giovedì 7 novembre 2013

Pensieri sparsi e un po' confusi: libri italiani parte 1

Leggo tanto e parlo poco. Eppure i libri mi chiedono di essere raccontati, dopo essere stati letti. Mi fanno promettere che non li dimenticherò, che parlerò di loro in giro. Mi suggeriscono frasi ad effetto per poter conquistare nuovi lettori, o mi urlano stroncature quando, ahiloro, si rendono conto di non essere il meglio che si possa desiderare.
E io cosa faccio? Promesse da marinaio. Dico loro che sì, non lascerò che restino mie letture silenziose. Giuro che domani, c'è sempre un domani, apro una pagina del blog e parlo degli ultimi 55 libri letti. Sì, tutti insieme, perché se dovessi scegliere non ne sarei capace. Rimando a domani quel che potrei fare oggi. E nel frattempo leggo. E i libri aumentano. E anche le parole non dette.
E ora? Ora ci voglio provare, voglio vedere che effetto fa tornare a parlarne. Magari si crea un bell'effetto valanga, e a questo post ne seguiranno tanti altri e il blog tornerà a cercare di essere costante, o almeno semplicemente vivo. O magari nulla cambierà e questo sarà un post isolato. Io e il blog siamo in un momento difficile del nostro rapporto e stiamo cercando di capire cosa vogliamo. Perciò, perdonateci se non siamo all'altezza di quel che vorremmo essere.
Ma basta parlare di noi.
Parliamo di loro. Dei libri letti. Dei bei libri letti. Dei bei libri italiani letti.
Sono loro i protagonisti: i romanzi di autori italiani. Uomini, donne, giovani, vecchi, esordienti e scrittori affermati. Li ho amati tutti, o quasi. Li ho amati tanto. E riuscire a presentarli qui, tutti insieme, magari è davvero troppo. Però comincio, perché... bè, se lo meritano.
Vado in ordine di lettura, partendo dall'ultimo letto e poi indietro a ritroso finché voi vi sarete annoiati, o io penserò di avervi annoiati abbastanza.




Il casale di Francesco Formaggi
L'autore è un giovane esordiente. Un giovane italiano esordiente. Ed esordisce con la Neri Pozza.
In un ipotetico dialogo con me stessa, queste tre affermazioni - ma soprattutto l'ultima - basterebbero a convincermi non solo a leggere il romanzo, ma anche a essere positivissimamente predisposta nei suoi confronti. Trovare poi il libro, nuovo nuovissimo, su una bancarella a soli 3€ è stato una sorta di segno del destino. Molto probabilmente prima o poi l'avrei comprato a prezzo pieno ma la sorte ha voluto diversamente e non ho potuto dirle di no. Le prime pagine del romanzo sono magistrali. Due fidanzati, un viaggio in auto verso una meta voluta da lei e subita da lui, e poi all'improvviso un patatrac. Un piccolissimo minuscolo patatrac che cambierà l'atteggiamento di lui, Francesco, nei confronti della sua lei, Giulia. Un patatrac (ma quanto inorridirebbe l'autore nel sapere che ho usato questa espressione per descrivere la scoperta da parte del protagonista che gli alluci della sua ragazza sono orribili e disgustosi?) che si insinuerà tra le pagine, influenzando in maniera subdola l'intero andamento della storia. Che non è tutta qui, sia ben chiaro. Ambientata nel casale di una zia un po' particolare, il lettore farà la conoscenza di personaggi strani, quasi grotteschi e assisterà a eventi inquietanti. Il tutto narrato senza troppi fronzoli, con una bella prosa diretta, asciutta che dà piacere al lettore. Durante la lettura ho avuto l'impressione di un grande lavoro di cesellatura delle frasi, delle parole. Formaggi è uno scrittore attento, minuzioso. La sua non appare una prosa spontanea (sia ringraziato il cielo!) ma ben studiata, ponderata in ogni elemento. Quasi perfetta. Si comprende che dietro quelle pagine c'è stato un lavoro continuo il cui risultato è davvero encomiabile.
Il casale non dà scampo: l'autore ci ha saputo fare sia coi contenuti che con la forma.  E mi rendo conto di aver detto troppo poco, maledizione, ma come si fa? Non posso star qui a parlare tutta la sera del Casale. Meglio leggerlo direttamente ;)
Edizione Neri Pozza. 240 pagine. €16,50  3,5 stelline



