martedì 12 marzo 2013

Recensione: Anger di Isabel Abedi




Trama:
Ce l'hanno fatta: tre settimane su un'isola deserta al largo di Rio de Janeiro, dove telecamere nascoste li riprenderanno ventiquattr'ore al giorno: saranno attori di un film dalla trama imprevedibile. Sono dodici ragazzi e ognuno di loro ha un motivo particolare per partecipare, sogni da coltivare e segreti da custodire. L'isola è un paradiso, ma il ruolo che i ragazzi scoprono di dover ricoprire è inquietante: undici vittime e un assassino... È solo un gioco, nessuno morirà per davvero, eppure quando Joker viene trovato sfracellato sugli scogli capiscono che il film dei loro sogni si è trasformato in un horror...

L'autrice:
Isabel Abedi è nata nel 1967 e ha lavorato in pubblicità per tredici anni. Nel frattempo ha cominciato a pubblicare i libri per ragazzi che l’hanno resa celebre. Con il romanzo Whisper è stata segnalata in Germania per il Juvenile Book Award del 2006 e con Anger è entrata nella bestseller list dello Spiegel. Vive ad Amburgo con la famiglia.
Sito dell'autrice: http://www.isabel-abedi.com/

Recensione:
La scelta di leggere Anger è stata dettata esclusivamente da una fortissima curiosità.
Non ho letto il primo romanzo della Abedi pubblicato in Italia, non conoscevo lo stile dell'autrice, non ero in attesa di una nuova pubblicazione. Semplicemente quei dodici ragazzi sull'isola deserta e il gioco cui avrebbero dovuto prender parte mi incuriosivano tantissimo. La trama, fortunatamente, non mi suonava come il solito young adult, il che era un punto a suo favore. Si trattava semplicemente di un thriller, e che protagonisti di questo romanzo fossero adolescenti non cambiava necessariamente i toni dello stesso.
Non sono un'accanita lettrice di thriller, me ne concedo pochissimi all'anno, e Anger è riuscito a ottenere un posto d'onore tra quei pochissimi.
Il mio problema, quando leggo un giallo o un thriller - o quando leggo un qualsiasi romanzo dove ci sia qualcosa da svelare, qualcuno da individuare, un mistero da risolvere - è che passo la maggior parte del tempo ad analizzare personaggi e situazioni, concentrandomi sui dettagli, scartando gli improbabili colpevoli, focalizzando la mia attenzione su coloro che nessuno avrebbe mai considerato tali. E quasi ogni volta, quando ancora sono lontanissima dal finale, ci prendo. Se non riesco a individuare la logica soluzione, allora mi dico che ci possono essere solo due possibilità: o il paranormale, o l'escamotage che ha usato la Abedi a un certo punto e che non posso ovviamente rivelare qui.
Ovvio che la lettura per me non proceda nel modo più piacevole e spensierato: il mio cervello non molla finché non ha trovato il suo finale. Continuare a leggere già sapendo dove si andrà a parare fa perdere, purtroppo, di fascino al romanzo. Pazienza, al mio cervello in tali casi non si comanda!
Anche Anger ha subito quindi le mie personali indagini e le mie personali conclusioni, che puntualmente sono state confermate. La Abedi non ha saputo sorprendermi, e questo purtroppo è un punto a suo sfavore.
Ma non voglio certo ridurre l'intero romanzo al semplice finale.
L'idea di base mi è piaciuta fin dall'inizio: dodici ragazzi vengono scelti da un regista cinematografico per trascorrere tre settimane su di un'isola al largo di Rio de Janeiro, sotto la costante sorveglianza delle telecamere. Ognuno di loro potrà portare con sé solo tre oggetti personali, tutto ciò di cui avranno bisogno lo troveranno sull'isola. Lì vivranno 24 ore su 24 sotto i riflettori, come nel migliore (o peggiore?) dei reality show: stavolta però non ci sarà nessun pubblico da casa a osservarli o a votarli attraverso qualche tasto. No. Solo il regista, nascosto in una vicina isola, li sorveglierà per poi usare i momenti salienti per un suo nuovo film.
I dodici ragazzi non si conoscono tra loro, per l'occasione ognuno adotterà un nuovo nome e in quell'avventura potranno scegliere di essere se stessi o di recitare un ruolo: al regista non interessa. 
Una volta giunti in quel luogo disabitato scopriranno che in realtà le tre settimane hanno un obiettivo: i ragazzi devono prender parte a un gioco di ruolo in cui uno di loro sarà designato come assassino e gli altri come vittime. L'assassino dovrà pertanto uccidere uno alla volta le sue vittime senza farsi scoprire, e le vittime dovranno tentare di non farsi uccidere per poter vincere il gioco. Nonostante l'uso di termini come assassino e vittime, la morte non è realmente prevista. L'assassino potrà "uccidere" le sue vittime stringendo loro il polso sinistro e portandole in un luogo designato. Da lì in poi la vittima sarà rimpatriata.
Questo il riassunto per sommi capi. Inutile dire che le cose non seguiranno il corso prestabilito, che il gioco presto acquisterà sfumature terribilmente reali e che ansia e agitazione occuperanno i cuori di tutti i ragazzi.
Chi li controlla? Dov'è il regista? Chi altri c'è su quell'isola? Ne usciranno vivi?
Se lo si accosta, come in molti hanno fatto perché l'associazione nasce spontanea a uno dei capolavori dell'impeccabile Agatha Christie, Dieci piccoli indiani, Anger ne esce sconfitto e con la coda tra le gambe. Rivela la sua inadeguatezza, una trama abbastanza debole e dei personaggi poco convincenti.
Se lo si prende come romanzo a sé stante, senza cercare associazioni, allora acquista qualche punto in più. L'idea è abbastanza originale e anche moderna: i reality show sono il pane quotidiano che la tv ci propone ormai da quasi quindici anni, naturale che prima o poi venissero inseriti anche in qualche trama letteraria o cinematografica. A un'idea originale però non ha fatto seguito uno sviluppo altrettanto convincente: per poter strutturare una storia del genere c'è bisogno di un'attenzione maniacale per i dettagli, di una presentazione meticolosa dei personaggi e soprattutto una descrizione di scene e situazioni in modo che il lettore abbia in mano tutti gli elementi per risolvere "il caso" ma senza accorgersene. E' lì la sapienza di chi scrive un thriller o un giallo: costellare la storia di indizi che solo un lettore attento saprà cogliere. Non è il caso di questo romanzo: l'autrice ci ha regalato descrizioni precise, spesso anche troppo, ma inutili ai fini del mistero. Ha creato personaggi abbastanza credibili, ma la loro caratterizzazione ci ha forse sviato, perché non concentrata sugli elementi giusti. Ha insistito su alcuni aspetti (come ad esempio la passione della protagonista per la danza) che lasciano il tempo che trovano: tanto rumore per nulla.
L'impressione finale è stata quindi una certa dose di piacevolezza nel leggere questo storia, accompagnata però dalla costante sensazione che l'autrice avrebbe potuto fare di meglio. Storia non da bocciare né da esaltare: da inserire tra quei romanzi nella media, che sembra stiano lì lì per spiccare il volo ma che poi preferiscono mantenere una bassa quota.

