mercoledì 30 gennaio 2013

Audrey d'Inchiostro: Audrey Gli anni '60

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Sono mesi che penso di dare inizio a questa rubrica ma ogni volta c'è qualcosa mi blocca. 
Che siano fattori esterni o personali, sono sempre indecisa sul da farsi. 
Ora è arrivato il momento di confessare.
Ho una smodata passione per Audrey Hepburn. Quando mi ritrovo a fare questa rivelazione, penso sempre che la giusta replica alle mie parole debba essere: e chi non ce l'ha?
Amare Audrey Hepburn mi vien facile come leggere: la cerco ovunque, sfoglio sognante le immagini, che siano reali o virtuali, mi perdo nei ricordi dei suoi  film come se fossero sogni a occhi aperti.
E' iniziato tutto tant(issim)i anni orsono. Non saprei (né vorrei) dire quanti ne siano trascorsi esattamente, ma azzarderei tra i 25 e i 30. 
Ero piccola e in televisione davano Vacanze Romane
Ero davvero piccola e quello mi sembrò il film più bello del mondo. Non esisteva ancora il videoregistratore (o forse ancora non era arrivato in tutte le case), né altri mezzi che consentissero di ripetere l'esperienza vissuta guardando quello spettacolo. Una volta che le parole The End apparivano sullo schermo, bisognava andare di ricordi, rassegnandosi ad accettare che prima o poi quelle immagini sarebbero sfumate e che per riprenderle toccava sperare che l'anno successivo il film venisse programmato nuovamente in tv. Tempi duri. Se ci penso oggi, non mi sembra vero aver vissuto un'infanzia e un'adolescenza senza la tecnologia odierna. Ma questa è un'altra storia. 
Vacanze Romane, vi dicevo. Ma voi l'avete visto? Una meravigliosa Audrey e un affascinante Gregory Peck sullo sfondo della città eterna. Un sogno. Una favola.
Quello è il momento in cui è nato il mio amore per l'attrice. Molti anni dopo ho iniziato a collezionare libri su di lei. Da qui l'idea di Audrey D'inchiostro
Non vi so dire con che cadenza pubblicherò la rubrica, sicuramente seguirà i ritmi del mio umore, perciò perdonatemi da subito. 
Ogni tanto vi basterà cliccare sull'immagine che troverete alla vostra destra, per vedere se c'è qualche novità.

Audrey
Gli anni '60
a cura di David Wills e Stephen Schmidt

Contenuto:
Chi è Audrey?
Un’icona senza tempo di bellezza, eleganza, grazia, intelligenza, sensibilità. Dopo aver affascinato il pubblico negli anni Cinquanta con la sua personalità fresca e ingenua, nel decennio del suo massimo splendore Audrey si trasforma in una diva sofisticata e in un’inarrivabile trend setter.
Il curatore, David Wills, ha creato una delle raccolte di immagini più esclusive della diva e ha selezionato per questo volume ritratti di fotografi come Richard Avedon, Cecil Beaton, Douglas Kirkland, William Klein, Terry O’Neill. Fra le perle del libro, fotografie rare e inedite ottenute direttamente dai negativi originali, scatti rubati sui set di Colazione da Tiffany, Sciarada, My Fair Lady, Come rubare un milione di dollari e vivere felici e immagini di photo session di moda comparse prima d’ora soltanto su “Vogue”. Accanto alle immagini, riflessioni di amici, fotografi, stilisti, attori e della stessa Audrey.

Il curatore: 
David Wills è un curatore di libri fotografici e archivista. È responsabile di uno dei più grandi archivi di negativi originali e fotocolor del mondo. Ha fornito i materiali per numerosi musei e pubblicazioni, collaborando fra gli altri con il MoMA e il Metropolitan Museum of Art di New York. Nel 2011 ha curato il volume Marilyn Monroe: Metamorfosi, pubblicato in Italia da Rizzoli.

"Non c'è donna al mondo
 che non desideri somigliare a Audrey Hepburn"
Hubert de Givenchy

"Da bambina mi hanno insegnato che era maleducazione richiamare l'attenzione su di sé, e mi dicevano che non dovevo dare spettacolo, mai... e oggi mi guadagno da vivere proprio così"
Audrey Hepburn


Fermatevi un attimo e provate a elencare i sinonimi di meraviglioso: saranno tutti perfettamente adatti alla descrizione di questo libro. Il primo meraviglioso volume con cui inaugurerò questa rubrica è l'ultimo arrivo sui miei scaffali: Audrey Gli anni '60.
Un cartonato di 23x29 cm, di quelli che che riempiono un abbraccio. Una copertina che non reca la solita immagine di una Audrey-Holly Golightly (che appare invece sulla quarta) ma una posa dal set di Come rubare un milione di dollari e vivere felici.

"In una scena del film dovevamo baciarci, e Audrey era piuttosto alta. 
Mi guardò con un sorriso e disse: Mi toglierò le scarpe. Ribattei: Oh, come ti adoro. Si tolse le scarpe e interpretò la scena." 
Eli Wallach, 
coprotagonista di Come rubare un milione di dollari e vivere felici, 1966


All'interno: 13 interessantissime pagine introduttive a cura di David Wills e poi lo spettacolo ha inizio. Seguono 250 pagine di foto a tutta pagina, di scatti tra i più esclusivi, affiancati dalle testimonianze di coloro che hanno lavorato o vissuto o condiviso affetti con la diva. Riflessioni, ricordi, aneddoti di Audrey e su Audrey. Si sfogliano le pagine, ci si sofferma sulle immagini più incantevoli, ci si riempie gli occhi di quella eleganza, si rabbrividisce nel leggere quelle parole. Ci si dimentica di avere tra le mani un libro e ci sembra di andare a spasso tra le sale di una mostra fotografica: restiamo senza parole, a parte troppi oh di stupore, vorremmo quasi prendere il nostro cellulare e fotografare le immagini che ci colpiscono di più. O magari farci fotografare accanto a quelle foto, quasi fossero a grandezza naturale.



"La prima volta che vidi Audrey Hepburn fu in Vacanze Romane. Poche prime volte in vita mia mi hanno scosso altrettanto: la prima volta in cui ho visto Fred Astaire o Marlon Brando. Mi fu subito chiaro che sarebbe entrata a far parte di quel gruppo ristretto di artisti".
Stanley Donen, 
regista di Sciarada, 1963




Il libro si sofferma solo sui film e gli eventi degli anni '60. Del mio adorato Vacanze romane non c'è traccia, essendo stato girato nel 1953, ma non ne ho sentito troppo la mancanza. Gli anni '60 sono gli anni d'oro di Audrey, gli anni in cui diventa una vera e propria icona di stile, fascino, eleganza. Gli anni in cui non sbaglia un colpo, e ogni suo film è un successo. Qui sopra la vediamo durante le riprese del film Sciarada, un'altra pellicola di cui innamorarsi e da guardare ripetutamente. Thriller, ironia e amore si mescolano e danno vita a un film unico, grazie ovviamente a due attori del calibro della Hepburn e Grant.
Sono gli anni in cui Givenchy trova in lei tutto ciò che una sua modella deve avere. E sono soprattutto gli anni dell'indimenticabile Colazione da Tiffany.





"Per lei, tutto ciò che era vistoso non era davvero glamour né chic. Non ostentava."
John Loring,
direttore emerito del design, Tiffany & Co

"Audrey avrebbe potuto fare la stilista: aveva un gusto impeccabile"
Edith Head, costumista



Non ho potuto mostrarvi molto, lo so. So anche che ammirare le immagini nel formato blog non ha quel magico effetto che si ottiene sfogliandole direttamente. Se in libreria lo trovate, non vi fate spaventare dalla mole o dal peso: prendetelo, cercatevi una poltroncina, dedicategli un po' di tempo.
Troverete aneddoti che non ho avuto modo di trascrivere, foto che vi abbaglieranno, colori che vi rallegreranno.
Chissà che non ne restiate incantati quanto me, chissà che non decidiate anche voi di collezionare i volumi su di lei.
Buona visione!