Argento vivo di Marco Malvaldi
Ma mille grazie alla Sellerio perché pubblica Malvaldi. Mille grazie a Malvaldi perché scrive queste storie. Mille grazie alla moglie di Malvaldi perché le storie che lui scrive lei le ha pensate prima di lui e gliele ha proposte. Mille grazie al caso che ci mette lo zampino e crea le occasioni giuste per permettere a storie del genere di venir fuori.
Finiti i ringraziamenti, dovrei passare a parlarvi del libro.
A spiegarvi perché questo romanzo è una genialata travestita da simpatica storiella. A URLARVI che Argento vivo dovete leggerlo perché l'autore, mentre racconta, gioca con i lettori e mica possiamo lasciarlo da solo a giocare?
Malvaldi ha pensato - o sua moglie ha pensato, ma fingiamo siano un'unica persona :) - una semplice storia, quella di un furto, trasformandola in una commedia degli equivoci, regalandole un andamento da pièce teatrale. Ha immaginato diversi gruppi di personaggi, ogni gruppo relegato nella propria scena ma collegato agli altri attraverso un sistema di intreccio che ha del magistrale.
C'è uno scrittore un po' in crisi e la sua editor dedita solo a pubblicizzarlo.
C'è un lit-blogger che rischia di perdere un lavoro che non l'appassiona.
C'è un gruppetto mal assortito di ladri che organizza furti in casa.
E c'è una poliziotta che tenta di fare il suo lavoro, mai apprezzato quanto si dovrebbe.
Prendiamo i personaggi, mischiamoli, facciamoli interagire o magari separiamoli e facciamoli sfiorare tra una scena e l'altra. Diamogli dialoghi brillanti e idee inimmaginabili. Il risultato ha l'argento vivo ;)
La lettura ogni tanto può creare confusione, può obbligare il lettore a consultare lo schemino dei personaggi posto all'inizio del romanzo - come nei migliori gialli di Agatha Christie - ma ciononostante non lo si può mollare. Si ha continuamente voglia di ridere e sorridere grazie alle parole dei suoi strampalati personaggi, si ha voglia di capire fino a dove l'autore riuscirà a spingersi senza ingarbugliare tutto e come farà poi a riannodare tutti i fili e a far tornare tutti i conti.
Non saranno i simpatici vecchietti del BarLume di cui si ha continuamente nostalgia, è vero, ma ci si diverte alla grande. E per troppo poco tempo. Di Malvaldi non se ne ha mai abbastanza. Magari ce ne fossero di più, di scrittori come lui!
Edizioni Sellerio. 288 pagine. €14,00. 4 stelline