Titolo: Anger
Titolo originale: Isola
Autore: Isabel Abedi
Traduttore: Anna Carbone
Editore: Corbaccio
Pagine: 224
Isbn: 9788863804584
Prezzo: €16,40
Valutazione: 3 stelline
Data di pubblicazione: 7 Marzo 2013

13 commenti:

  1. Sarà che non ho amato (e abbandonato) il primo libro dell'autrice, ma questo secondo libro continua a non ispirarmi. Anche a me piace cercare "il colpevole" quando leggo un thriller, ma se si capisce quasi subito diventa una noia mortale! Niente per il momento continuo a lasciarlo in salamoia XD

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    1. Qui in effetti non si capisce quasi subito, anzi, però diciamo che... no, non lo dico, qualsiasi parola userò sarà uno spoilerone perciò mi astengo!
      io l'altro dell'autrice ce l'ho, ma non l'ho letto. Quasi quasi ci provo, così se non mi ispira lo metto in scambio ;)

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  2. Non ho letto nemmeno io "sono nel tuo sogno", questo però mi 'puzza' troppo, passatemi il temine, di un incipit accattivante tra 1o piccoli indiani e Hunger Games, e.r.Battle Royale!, rivisitato nel 21 secolo secondo le regole del grande fratello :$
    Non lo so, mi auguro di sbagliarmi.

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    1. Sì, diciamo che il modo in cui il romanzo è stato presentato è il giusto mix di ciò che hai elencato tu, ma lo sviluppo invece è del tutto estraneo (con hunger games e quindi battle royale proprio non ha nulla a che vedere).

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  3. Lo devo leggere prossimamente! La trama mi piace e mi ispira e anche la tua recensione mi ha suscitato un po' di curiosità in più. Mi è sembrato di capire che anche gli altri che l'hanno recensito fin ora (o almeno quelli che seguo) l'abbiano trovato carino, ma con quel qualcosa in più assente! Non vedo l'ora di vedere un po' cosa ha in serbo questo romanzo anche per me :)

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    1. Sì, diciamo che ci si accosta con entusiasmo ma non lo si riesce a mantenere per tutta la lettura. Però se la curiosità c'è, allora va soddisfatta! ;)

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  4. Continuo a trovare recensioni a naso storto su questo libro. Sono ancora intenzionata a leggerlo, ma credo che retrocederà di un po' di posizioni.
    Bella recensione, mi è piaciuta molto l'analisi, hai citato degli elementi a cui presto molta attenzione quando scelgo di leggere o meno un libro.

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    1. Guarda, se avessi letto recensioni negative prima di accostarmi al libro, credo che la mia voglia di leggerlo non sarebbe cambiata. E' comunque un romanzo che mi incuriosiva troppo per dire: vabbé, dai, lo metto da parte. quindi, nonostante non sia stata la lettura del secolo, sono contenta di non averlo messo via senza dargli un'occasione. ;)

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  5. Ottimo recensione! Purtroppo però conferma i miei dubbi

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    1. Grazie Inanna! Sì, purtroppo i dubbi vengono confermati. Pazienza

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  6. Io al contrario di te adoro i thriller ma difficilmente riesco a trovarne uno che abbia grandi colpi di scena e per il quale nulla è come sembra! Metterò questo libro comunque in wishlist :) Grazie per la recensione!!

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  7. @Aryanne: se adori i thriller allora ne avrai letti tanti, ormai sarai consapevole dei meccanismi che gli autori del genere usano, e quindi sarà sempre più difficile riuscire a stupirti. A me gli unici thriller che ogni tanto mi concedo sono quelli di Fitzek, che trovo davvero ben fatti ma lo dicono comunque da ignorante del settore :)

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  8. L'ho letto anche io, e anche se all'inizio sembra che la storia tardi a decollare, l'ho trovato comunque molto carino, una lettura leggera, non troppo impegnativa. Mi è piaciuto in particolare i ricordi della protagonista e le rievocazioni incentrati su di essa e della sua vita nelle Favelas. Carino, anche io gli darei 3 stelline.

    un bacio
    da Roberta

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