"Due per la strada è una celebrazione dello stile Mod e dimostra che non c'è nulla che Audrey Hepburn non possa indossare alla perfezione. Passa dai tradizionali ensemble Givenchy Chic dei film precedenti a un look più giovanile e di tendenza. Nei panni di Joanna, brilla in classici capi sportivi e interpreta le tendenze del 1966-67 (...). Le sta tutto benissimo: la sua figura asciutta da ballerina è un sogno per qualsiasi stilista"
Trina Turk, stilista





Titolo: Audrey. Gli anni '60
Titolo originale: Audrey. The 60s
Autore: David Wills & Stephen Schmidt
Traduttore: Ilaria Katerinov
Editore: Rizzoli
Pagine: 288
Isbn: 9788817061414
Prezzo: €35,00
Valutazione: 5 stelline
Data di pubblicazione: 21 novembre 2012

martedì 29 gennaio 2013

Recensione: L'ultima fuggitiva di Tracy Chevalier

The Last Runaway


Trama: È il 1850 quando Honor e Grace Bright si imbarcano sull'Adventurer, un grande veliero in partenza dal porto inglese di Bristol per l'America. L'aria smarrita di chi non è avvezza ai viaggi, il bel volto offuscato dal mal di mare, Honor Bright sa che non rivedrà mai più Bridport, il paese in cui è nata, nell'istante in cui la nave si allontana dalle verdi colline del Dorset. Troppo grande è il mare e troppo lontano è Faithwell, il villaggio dell'Ohio in cui Adam Cox, un uomo anziano e piuttosto noioso, attende sua sorella per prenderla in sposa. L'irrequieta Grace ha allacciato una corrispondenza epistolare con lui, culminata poi con la proposta di matrimonio, con l'intento di lasciarsi alle spalle l'angusta vita della piccola comunità di quaccheri in cui è cresciuta e abbracciare così nuove avventure. Honor Bright non condivide lo spirito temerario di Grace, ma Samuel, il suo promesso sposo, ha rotto il fidanzamento e la prospettiva di vivere in mezzo all'altrui compassione l'ha spinta a seguire la sorella al di là del mare. Una volta giunte in Ohio, tuttavia, a un passo da Faithwell, Grace si ammala di febbre gialla e, tra le misere mura di un albergo, muore. Honor Bright si ritrova così sola in una nazione enorme ed estranea, divisa da un immenso oceano dall'amato Dorset. Non le resta perciò che Adam Cox come unica ancora di salvezza. A Faithwell, tuttavia, viene accolta con freddezza dall'uomo e dalla cognata vedova. Nel paese, poi ̶ una fila di edifici ai bordi di una strada sconnessa, con una drogheria, una bottega e alcune fattorie nella campagna circostante ̶ le persone sono amichevoli, ma con una schiettezza che rasenta la brutalità. A turbare l'equilibrio di Honor non è, però, la vita sociale di Faithwell, ma qualcosa di più grande che riguarda l'America della metà del XIX secolo, il Paese in cui i neri sono ancora ridotti in schiavitù. Il villaggio si trova, infatti, nei pressi di un crocevia dove si accalcano i coloni diretti a ovest in cerca di terra da coltivare, gli schiavi in fuga verso nord e i cacciatori di schiavi pagati dai proprietari di piantagione per riportare indietro i fuggitivi. Tra questi Donovan, un uomo sfrontato e attraente, con gli occhi di un castano chiaro che spiccano nel viso squadrato e una durezza senza pari nello sguardo. Per non venir meno ai saldi principi di rettitudine cui è stata educata in Inghilterra, Honor decide di aiutare gli schiavi in fuga. Comincia di nascosto a offrire loro acqua e cibo e, in qualche caso, riparo. Sarà, tuttavia, abbastanza guardinga da non tradirsi? E, soprattutto, saprà resistere alla tentazione più grande? Quella di cedere a un uomo i cui principi detesta, ma che è l'unico in grado di rimescolarle il sangue nelle vene? Romanzo che conduce il lettore nel cuore dell'America schiavista, dove i grandi temi della crudeltà e dell'eroismo, dell'onore e della passione, della viltà e del coraggio trovano un fertile terreno, L'ultima fuggitiva è una splendida conferma del talento dell'autrice della Ragazza con l'orecchino di perla

L'autrice:
Tracy Chevalier è nata a Washington. Nel 1984 si è trasferita in Inghilterra, dove ha lavorato a lungo come editor. Il suo primo romanzo è La Vergine azzurra (Neri Pozza, 2005). Con La ragazza con l'orecchino di perla (Neri Pozza, 2000) ha ottenuto, nei numerosi paesi in cui il libro è apparso, un grandissimo successo di pubblico e di critica. Bestseller internazionali sono stati anche i suoi romanzi successivi: Quando cadono gli angeli (Neri Pozza, 2002), La dama e l'unicorno (Neri Pozza, 2003) e L'innocenza (Neri Pozza 2007).
Sito dell'autrice: www.tchevalier.com/


Recensione:
Il mio primo e unico incontro con la Chevalier fu più di dieci anni fa, quando scrisse quel capolavoro de La ragazza con l'orecchino di perla che mi incantò e trasportò in pagine piene di poesia e di storia. A distanza di anni, sono oggi qui a chiedermi perché non ho rinnovato quell'incontro. Perché non mi sono persa nella Francia cinquecentesca de La vergine azzurra o nella Bruxelles quattrocentesca de La dama e l'unicorno, o perché non mi sia accostata alla vita di William Blake ne L'innocenza. Purtroppo non c'è una risposta accettabile a questa mia mancanza, ma solo un memorandum: procurarmi i suddetti romanzi al più presto.
L'ultima fuggitiva mi ha travolta, mi ha fatto ricordare quanto si possa amare una scrittrice per il suo stile, per la sua bravura, per la sua intelligenza e per i contenuti dei suoi romanzi: mi ha fatto sentire una lettrice che merita di leggere bei romanzi, e non solo quei prodotti commerciali cui ormai sono assuefatta.
La Chevalier ci fa conoscere Honor, la sua protagonista, e la sua decisione di intraprendere il lungo viaggio che da Dorset, Inghilterra, la porterà in America. Siamo a metà '8oo, l'unico modo possibile per coprire quella lunga distanza è navigare per un periodo di tempo che sembra infinito. Honor deve farlo, se vuol lasciarsi alle spalle per sempre l'umiliazione subita: il suo fidanzato l'ha lasciata per sposare un'altra.
Honor inizia il romanzo con la fuga. Fuggire le appare l'unica risposta quando la vita non le si presenta come dovrebbe. Comincia fuggendo dal passato, si rifugia nel matrimonio come fuga da una situazione scomoda, aiuta gli altri a fuggire ma non smette, riprende a scappare anche lei, ma lo fa senza mai nascondersi. Come se il semplice atto della fuga bastasse a darle nuova forza, nuova dignità. La storia di Honor si intreccia alla vita dei Quaccheri, la comunità da cui la ragazza proviene, e incrocia il cammino di uomini che cercano una libertà che è loro proibita a causa di quella pelle il cui colore li rende schiavi. Intorno a Honor, una serie di personaggi che sembrano entrare in scena con la forza di attori navigati: l'affascinante ma pericoloso Donovan, la sfrontata Belle dai cappelli alla moda, la coraggiosa signora Reed, un troppo silenzioso e quasi vigliacco Adam Cox, un futuro marito che si svela poco alla volta, una suocera prepotente.
Un romanzo storico, un romanzo di cambiamento e di maturazione. Una storia che insegna la necessità di ricominciare daccapo, di fuggire non solo per scappare ma piuttosto per inseguire un sogno. Una nuova vita, la libertà, un nuovo mondo. Il sogno americano.