Il bordo vertiginoso delle cose di Gianrico Carofiglio
Se avessi dovuto parlare di questo romanzo nel momento in cui ho finito di leggerlo, mi sarei sentita spaesata. Mi sarei guardata in giro sperando che qualcuno mi potesse suggerire le parole, la risposta giusta a semplici domande come "Ti è piaciuto?" oppure "Com'è?".
Com'è questo bordo vertiginoso delle cose?
È un romanzo che ti lascia stordita. Dopo, però. Mentre lo leggi, sei tutta concentrata ad assorbire ogni parola che Carofiglio mette giù, parole che rotolano veloci una dopo l'altra, formando capitoli che alternano la narrazione in prima persona  all'ostica narrazione in seconda. Quel Tu narrante proprio non riesco a digerirlo, non riesco a comprenderlo eppure lo sento così adatto, così azzeccato per quel momento presente. L'ho vissuto come un modo perfetto per prendere le distanze da ciò che si è, laddove l'io è un modo per avvicinarsi a ciò che si è stati. Forse non erano queste le intenzioni dell'autore, ma io ho vissuto quest'alternanza così. Un uomo, uno scrittore che non riesce più a scrivere per sé e che è diventato ghost writer per altra gente, torna sui luoghi della sua adolescenza, lì dove tutto è iniziato: la voglia di scrivere, di cambiare, di amare. C'è una trama, c'è una storia ben delineata e dei personaggi e delle azioni... eppure si arriva velocemente alla fine e sembra di non aver nulla tra le mani. La sensazione è quella che manchi qualche pagina, che manchi qualche centinaio di pagine perché si è letto troppo poco e quel poco proprio non basta. La convinzione è quella di essersi persi qualche pezzo. Forse l'autore ha voluto lasciare noi lettori su un bordo vertiginoso.
Si esce dalla lettura frastornati e nostalgici. Con tante, troppe, domande e quasi nessuna risposta. Con la decisione di scovare l'autore e chiedergli perché ha scritto questo libro, cosa vuole che io capisca. Perché me l'ha fatto leggere?
Chissà. Ma nonostante la sensazione di smarrimento e confusione, possibile che ci si ritrovi ad amare comunque questo libro? A sentirlo proprio? Ad amare le sue mancanze?
È così, e spero un giorno di sapermi spiegare il perché.
(Sarà l'amore mai sopito per l'avvocato Guerrieri a farmi parlare? sarà che l'ho intravisto anche tra queste pagine? chissà...)
Edizioni Rizzoli. 320 pagine. €18,50. 3,5 stelline




Il 49esimo stato di Stefano Amato
Devo ammettere che questo romanzo non mi ha entusiasmata come pensavo avrebbe fatto. Eppure aveva dalla sua tre elementi positivi:
- l'autore è un simpaticissimo libraio che ha fatto della sua professione occasione per esilaranti post del suo blog L'apprendista libraio. L'ho sempre seguito e mi ha sempre divertita, ma tanto;
- la trama è davvero originale e non passa inosservata: "Con l’appoggio della mafia, la Sicilia viene annessa nel secondo dopoguerra agli Stati Uniti, diventando un avamposto strategico con cui gli americani controllano la minaccia comunista nel resto della penisola e in Europa. Il romanzo narra le vicende tragicomiche di un gruppo di giovani di questi stralunati anni Settanta, Jeff, Harry, George e Lucky, che sognano di sfondare nella scena musicale punk internazionale grazie alla collocazione geopolitica dell'isola.";
- il libro fa parte del progetto Indies. Un  progetto interessante e intelligente. 
Insomma, i presupposti c'erano tutti. E non dimentichiamo la cover: anche lei ha fatto il suo sporco lavoro nel convincermi. 
Detto ciò, il romanzo non mi ha convinta. Mi ha stancata. L'ho trovato troppo lungo e ripetitivo. Fin troppo incentrato sulle vicissitudini dei quattro amici e troppo poco concentrato sull'ambientazione, pezzo forte della storia. Non che questa sia assente, sia chiaro, ma l'ho sentita debole. Così come ho trovato poco interessante la storia dei ragazzi e della loro band.
Devo però ammettere che le mie remore sono personalissime e non obiettive. Non riesco a trovare particolari pecche nel romanzo, difetti che renderebbero il romanzo discutibile.
No, credo sia un romanzo di buon livello ma non nelle mie corde. Probabilmente a causa delle alte aspettative che avevo. Fosse solo per l'ironia che ho riscontrato nell'idea generale della storia ma non tra le pagine. Un peccato avere un dono del genere e non sfruttarlo in questo ambito.
In breve: un romanzo da provare e da ammirare per l'originalità. Tutto qui. 
Edizioni Feltrinelli - Transeuropa. 230 pagine. €14,00. 2,5 stelline




