non troppo stabile. E quella cover, responsabile del mio colpo di fulmine, scopro non esser stata disegnata da Petrus ma da Sonny Liew, l'illustratore del secondo volume dedicato ai romanzi Austeniani, Ragione e Sentimento. Ecco, forse l'amore scoppierà con lui. Ci conto. 

La memoria dell'acqua, di Mathieu Reynès e Valérie Vernay

Ultimo incontro, piacevole e tranquillo, è stato con La memoria dell'acqua, di Mathieu Reynès e Valérie Vernay, pubblicato dalla simpatica Tunué - non li conosco personalmente, ma dalle loro pubblicazioni devono essere tipi davvero simpatici, questi Tunué.
La storia racconta di una mamma e una figlia che traslocano nel luogo dove la mamma è cresciuta da bambina, in un piccolo paese di pescatori. La figlia è attratta dall'acqua, da segni misteriosi che vede intorno al faro e da un uomo ancor più misterioso che vi abita. La storia è semplice, a tratti riesce a mettere un po' di inquietudine grazie all'efficacia delle immagini e al non detto dei dialoghi, e resta decisamente impressa. Tra le tre novel di cui vi ho parlato, questa è stata la prima che ho letto ed è trascorso più di un mese da allora: nella mia mente sono ancora ben vivide le immagini, i colori, e quel mare blu, così familiare nella mia quotidianità. 
La storia è efficace, sia dal punto di vista narrativo che grafico, è semplice ma profonda e i disegni sono tali da essere facilmente amati dai più giovani senza essere snobbati da persone più adulte. Ho trovato La memoria dell'acqua un racconto atemporale ma attuale e, nonostante la presenza del fantastico, anche genuino e credibile. E non posso che consigliarlo.


Termino qui la mia graphic-esperienza. Non so se sarò mai esperta del genere, anche perché, pur essendomi piaciuto dedicarmici, non è riuscito a soppiantare la mia preferenza per il romanzo tout-court. 
Ma è stato piacevole farsi intrattenere da parole e immagini, perciò credo che ogni tanto lo rifarò. 
Anzi, colgo l'occasione: qualche graphic novel da consigliarmi?