Titolo: L'ultima fuggitiva
Titolo originale: The Last Runaway
Autore: Tracy Chevalier
Traduttore: Massimo Ortelio
Editore: Neri Pozza
Pagine: 320
Isbn: 9788854506787
Prezzo: €18,00
Data di pubblicazione: 10 gennaio 2013
Valutazione: 4,5 stelline

martedì 22 gennaio 2013

YA-Ink: Tre seguiti per tre saghe

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Per il post di oggi ho scelto, tra i miliardi di libri letti negli ultimi mesi e che poco alla volta riuscirò a recensire, tre romanzi di altrettante saghe fantasy young adult. Si tratta di tre secondi volumi, quindi di tre letture molto rischiose. Ogni volta che comincio una saga, che sia una semplice trilogia o qualcosa di più consistente, arrivata al secondo volume arriva la delusione. E' così complicato riuscire a tenere alta l'attenzione del lettore anche nei seguiti? Così impossibile chiedere una storia che non sia semplicemente un pallido seguito del volume precedente e un noioso trait-d'union tra il primo e il successivo? Bé, io mi son resa conto che questi seguiti mi stanno facendo impazzire. Mi irritano, mi vien voglia di liberarmene il prima possibile. Non è così per tutte la saghe, ma ben poche riescono a mantenere viva la mia attenzione. 
Qui sotto troverete la mia esperienza negativa con una ragazza alle prese con la sua natura di licantropo, una protagonista che deve accettare il fatto di essere l'unico angelo senza ali, e l'ultima, una sirena, che ha scelto la vita sulla terra anziché in mare. Non starò qui a elencare eventuali paragoni e similitudini tra le varie storie, non perché non ce ne siano, ma perché peccherei di mancanza di originalità. Si sa, il canovaccio è quello. C'è chi sceglie di seguirlo pedissequamente e chi riesce a personalizzarlo. Ma pare che nessuno voglia abbandonarlo del tutto.


Lost Grace
di Bree Despain
Trama: A volte solo la morte può ridare la vita. E salvare un amore che sembrava impossibile. Lo sa bene Grace Divine che, in una notte di luna piena, ha compiuto il più crudele dei sacrifici: pur di salvare Daniel, di cui è disperatamente innamorata, ha rinunciato per sempre all'affetto del fratello Jude e ha condannato la propria anima alle fiamme della dannazione eterna. Ora dentro di lei si nasconde un mostro. Silenzioso, crudele e assetato di sangue. Un mostro pronto a risvegliarsi in qualunque momento. Ma Grace è decisa a non arrendersi. Vuole ritrovare la serenità perdendosi negli occhi scuri di Daniel e vivere finalmente quell'amore per cui ha sacrificato se stessa. Una notte, però, mentre Grace e Daniel stanno guardando le stelle cadenti, dimentichi di tutto e tutti, accade qualcosa che turba la tranquillità appena conquistata: Grace riceve un'inquietante telefonata. È Jude che, con voce concitata, la avvisa di un imminente pericolo e la esorta a non fidarsi più di nessuno. Nemmeno di Daniel. Ed è forse per paura o per i misteriosi giochi del destino che Grace stringe amicizia con Talbot, un ragazzo dal fascino enigmatico arrivato in città da poco, che sembra sapere tutto di lei e della maledizione che pesa sulla sua anima. E mentre il sentimento tra i due si trasforma in qualcosa di più, Grace sente il proprio cuore vacillare. Daniel è sempre più lontano, e il mostro addormentato dentro di lei è sempre più vicino. Pericolosamente vicino. Secondo capitolo di una strepitosa serie fantasy, Lost Grace di Bree Despain è una travolgente storia d'amore, antiche leggende e brucianti segreti, che vi conquisterà fi no all'ultima pagina.

L'autrice:
Bree Despain ha sempre adorato raccontare storie. Ma la sua passione ha davvero preso forma durante gli anni del college, quando ha dedicato un semestre a scrivere e dirigere spettacoli teatrali per i ragazzi meno fortunati di New York e Filadelfia. Vive a Salt Lake City con il marito e i figli. Per Sperling & Kupfer ha già pubblicato Dark Divine, il primo capitolo delle avventure di Grace e Daniel. 
Sito dell'autrice: www.breedespain.com

Recensione: Se al primo volume della trilogia avevo affibbiato tre stelline e una recensione tutto sommato positiva, per questo secondo non posso assolutamente ripetermi. Dark Divine aveva dalla sua innanzitutto la freschezza della novità, e aveva trovato in me una lettrice non ancora satura di young adult come sono oggi. Pertanto leggere Lost Grace è stato, ahimè, una tortura. Perché l'ho letto? Perché speravo che la storia a un certo punto mi coinvolgesse, mi facesse ricredere o mi facesse comprendere il perché dei miei complimenti al primo volume. In Lost Grace ho trovato totale mancanza di originalità e una struttura fin troppo prevedibile. La protagonista, Grace, è alle prese con il dover accettare e adattarsi alla sua nuova natura; il suo ragazzo, Daniel, quell'amore con la A maiuscola in Dark Divine, ora preferisce allontanarsi da lei (per proteggerla? perché nasconde qualche segreto? perché gliel'ha consigliato Edward Cullen?); entra in scena un nuovo personaggio, Talbot, per creare una parvenza di triangolo amoroso (ma non ci preoccupiamo troppo, tanto si sa che l'amore con la A maiuscola vince sempre). Qualche colpo di scena e un po' di azione -  ma non dimentichiamoci anche quel po' di depressione (una famiglia distrutta, una Grace confusa) - non bastano a rendere la lettura interessante e gradevole. Se alla fine del primo volume avevo espresso un senso di ansia verso la pubblicazione del resto della saga, alla fine di Lost Grace tra uno sbadiglio e l'altro ho pensato che la saga per me può concludersi qui. Cos'altro può aver mai da dirmi la Despain di così sorprendente? Conto sul lieto fine, sul trionfo dell'Amore, sulla rinascita della famiglia e su qualche altro piccolo dettaglio che, di sicuro, non cambierà la mia vita di lettrice.

Titolo: Lost Grace
Titolo originale: Lost Saints (#2)
Autore: Bree Despain
Traduttore: E. Villa
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 352
Isbn: 978882005257
Prezzo: €17,90 
Valutazione: 2 stelline
Data di pubblicazione: 18 settembre



Devilish
di Dorotea De Spirito

Trama: Un'estate è passata da quando Vittoria ha scoperto che Guglielmo, il ragazzo che ama, è un demone. Sfidando regole e convenzioni della città degli angeli, ha deciso di difendere questo legame proibito, senza però conoscerne il prezzo. Perché Eva, il demone che ha già cercato di riportare Guglielmo nell'Averno, ha solo atteso il momento giusto per reclamare la sua preda. Adesso la città è sconvolta da eventi misteriosi, lunghe crepe spaccano la terra tremante, l'acqua delle fonti sprigiona il suo veleno e si tinge di nero, l'immagine e le parole delle anime defunte echeggiano nel silenzio delle strade. Il patto tra l'inferno e la terra è stato infranto e solo Vittoria, l'angelo senza ali, può trovare


L'autrice:
Dorotea De Spirito Ha ventuno anni. Frequenta il corso di laurea in Lettere Moderne all'università Cattolica di Milano. Con Mondadori ha già pubblicato Destinazione Tokio Hotel (2008), Angel (2009), Dream (2011).