Una carrozza per Winchester di Giovanna Zucca
Oddio quanto ho odiato questo libro. E quanto mi ha annoiata. Ma proprio troppo. Oltre il livello consentito a un libro. E quanto ho trovato stonati i dialoghi, e l'atmosfera. E i personaggi. Insomma, se la Zucca voleva ricreare atmosfere ottocentesche, ricalcando i romanzi austeniani, non penso che ci sia riuscita minimamente. Perché se tali romanzi avessero i suoi ritmi e il suo stile, me ne sarei tenuta lontana per tutta la vita.
Eppure il romanzo si presentava così bene. E invece no, no e no. Quando un romanzo mi annoia alla follia non posso manco perdermi in troppi perché e per come. Bocciato, con dispiacere, ma bocciato. 
Fazi Editore. 200 pagine. €16,50. 1 stellina



Marina Bellezza di Silvia Avallone
Proprio non sapevo cosa aspettarmi da questo romanzo. Acciaio mi era piaciuto, l'avevo trovato vero, vivo e forte nonostante la negatività che portava con sé. Però mi aveva anche dato qualche pugno nello stomaco, che non è mai bello ricevere. Mi chiedevo perciò se per Marina Bellezza avrei dovuto aspettarmi la stessa dose di sofferenza oltre al piacere. A fine lettura posso dire che sì, schiaffi e carezze il lettore li prende anche qui, ma li accetta perché capisce che fanno parte del gioco, fanno parte della vita. Marina Bellezza, così come era stato Acciaio all'epoca, ha dentro di sé la vita. La vita di due ragazzi, Marina e Andrea, che cercano di trovare la loro risposta alle imposizioni del mondo, adattandosi e approfittandone o sfuggendogli e fregandolo. Marina e Andrea: forza e debolezza, determinazione e confusione, amore e odio, voglia di vincere e resa. Due facce della stessa medaglia, due modi di affrontare un mondo, un'Italia che non sembra avere posto per loro. Il romanzo parla di una grande storia d'amore, un amore che attraversa tutte le pagine ma non è mai il protagonista assoluto. Un amore che non riesce ad avere la vita che merita, perché in Italia è difficile anche quello, per due giovani che hanno voglia e bisogno di lavorare. Si assiste impotenti alla storia dei due protagonisti, ci si arrabbia e quasi si arriva a odiare il loro egoismo e la loro testardaggine che li porta verso scelte assurde, ci si identifica nell'uno o nell'altro e ci si rende conto che l'autrice ci ha coinvolti e gettati nella storia senza che ce ne accorgessimo.
E poi, al di là della storia, si è attirati dall'attenzione per i luoghi in cui questa si svolge. O, più che attenzione, l'affetto che l'autrice ha per quei luoghi. Si sente l'attaccamento a quella terra, nonostante la poca accoglienza che essa riserva a chi vuole continuare a vivere e restarci.
E ancora, quel che mi stupisce della Avallone è che, seppure la sua prosa non sarà magistrale, seppure il suo stile non è di quelli che mi lasciano a bocca aperta e mi mettono i brividi, riesce ad andare a segno e a farmi apprezzare il tutto, senza storcere il naso come mi accade sempre più spesso con le giovani autrici italiane contemporanee.
In poche confuse parole: ho apprezzato tanto Marina Bellezza per ciò che è e per ciò che non è. E l'ho apprezzato nonostante difetti e mancanze. E lo consiglio, lo presto, invito i lettori ad andare agli incontri che l'autrice sta tenendo in giro per l'Italia: le sue parole vi sapranno colpire prima e meglio delle mie.
Edizioni Rizzoli. 528 pagine. 18,50. 3,5 stelline