Recensione: Questo romanzo mi ha un po' delusa, e ne sono davvero dispiaciuta. Della De Spirito tempo fa avevo letto Angel e mi ero dichiarata ottimista: all'epoca ancora ragazzina, l'autrice aveva dimostrato di saper imbastire una storia sicuramente apprezzabile, seppure non originalissima. Non eravamo ancora stati invasi dall'ondata di fantasy adolescenziali tutti uguali, per cui Angel era riuscito a colpirmi. Quando poi ho letto della stessa autrice ho letto Dream, bé, lì mi sono innamorata della storia e della capacità di Dorotea di far sognare una ultratrentenne come me. Speravo pertanto che con Devilish potesse accadere qualcosa di altrettanto magico, ma l'incanto non c'è stato. Avevo apprezzato Angel, anche se la storia non mi aveva appassionata troppo. Come sarebbe stato ritrovare gli stessi personaggi in un seguito di cui non avevo mai effettivamente sentito la necessità? Una chance ho voluto dargliela, in omaggio alle emozioni provate con Dream.
Ecco, mi son ritrovata di fronte una storia senza infamia e senza lode. Non penso sia stata una brutta lettura, né che sia stata memorabile. Una lettura d'intrattenimento per un pomeriggio altrimenti fin troppo noioso, ma che ben presto abbandonerà i miei ricordi. Devilish è un romanzo più d'azione che di sentimento (grande differenza coi romanzi del genere cui appartiene), con un ritmo abbastanza serrato che non si perde dietro melensaggini e sdolcinatezze. Se da una parte posso apprezzare la mancanza del solito amore impossibile, o delle prime difficoltà di una storia d'amore, così come la mancanza dell'ovvio scontatissimo triangolo amoroso (grazie, Dorotea, per averci risparmiato) dall'altro non posso fondare il mio apprezzamento esclusivamente sull'assenza degli stereotipi del genere cui la storia appartiene. Ci vuole ben di più, ci vuole un'idea più avvincente, dei dialoghi più interessanti, dei personaggi meglio caratterizzati. Ma quella che mi son ritrovata tra le mani è stata una storiella fin troppo veloce.
Del romanzo salvo solo le descrizioni, elemento davvero bello ed efficace. Per il resto, Devilish lo lascio nel limbo dei romanzi che non mi hanno cambiato la vita e di cui non mi ritroverò più a parlare, né nel bene né nel male.

Titolo: Devilish (#2)
Autore: Dorotea De Spirito
Editore: Mondadori - Chrysalide
Pagine: 320
Isbn: 9788804621997
Prezzo: €17,00 
Valutazione: 2 stelline
Data di pubblicazione: 9 ottobre 2012

Il destino della sirena
Tera Lynn Childs

Trama: Lily ha fatto la sua scelta: per amore di Quince, è pronta a rinunciare al trono di Thalassinia. Tuttavia la giovane principessa non vuole abbandonare per sempre né il suo popolo né il padre, e decide quindi d’impegnarsi al massimo per superare i test d’ingresso dell’università, diventare una biologa marina e aiutare, seppur da lontano, il suo regno. Un obiettivo tutt’altro che semplice da raggiungere, visto che la scuola sta per finire e che le materie da studiare sono moltissime. Forse troppe. E, come se non bastasse, a turbare le sue giornate ci pensa l’arrivo di Dosinia, la cugina pestifera, che stavolta deve proprio aver combinato qualcosa di molto grave se re Palumbo – il padre di Lily – l’ha punita con l’esilio sulla terraferma e con la revoca di tutti i poteri magici. Dosinia infatti non ci mette molto a creare guai, prima seminando zizzania tra la cugina e Quince, poi seducendo l’ingenuo Brody, il primo amore di Lily. In una disperata corsa contro il tempo, la principessa sirena dovrà così far fronte a un vortice di eventi catastrofici, che metteranno in pericolo non solo il suo futuro, ma anche – e soprattutto – il suo rapporto con l’adorato Quince…

L'autrice:
Tera Lynn Childs è nata a Minneapolis (Minnesota), ma fin da bambina ha girovagato coi genitori per gli Stati Uniti, vivendo in Colorado, Indiana, Ohio, California e Missouri. Indecisa su quale strada intraprendere nella vita, e da sempre appassionata lettrice, ha iniziato a scrivere per gioco, per poi scoprire di avere un grande talento, apprezzato da editori, librai e lettori. «Il bacio della sirena» è il suo romanzo d’esordio.
Sito dell'autrice: teralynnchilds.com

Recensione: Ecco un libro che avrei voluto non fosse stato scritto, né progettato o pensato. Mi sarebbe piaciuto se l'autrice si fosse fermata a quel primo Bacio della sirena, romanzo fresco, frizzante, vivace. Un romanzo non certamente originale, ma raccontato in maniera così allegra da perdonargli la presenza di qualsiasi stereotipo. A pochi mesi di distanza, ecco che arriva il secondo capitolo e immediatamente mi cascano le braccia. Perché? Perché dover creare una trilogia quando un solo romanzo potrebbe essere perfetto? Non è questo il luogo né il momento per rispondere alla mia disperata domanda: fatto sta che ormai le trilogie sono un must e la Childs non poteva essere da meno. Mi sono avvicinata alla lettura, quindi, con uno stato d'animo tra lo scettico e il curioso, sperando che non si verificasse il solito appiattimento da "secondo volume" di una serie. Vana speranza. L'ironia, così efficace nel primo volume, qui stenta a coinvolgere il lettore. Ci prova ma non ci riesce. La storia lascia il tempo che trova: Lily si barcamena tra la sua decisione di restare umana, il suo futuro universitario, il suo rapporto con Quince e l'arrivo della perfida cugina Dosinia, affidatale per un periodo di tempo indefinito. Toccherà a Lily farle da baby-sitter, tenerla lontana dai guai o riparare quelli commessi. A tutto ciò va poi aggiunto l'arrivo di un terzo incomodo, col pericolosissimo spauracchio del triangolo amoroso, nascosto dietro ogni angolo di ogni ya, e l'accettazione del proprio destino.
Un romanzo che tutto sommato si fa leggere, pur senza la forza e l'ironia del primo. Qualche colpo di scena viene piazzato verso la fine per cercare di renderlo più interessante, ma la trovata non ha una grande efficacia. Leggerò anche il terzo, ma non ho nessuna fretta.

Titolo: Il destino della sirena
Titolo originale: Fins are forever (#2)
Autore: Tera Lynn Childs
Traduttore: Francesca Toticchi
Editore: TRE60
Pagine: 128
Isbn: 9788867020270
Prezzo: €9,90 
Valutazione: 2,5 stelline
Data di pubblicazione:24 gennaio 2013

venerdì 18 gennaio 2013

Inchiostro in giallo: tre romanzi

Il post di oggi sarà dedicato a tre romanzi gialli, genere che assolutamente non preferisco.
Questi tre in particolare, però, mi hanno colpita più che positivamente, in quanto tutti e tre sfruttano il mistero in corso solo come pretesto per costruire ben altro. Sono tre romanzi ambientati:
- in luoghi diversi: Il dio di Gotham si volge a New York; Lo strano furto di Savile Row ha luogo a Londra; Sindrome da cuore in sospeso in Italia;
- epoche storiche diverse: seconda metà dell'ottocento per il romanzo della Faye; inizi novecento per quello di Monfrecola; età contemporanea per la Gazzola;
e con protagonisti diversissimi tra loro (non sto ad elencarveli, li scoprirete).
Tutte e tre le storie si sono meritate 4 stelline e forse qualcosa in più. Gli autori sono davvero in gamba, ciò che raccontano è appassionante e interessante.
Consigliatissimi.

Il dio di Gotham
di Lyndsaye Faye

Trama: New York, 1845. Timothy Wilde gestisce un bar e sogna di sposare la ragazza che ha sempre amato in silenzio, ma un incendio lo lascia sfigurato, senza lavoro e senza casa. Il fratello gli procura un impiego nella neonata polizia e Timothy lo accetta senza entusiasmo, anche perché la sua zona di competenza è a due passi da Five Points, il peggior quartiere della città. Una notte, durante la ronda, Timothy si imbatte in una bambina in vestaglia e coperta di sangue, che gli racconta una storia improbabile secondo la quale decine di suoi coetanei sarebbero stati uccisi e sepolti nella foresta a nord della 23ma Strada. Perplesso, Timothy decide comunque di verificare, e scopre una catena di omicidi dietro la quale sembra nascondersi un disegno crudele e onnipotente.

L'autrice:
Lyndsay Faye ha esordito nella narrativa con Dust and Shadow, un romanzo che vede Sherlock Holmes indagare sui delitti di Jack lo Squartatore. Il dio di Gotham è il suo secondo libro e il primo titolo di una nuova serie che ha per protagonista il detective Timothy Wilde. Ha alle spalle una carriera di attrice teatrale.
Sito dell'autrice: http://www.lyndsayfaye.com/

Recensione:
Comincio a parlarvi di questo romanzo partendo da un suo aspetto negativo, che è anche l'unico che ho trovato: il prezzo. Spendere ben 20€ per un libro di cui non si è mai sentito parlare prima, lo stesso dicasi per l'autrice, è decisamente azzardato. Spendere 20€ per un libro che in anobii - a distanza di due mesi dalla pubblicazione - è recensito solo da tre lettori, e uno dei tre lo recensisce con "molto... molto deludente!", è sicuramente un rischio. L'elevato prezzo è quindi il solo e grande difetto di questo romanzo: non permetterà al grande pubblico di accostarglisi ed è un peccato. Perché il romanzo merita decisamente la sua chance, così come l'autrice ne merita più di una.
Il dio di Gotham non è un semplice thriller: è un vero e proprio affresco di una New York di metà Ottocento, una città non ancora grandiosa come è oggi, una città che non sembra potrà diventare mai tale. In giro tra bassifondi e bordelli, incrociando malviventi e povera gente, confidando nella creazione della prima forza di polizia della città, la Faye non si limita a raccontarci una storia farcita di mistero e azione, ma dà vita a un vero e proprio romanzo storico. Il mistero da scoprire, la morte - o forse l'omicidio? - di bambini e bambine tutti collegati al bordello più famoso della città non è altro che il filo conduttore, o meglio il pretesto, che l'autrice utilizza per proporci la sua ricostruzione della Grande Mela quando ancora non poteva essere definita tale. Una città vista attraverso gli occhi di Timothy Wilde, barman trasformatosi poi in "poliziotto", personaggio forte, onesto, incorruttibile. Personaggio attorno al quale la Faye ha intenzione di creare una serie di romanzi, incentrandoli - molto probabilmente - sulle indagini di quest'ultimo e del primitivo corpo di polizia.
Leggere Il dio di Gotham è stata un'esperienza esaltante: l'autrice non si limita a creare il caso da risolvere, anzi. C'è un'attenzione precisa e mirata ai dettagli, alle descrizioni di ambienti e situazioni, alla caratterizzazione dei personaggi, tutti ben approfonditi e credibili (fatta eccezione per la bella, di cui il poliziotto è innamorato, che sembra cambiare personalità in maniera fin troppo repentina per risultare convincente). Il tutto è raccontato in maniera perfetta: il lettore non si può lamentare. Anzi, non può che sperare che l'idea della serie incentrata su Wilde sia già in fase di realizzazione.
Per chi vuole sperimentare l'atmosfera non solo attraverso le pagine ma anche visivamente, consiglio la visione della serie tv Copper, ambientata nello stesso luogo e nello stesso periodo, che ha per protagonista un poliziotto senza macchia molto simile a Wilde ;)

Titolo: Il dio di Gotham
Tit. originale: The Gods of Gotham
Autore: Lyndsaye Faye
Traduttore: Norman Gobetti
Editore: Einaudi
Pagine: 488
Isbn: 9788806210960
Prezzo: €20,00
Valutazione: 4 stelline
Data di pubblicazione: 6 novembre


Lo strano furto di Savile Row
di Vincenzo Monfrecola

Trama: Londra 1910. Quando dalla sartoria Goodge & Son di Savile Row sparisce la giacca portata a riparare dal Primo Ministro, al «Daily Mirror» ci sono solo il redattore capo e il giornalista alle prime armi Peter Daleslow. Toccherà dunque a quest’ultimo occuparsi di una notizia che a prima vista sembra destinata a finire in un trafiletto a fondo pagina. La faccenda però prende tutta un’altra piega quando Daleslow arriva sul posto: il commesso italiano della sartoria, Eliodoro Rivabella, gli svela alcuni particolari del furto che ne fanno un caso a metà fra il surreale e il dannatamente serio. E mentre il novellino mette a segno il suo primo, inconsapevole scoop, Eliodoro decide di diventare anche lui un giornalista e, nella sua comica improvvisazione, sceglie come fonti cinque donne, una più bizzarra dell’altra, che condividono la causa delle suffragette. Da qui prende il via una serie di equivoci a catena che trascinerà tutti, incluso il Primo Ministro, in un’enorme e spassosa caccia al ladro. Nella Londra d’inizio Novecento, distratta dal rischio di un’invasione della Germania, dall’apparizione della cometa di Halley e dai movimenti di protesta per il suffragio universale, lo strano caso della giacca rubata al Primo Ministro si trasforma via via in una commedia sempre più paradossale, in bilico fra lo humor inglese e quello partenopeo.

L'autore:
Vincenzo Monfrecola, giornalista napoletano, ha collaborato con «Napolinotte», il «Roma» e l’«Avanti!» ed è stato responsabile della sede di Londra dell’Osservatorio sui Beni Culturali, Faldbac Trade Union. Attualmente lavora per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali occupandosi del restauro di libri antichi. Cavallo di Ferro ha pubblicato nel 2010 il suo primo romanzo Il Decisionista.

Recensione:
Non so a quanti di voi sia capitato di intercettare questo romanzo tra gli scaffali o magari in giro per il web.
Quanti di voi ne hanno già sentito parlare? Quanti si sono lasciati incuriosire e attrarre da quella cover un po' retro e da quel titolo semplice ma incisivo?
Qualcosa mi dice che non siate in molti a conoscere romanzo ed autore. Non ho trovato il libro in questione in nessuna libreria fisica (forse c'era, ma chissà dov'era nascosto, eppure sono della provincia di Napoli e l'autore è napoletano: almeno qui da noi avrebbe dovuto avere maggiore visibilità), né l'ho mai trovato pubblicizzato su siti letterari e affini. Insomma, troppo silenzio riguardo a questa pubblicazione.
Ed è un vero peccato.
Perché Lo strano furto di Savile Row è un romanzo memorabile. Non perché abbia messaggi profondi da trasmettere o perché sia opera di alta letteratura (ma neanche di bassa): è memorabile perché crea una storia, un'ambientazione, dei personaggi e delle situazioni che raramente il lettore rimuoverà dai suoi ricordi. Monfrecola ha messo a punto un'idea originale, divertente, leggera e spiritosa. Ricca di colpi di scena ed equivoci, di dialoghi brillanti e a volte brillantemente assurdi, grazie ad un linguaggio semplice ma efficace. Avete dato uno sguardo alla trama? Dopo averla sbirciata io ne sono rimasta incantata, spiazzata, incuriosita. In quelle poche righe ho trovato pane per i miei denti: l'incanto di una Londra dei primi anni del '900, la curiosità dello strano furto della giacca del primo ministro, l'assurdità delle indagini svolte da giornalisti e commessi di negozi, con la complicità delle suffragette. Dovevo assolutamente leggere il romanzo per comprendere se il contenuto sarebbe stato all'altezza dell'interessantissima trama.
Posso dire che il romanzo si è rivelato perfetto nel suo genere. E' un romanzo piacevole, godibile dalla prima all'ultima pagina, che intrattiene il lettore senza mai rischiare di annoiarlo. Ogni personaggio è perfettamente caratterizzato, i rapporti tra i diversi personaggi danno vita ad una serie di equivoci intrecciati in cui il lettore non rischia mai di perdersi, perché l'autore ha ben chiaro il suo obiettivo e non crea confusioni in noi, ma solo risate, sorrisi, e un senso di perenne buonumore. Si arriva al finale - l'unica parte un po' "ingarbugliata" che necessiterebbe qualche ulteriore spiegazione - divertiti e contenti e con un pensiero fisso: chiudere il libro e prestarlo immediatamente. Perché se non lo si trova negli scaffali delle nostre librerie, allora sarà compito nostro diffonderlo e consigliarlo. Sono sicura che i lettori non potranno che apprezzarlo.