Atletico Minaccia Football Club di Marco Marsullo
«La seconda regola del calcio secondo Cascione è: non esistono partite amichevoli, solo partite da vincere. Il fair play è un'invenzione dei Testimoni di Geova
Sarà che me l'ha suggerito mio fratello e, nonostante io sia sempre restia ad accogliere i suoi suggerimenti, poi non me ne pento mai, anzi. Sarà che l'autore è di una simpatia unica e proprio non me l'aspettavo (non che pensassi che fosse antipatico, eh, solo non così simpatico e divertente). Sarà che un romanzo del genere, con un titolo del genere, con una copertina del genere non l'avrei mai degnato di mezzo sguardo in libreria. Sarà che la storia è esilarante, è napoletana, è il giusto antidoto per un momento no. E sarà che Marsullo è giovane, è un esordiente e non se la tira.
Sarà sarà sarà: io, Atletico Minaccia Football Club, l'ho adorato. Quasi idolatrato. Mi ha fatto scoppiare a ridere, ma ridere di cuore, all'improvviso. Non me le aspettavo le risate e invece sono arrivate senza annunciarsi prima. Un secondo leggi un rigo, un secondo dopo non hai più il fiato per il troppo ridere. E poi le trovate geniali, quelle trovate che, perdonate il momento campanilistico, ma solo a un napoletano possono venire in mente. Trovate geniali su di uno pseudocampo di calcio, per organizzare uno pseudocampionato con pseudogiocatori. Non pensavo mi sarei appassionata a un romanzo che parla di calcio con annessi e connessi. Mio padre si era detto sicuro che non mi sarebbe piaciuto, conoscendo la mia avversione ai campionati, alle partite in casa, ai derby e ai fuorigioco (ma sì, il calcio per me sono parole a caso senza senso né connessione logica). E invece.
E invece Marsullo mi ha fatta appassionare a qualcosa che non mi appassiona. Mi ha attaccata alle pagine tanto da desiderare di volerne ancora, magari di ricominciare daccapo per rivivere quelle gag, quelle battute, quelle trovate. Mi ha fatto sperare che Vanni Cascione possa essere protagonista non solo di questo ma di una serie di romanzi. E magari non solo lui. Caro Marco, mi sembra quasi di conoscerti, grazie per avermi intrattenuta in questo simpaticissimo modo. Sei uno spasso, scrivi ancora!
Edizioni Einaudi. 224 pagine. €17,00. 4 stelline



Inutile Tentare Imprigionare Sogni Cristiano Cavina
Questo romanzo di Cavina, per me il primo letto di quest'autore, mi ha convinta che mi manchi un pezzo. Un pezzo della sua storia, della sua bibliografia, un pezzo importante di lui. Perché il romanzo si è fatto leggere, si è fatto apprezzare, ha sicuramente dalla sua gli aspetti positivi tipici di un romanzo ben scritto, originale, ben strutturato e pure abbastanza coinvolgente. Eppure non mi ha presa come pensavo. La lettura è stata piacevole ma con riserva. Come se quei personaggi e quelle scene dovessero dirmi di più, ma io non sono riuscita a capire cosa. E allora ho pensato che per apprezzarli a dovere avrei dovuto leggere i suoi libri precedenti. Cominciare a entrare nel mondo Cavina, dargli la possibilità di farsi conoscere per bene e quindi apprezzare maggiormente. Credo che l'autore sia uno di quelli con cui non si ingrana immediatamente. Ha bisogno di tempo e di pagine. Cosa che per uno scrittore non è sicuramente positiva, visto che spesso se il lettore non viene colpito nello spazio di un solo romanzo, allora abbandona e passa al prossimo. Ma nel suo Baldo Creonti e la sua esperienza scolastica, nel mitico personaggio della madre, nella figura di quei terribili professori: in ogni momento si intuisce che c'è qualcosa di vero e profondo. Qualcosa di più di quel che si sta leggendo.
Perciò se siete già dei fan di Cavina (e volete pure suggerirmi qualche titolo...) allora sicuramente apprezzerete questa lettura più di me che sono al mio primo appuntamento con l'autore. Se come me non l'avete ancora incontrato, io forse consiglierei di andare indietro nel tempo e iniziare dai suoi primi romanzi, o magari dai suoi romanzi migliori. O forse di non leggerne solo uno, ma di provarne due o tre insieme, per capirlo meglio. 
Edizioni Marcos y Marcos. 224 pagine. €16,00. 3 stelline