Titolo: Lo strano furto di Savile Row
Autore: Vincenzo Monfrecola
Editore: Cavallo di ferro
Pagine: 280
Isbn: 9788879071109
Prezzo: €15,00 
Valutazione: 4 stelline
Data di pubblicazione: 21 Giugno 2012



Sindrome da cuore in sospeso
di Alessia Gazzola

Trama: Chi conosce Alice Allevi sa bene che il suo rapporto con la medicina legale è piuttosto difficile, per non dire conflittuale. Ma quello che nessuno sa è in che modo la pasticciona ma intraprendente Alice è approdata a questa scelta che tante amarezze (e quasi altrettante soddisfazioni) le procura. In questo romanzo la incontriamo ventitreenne, in preda a una vera e propria crisi personale. Come dire alla famiglia che lei non si sente affatto pronta per concludere gli studi in medicina e lanciarsi in una sfolgorante carriera come tutti i suoi cari sognano? Ma poi un brutale omicidio commesso proprio in casa di sua nonna Amalia, vittima la giovane badante russa, scompiglia le carte del suo destino. Perché il medico legale che arriva sul luogo del delitto è un giovane, scostante e bellissimo Claudio Conforti... 

L'autrice: 
Alessia Gazzola è nata a Messina nel 1982. Medico chirurgo dal 2007, si è specializzata in Medicina legale nel luglio 2011. Ha scritto il suo primo racconto all’età di cinque anni e da quel momento non ha più smesso. L’allieva, il romanzo con cui ha esordito nel 2011, ha avuto un grandissimo successo: 7 edizioni, 60.000 copie vendute, in corso di pubblicazione in 5 paesi (Germania, Spagna, Turchia, Francia e Serbia) e diritti venduti per la produzione di una serie televisiva. I diritti del suo secondo romanzo, Un segreto non è per sempre, in libreria da aprile 2012, sono già stati venduti a Francia e Germania, agli stessi editori del primo capitolo di Alice.

Recensione:
"Cara (adorabile) Al(ice)ssia,
ma quanto mi fai divertire?
E quanto mi fai imbarazzare? Sai quante volte son stata beccata a sorridere (se mi è andata bene), a ridere (se me la son cavata così così), a sghignazzare in maniera sguaiata (perché non me la cavo mai così così) mentre leggevo le tue storie? Ovviamente il tutto si è sempre verificato davanti a un pubblico indesiderato ma inevitabile: in attesa dal medico, in treno, in ascensore..."
No, stop. Rifacciamola.
Anzi meglio: rimandiamola a momenti migliori, ad esempio al momento in cui deciderò di fare outing e mi dichiarerò stalker ufficiale della (straordinaria) autrice (ma anche del personaggio, se possibile).
Per ora provo a conservare un briciolo di dignità nascondendo la mia vera natura e inserendo qui  l'incipit di questa lettera, come se fosse un regolare incipit di una serissima recensione da parte di una fedelissima fan.
Perché se c'è una cosa che mi è ormai apparsa chiarissima dopo la lettura del terzo romanzo della (meravigliosa) Gazzola è che quando si diventa fan si perde il dono dell'obiettività. O si è convinti che le proprio opinioni siano universali e obiettiv(issim)e. E' tanto che provo a buttare giù una recensione su questo romanzo, e tutto ciò che mi sale alla mente è: ma quanto l'ho adorato? quanto mi piace la protagonista? e quanto mi piacerebbe assistere di persona allo scambio di battute tra Alice e Claudio? (e magari dare un'occhiata a Claudio dal vivo che, a quanto si mormora in giro, il figliuolo merita ben più di una semplice occhiata!).
Assodata quindi l'estrema soggettività delle mie opinioni, posso affermare - con sindrome da cuor leggero - che anche questa volta la (strepitosa) Gazzola non ha deluso le aspettative. Ci ha regalato il passato della nostra amica Alice, che finora non si era sbottonata troppo sui suoi trascorsi, ci ha raccontato i primi incontri, le prime indagini, le motivazioni che l'hanno portata a compiere determinate scelte. Ci ha regalato le origini: Alice Allevi - The begins. Senza mai abbandonare il suo brio, le battute esilaranti, le situazioni imbarazzanti. Certo il piacere è durato troppo poco, 130 pagine scorrono troppo veloci e frettolose e ne vogliamo subito tante altre, ma a questo penserà il nostro animo stalker. Per ora ci limitiamo a osannare una (fantastica) autrice e una deliziosa storia!

Titolo: Sindrome da cuore in sospeso
Autore: Alessia Gazzola
Editore: Longanesi
Pagine: 128
Isbn: 9788833923130
Prezzo: €11,60 
Valutazione: 4 stelline
Data di pubblicazione:8 novembre 2012

mercoledì 16 gennaio 2013

Inchiostro a colori: Lost in Austen di Emma Campbell Webster


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"E' una verità universalmente riconosciuta 
che una giovane eroina di Jane Austen debba cercarsi un marito,
e tu non fai eccezione alla regola"


Contenuto: Il tuo nome: Elizabeth Bennet.
La tua missione: fare un matrimonio di "ragione e sentimento", evitando uno scandalo in famiglia. Hai dalla tua solo uno spirito vivace, il tuo buon senso, la tua bellezza "passabile" e devi costruirti un percorso attraverso una miriade di scelte che determineranno il tuo destino romantico (ed economico). 
Non ti sei mai chiesta cosa sarebbe successo se Elizabeth avesse accettato la proposta di Mr Darcy in Orgoglio e pregiudizio, al loro primo incontro?
O cosa invece se si fosse salvata dalle braccia di Mr Darcy per gettarsi tra quelle del capitano Wentworth di Persuasione?
Questa è l'occasione per scoprirlo.
Lost in Austen si basa su "Orgoglio e pregiudizio", ma le scelte che ti si propongono nel libro ti condurranno nel cuore degli altri romanzi di Jane Austen e in un territorio fantastico.
Lost in Austen è un labirinto di amori e menzogne, seduzione e scandali, disavventure e matrimoni, una vera sfida e un vero rapimento per tutte le appassionate di Jane Austen. 
Elizabeth riuscirà nella sua missione? 
Il suo destino è nelle tue mani.

L'autrice: 
Emma Campbell Webster si laurea presso la Oxford University nel 2003, dove si specializza su Jane Austen. Attualmente vive e lavora come attrice e autrice a Los Angeles. Lost in Austen è il suo primo libro.

L'illustratrice:
Pénélope Bagieu è una giovane illustratrice parigina, divenuta ormai una celebrità. Si fa conoscere in Francia attraverso il suo blog Ma vie est tout à fait fascinante dove illustra in maniera umoristica momenti della sua quotidianità. In Italia è pubblicata dalla Hop Edizioni: Joséphine e La mia vita è assolutamente affascinante.


Recensione (a colori):
Lost in Austen è uno di quei volumetti da desiderare.
Da aggiungere alla nostra wish list appena ne sentiamo parlare, senza neanche andare ad approfondire i dettagli. Non ci interessa il prezzo, il formato, la traduzione e l'editing: se esiste, noi lo vogliamo. Possibilmente al più presto. Ai nostri occhi appare come il regalo perfetto: non da fare, sia ben chiaro, ma da ricevere. E un po' ci fa esasperare che a nostro marito/fidanzato/padre/madre/figlio e così via non sia venuto in mente di fiondarsi immediatamente in libreria per donarci questo gioiello, regalandoci un istante di felicità. Probabilmente ci toccherà far da sole, perché la genialità, l'originalità, lo splendore di un libro dal titolo Lost in Austen possiamo apprezzarlo solo noi. (solo si fa per dire, eh?)
Emma Campbell Webster ha avuto un'idea grandiosa. Non ha cercato di continuare la storia di Elizabeth Bennet o una delle altre protagoniste dei romanzi austeniani, non si è ridotta a trasformare i coniugi Darcy in improbabili detective, non ci ha raccontato come sarebbe andata la storia se i protagonisti di Orgoglio e pregiudizio fossero diventati zombie. Non ha stravolto la parola di Jane. Ce l'ha semplicemente riproposta, secondo la storia cui tutte noi lettrici romantiche (non che io mi definisca propriamente tale, ma fingerò di esserlo per l'occasione) siamo abituate, dandoci la possibilità di viverla in prima persona. Dandoci libertà, o in questo caso meglio dire potere, di scelta, di decisione, di risposta. Possiamo perderci, dobbiamo perderci, tra le pagine di Lost in Austen, incontrare i nostri personaggi preferiti, provare a vedere come sarebbero andate le cose se... provare a cambiare quella che da sempre consideriamo la storia - d'amore - perfetta. Possiamo diventare Elizabeth, rifiutare Darcy, accettare altre proposte: possiamo cambiare il romanzo eterno.
Wow!
Chi altri ci ha mai conferito tutto questo potere?
C'è chi lo chiama libro-gioco, chi libro-avventura: io preferisco chiamarlo libro-sogno. Una storia in cui poter realizzare il nostro sogno, che non è solo quello di incontrare anche noi un Fitzwilliam, ma quello di essere Elizabeth.
Esperienza adorabile.
Oltre alle stupende possibilità che la Webster ci concede, Lost in Austen è geniale anche sotto un altro aspetto. Le illustrazioni. Sono fenomenali, brillanti, simpaticissime. La Bagieu ci fa conoscere un Orgoglio e pregiudizio come non li ho mai immaginati prima d'ora: dona al romanzo una nota comica. Di ogni personaggio è presente una caricatura bonaria, che ai nostri occhi risulta innanzitutto credibile e subito dopo geniale. Perché se la Webster ha avuto un'ideona, la Bagieu ha saputo valorizzarla nel migliore dei modi.
Meglio fermarmi qui se non voglio essere denunciata per abuso di complimenti!
Solo un consiglio: andate in libreria, sfogliatelo, compratelo!

Titolo: Lost in Austen
Titolo originale: Lost in Austen
Autore: Emma Campbell Webster
Illustratrice: Pénélope Bagieu
Editore: Hop! Edizioni
Traduttore: Giulia Ovrinati
Pagine: 384
Isbn: 9788897698043
Prezzo: €21,00
Valutazione: 4 stelline
Data di pubblicazione: dicembre 2012

martedì 15 gennaio 2013

Inchiostro in avvistamento: Autunno di Louis Bromfield

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Nuova edizione per un classico della letteratura americana, 
vincitore del premio Pulitzer
Bromfield vinse il premio Pulitzer nel 1926 con questo romanzo, Early Autumn.
Non è la prima volta che il romanzo viene pubblicato in Italia, ma quella che circolava era una vecchissima edizione Mondadori, peraltro non integrale. Questa si presenta ai nostri occhi come un vero gioiellino. 
Un veloce sguardo alla trama forse non riuscirà a trasmetterci molto: protagonista è una famiglia americana nei primi anni del '900, concentrata sulla necessità di trovare un equilibrio tra un passato che non c'è più e un presente ricco di cambiamenti. Si ha l'impressione di trovarsi di fronte all'ennesima saga familiare, ma ricordiamoci che questa particolare famiglia, i Pentland, ha fatto guadagnare un Pulitzer a colui che l'ha raccontata. Sono curiosa e ansiosa di leggere il romanzo, che la casa editrice Elliot ha vestito in maniera egregia. Una cover affascinante e convincente che comunica eleganza e un pizzico di malinconia.
Prestissimo troveremo il romanzo in libreria. 

Autunno
di Louis Bromfield

Trama: I Pentland sono una delle più antiche famiglie del New England, costretta a vivere un lento declino del quale però i suoi membri non sembrano rendersi conto. Ciascuno di loro sembra ignorare le difficoltà e continua a vivere delle glorie del passato, senza percepire l’avvicinarsi della fine. Tuttavia un giorno si presenta finalmente l’occasione di dare un ballo per l’ingresso in società della giovane Sybil, appena tornata da un soggiorno a Parigi. Non si tratta soltanto di un evento mondano, ma di una possibilità di rivitalizzare la dinastia attraverso un buon matrimonio della ragazza. Il romanzo si apre proprio nel giorno della festa, durante la quale conosciamo Olivia Pentland e il suo tediosissimo marito Anson, la loro bella figlia Sybil e il figlio invalido. Nella dimora di famiglia vivono anche John Pentland e sua moglie, che ha mostrato negli anni di matrimonio una vena di follia che l’ha portata a una vita di reclusione in casa. Questa tetra atmosfera verrà spezzata da due eventi – l’innamoramento di Olivia per il giovane ed estroverso Michael O’Hara e poi la scoperta da parte della donna di un vergognoso segreto di famiglia contenuto in alcune vecchie lettere – che porteranno a un cambiamento radicale nella vita di ognuno dei protagonisti. Una storia appassionante e commovente, resa magistralmente da uno dei più importanti autori americani del Novecento, ora proposta per la prima volta nella sua versione integrale. 

L'autore:
Louis Bromfield, nato nel 1896 a Mansfield, in Ohio, è stato uno scrittore, saggista e riformatore agrario statunitense. Dopo gli studi in agraria e giornalismo, si unì agli American Ambulance Corps e all’esercito francese prestando servizio dal 1917 al 1919 e ricevendo la Croce di Guerra e la Legion d’Onore. Quindi ritornò a New York, dove si dedicò alla critica teatrale per «Time Magazine» e alla stesura di varie commedie che riscossero però scarso successo. Dopo la pubblicazione di The Green Bay Tree (1924), Bromfield si dedicò interamente alla narrativa e nel 1926 vinse il Premio Pulitzer con il romanzo Autunno. Entrambe le opere facevano parte di una quadrilogia, intitolata Escape e incentrata sulla figura di una donna forte e ribelle. Trasferitosi con la moglie e le tre figlie in Francia, nel 1931 conobbe Edith Wharton, con la quale intrattenne una lunga amicizia. Fu autore di oltre trenta romanzi, alcuni dei quali sono stati e continuano a essere long seller. Dalla più famosa delle sue opere, La grande pioggia, sono stati tratti due film. Morì a Columbus, in Ohio, il 18 marzo 1956.