15 commenti:

  1. Bentornata, Sonia! :) Bellissimo post. Allora, mi piacciono tanti dei libri di cui hai parlato: quello della Avallone, Inutile tentare di imprigionare i sogni ed Il Casale. Tutti in WL ;)

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    1. Mik, ti deve piacere pure Malvaldi sennò ti picchio. E pure Marsullo. e poi ti lascio andare :)

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  2. Bentornatissima!
    E grazie per la carrellata!
    Io e il calcio siamo due mondi moooolto lontani, ma mi sa che Marsullo...

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    1. Anche io e il calcio, nonostante padre, fratello e marito e amici e compagni tutti col cuore azzurro. Ma Marsullo... Marsullo è un mito, ti piacerebbe, lo adoreresti!

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  3. Vorrei leggere metà dei libri che hai presentato!!
    La scrittura ha bisogno di tempo: stai tranquila, noi ti aspetteremo.

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    1. Grazie, Marina! Questi libri meritano davvero tanto (tranne qualcuno...)

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  4. Bellissimo post con tanti libri che vanno a finire nella WL. MI hanno interessato: Il casale, Marina Bellezza, Argento vivo, Il bordo vertiginoso delle cose.

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    1. Sì, dai, vi faccio aumentare la wish di 4 libri alla volta ;)

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  5. Bellissimo post!!!!
    Mi incuriosiscono i primi tre e Marina Bellezza!!!

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  6. Io ne voglio leggere 6 su 8 quindi batto tutti! Li conoscevo già tutti perché ti avevo chiesto pareri in privato ma mi è tanto piaciuto leggere i tuoi pensieri qui!

    "Milioni di milioni" mi è piaciuto DA MORIRE per cui direi che Malvaldi è al primo posto. Per fortuna ho molti titoli da recuperare! Felice me ^^

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  7. perfino io che non leggo praticamente mai autori italiani (a parte Malvaldi, lui lo leggo!! ;) )mi sono segnata qualche titolo... deleterissimo (si dice?) per la wish list e il portafolgio! ^_^

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    1. Se non si dice lo diciamo lo stesso, che sta parola è troppo adatta per questa occasione per non essere usata :)
      Io fino all'anno scorso leggevo praticamente zero italiani. Cioè, ne leggevo anche, ma in quantità minime. Quest'anno ho deciso di dargli tutte le possibilità del mondo e il risultato è più che soddisfacente!

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  8. Che bello leggere un tuo nuovo post, Sonia! :D

    Per "Il casale" condivido al 100% le prime frasi che hai scritto! Ero già curiosa di leggerlo, la tua opinione positiva è un'ulteriore conferma.

    Malvaldi è uno di quegli autori che non ho ancora letto e che mi riprometto di recuperare ogni volta che sento parlare di loro. Questo "Argento vivo", poi, sta piacendo a tutti :D

    Il libro di Amato mi incuriosisce tantissimo (anche per la copertina, come hai scritto tu). Mi spiace che non ti abbia entusiasmato. Io penso proverò a leggerlo comunque, anche perché vorrei vedere i risultati del progetto Indies (e oltre a questo prenderò sicuramente anche quello di Dulce Maria Cardoso, pubblicato in collaborazione con la Voland). Incrocio le dita :)

    Al libro di Marsullo avevo dato un'occhiata in libreria, di sfuggita, perché il titolo e la copertina mi avevano strappato un sorriso. Proverò ad osservarlo più approfonditamente la prossima volta, ho bisogno di un libro divertente :D

    Mi ripeto: è bello leggerti di nuovo. :) <3

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