Estratto:
 “Dai Pentland si dava un ballo. Per la prima volta dopo quarant’anni, c’era in famiglia una ragazza da presentare alla buona società di Boston e alle personalità illustri di New York e Philadelphia invitate per l’occasione. La vecchia casa era decorata con lanterne e fiori, gli ultimi di quella primavera, e nell’atrio nudo e maestoso un’orchestrina di musicisti neri, celata da una siepe floreale, suonava una musica chiassosa e trascinante. Sybil Pentland aveva diciotto anni ed era appena rientrata dal collegio parigino dove era stata inviata contro il parere dei membri più conservatori della sua famosa famiglia, i famosi Pentland imparentati, per così dire, con quasi tutta Boston.” 


Titolo: Autunno
Titolo originale: Early Autumn
Autore: Louis Bromfield
Traduttore: Laura Merlatto
Editore: Elliot
Pagine: 320
Isbn: 9788861922983
Prezzo: €16,00
Data di pubblicazione: 16 gennaio 2013



Tre romanzi di altri tempi

Ancora tre romanzi per il post del giorno.
Ho deciso di raggrupparli perché hanno in comune l'essere stati scritti il secolo scorso, e l'essere stati pubblicati per la prima volta - o ripubblicati a distanza di anni - solo ora. Romanzi vintage, mi piace definirli, o rétro.
Storie che raccontano di un passato brillante e piacevole, la cui lettura indurrà in noi un senso di nostalgia.
Si tratta di tre romanzi scritti da donne con protagoniste, anche qui, tre donne.
La prima, la Dolly di Giornata ideale per un matrimonio, ci viene presentata come una ragazza fintamente indecisa. In realtà Dolly sa cosa vuole e, se dovrà sacrificare amore e sentimenti per il proprio benessere, non avrà troppi scrupoli a farlo.
La seconda, Miss Pettigrew, è una donna triste e solitaria, delusa dalla vita. Una donna che avrebbe desiderato amore e felicità ma che ormai si è arresa al suo destino. Nel romanzo la sua vita avrà un'inaspettata possibilità di riscatto e di gioia.
La terza, la Elizabeth di Uno chalet tutto per me, è una donna decisa e riflessiva, cui la guerra ha sottratto una buona dose di felicità ma sa quel che deve fare per iniziare a ricostruirla. Sicuramente la più saggia e più positiva delle tre.
Ci si ritrova ad allontanarsi da Dolly, a tifare per miss Pettigrew, e ad affiancarsi a Elizabeth perché sarebbe l'amica ideale. Tre ragazze che provocano nel lettore tre diversi atteggiamenti. Tre persone che hanno un importantissimo elemento in comune: sono tutte e tre credibilissime e ci risultano tutte e tre profondamente umane.
Vi auguro di scegliere una di loro o tutte per qualche ora di compagnia ;) 


Giornata ideale, per un matrimonio
di Julia Strachey

Trama: Fa freddo, il giorno in cui Dolly deve sposare l’uomo sbagliato. Subito dopo la cerimonia la coppia si trasferirà in Sudamerica, e tutto cambierà. E se lei dicesse “no”? Mentre i preparativi travolgono la grande casa nella campagna inglese, la futura sposa annaspa tra dubbi e rimpianti. E se stesse per rovinarsi la vita? E se Joseph confessasse finalmente di amarla, impedendo le nozze? Pubblicato nel 1932 dalla prestigiosa Hogarth Press di Leonard e Virginia Woolf, il romanzo di Julia Strachey racconta con grazia arguta l’upper class inglese degli anni Trenta portando in scena una deliziosa commedia degli equivoci sulle occasioni mancate e le parole mai dette. Un drappello di eccentrici personaggi che avanzano con britannico fair play verso la catastrofe, sulle note di una improbabile marcia nuziale.

L'autrice:
Julia Strachey (1901-1979), scrittrice e intellettuale inglese, nipote del famoso scrittore Lytton Strachey, era ben inserita nell’esclusivo circolo letterario e artistico di Bloomsbury, di cui facevano parte tra gli altri anche Virginia Woolf, D.H. Lawrence, Bertrand Russel ed E.M. Forster. Da questo romanzo – il suo primo pubblicato in Italia – è stato tratto il film con Felicity Jones ed Elizabeth McGovern.

Recensione:
Protagonista apparente di questo romanzo breve, forse più  assimilabile a un racconto, è Dolly, nel giorno delle sue nozze. Nel giorno in cui tutto dovrebbe essere perfetto, il giorno che ogni donna vorrebbe ricordare come "il più bello della propria vita". Eppure questa atmosfera di gioia incontenibile non sembra aver luogo nella casa, né nell'animo della ragazza. Dolly non attribuisce grande importanza a queste nozze: il suo non è un matrimonio d'amore ma di convenienza, di sicurezza, a noi lettori appare quasi un matrimonio per noia. Dall'altra parte c'è poi Jospeh, che ama Dolly e che vorrebbe davvero averla tutta per sé, ma non è lui il futuro sposo, non sarà lui ad attenderla all'altare. L'intera giornata gira intorno a Joseph, che ai miei occhi è apparso come il personaggio principale della storia, e al suo coraggio di voler strappare Dolly dal gesto che sta per compiere. A far da sfondo a questa coppia infelice, una serie di personaggi che, col loro apparire in scena, danno voce, movimento e colore alla storia. Una madre i cui tentativi di tenere tutto sotto controllo si trasformano nella peggiore disorganizzazione; una sorella ingombrante, urlante, spara-giudizi; due fratellini che discutono su tutto e si rivelano fastidiosi per chi si trova ad incrociarli. Il padre? Non pare ci siano evidenti tracce.
La storia cerca di mantenere toni allegri e ironici, anche se nasconde una profonda amarezza.
Devo ammettere che non sono riuscita a entrarci dentro, non sono riuscita ad apprezzarla in maniera adeguata né a comprenderla. L'impressione che ne ho ricavato è stata frastornante: quasi fossi stata ospite a quelle nozze e non vedessi l'ora che queste avessero fine. Solitamente adoro i romanzi scritti nella prima metà del '900, ma questo non è riuscito ad affascinarmi come avrei voluto. Forse la sua brevità non mi ha dato il giusto tempo di apprezzarlo a pieno, forse la storia non mi è parsa di grande interesse e l'ironia di cui le pagine dovrebbero essere permeate non l'ho avvertita nella giusta maniera. O più semplicemente mi manca la giusta chiave di lettura. Chissà, forse un giorno la troverò e proverò nuovamente ad aprire le porte di questa storia.

Titolo: Giornata ideale, per un matrimonio
Tit. originale: Cheerful Weather for the Wedding
Autore: Julia Strachey
Traduttore: Chiara Gabutti
Editore: Bur
Pagine: 144
Isbn: 9788817058599
Prezzo: €11,00 
Valutazione: 2,5 stelline
Data di pubblicazione: 31 Ottobre 2012




Un giorno di gloria per Miss Pettigrew
di Winifred Watson

Trama: È una fredda, grigia giornata di novembre degli anni Trenta a Londra e Miss Pettigrew, l’aria di una signora di mezza età e un’espressione timida negli occhi, è alla porta di un appartamento lussuoso al 5 di Onslow Mansions, uno dei quartieri più eleganti della capitale inglese. Stamani si è presentata come sempre al collocamento e l’impiegata, anziché recitarle la solita litania «nessuna richiesta di istitutrici, Miss Pettigrew», le ha dato l’indirizzo di Onslow Mansions e un nome: Miss LaFosse. Miss Pettigrew suona ripetutamente prima che la porta si spalanchi e appaia sulla soglia Miss LaFosse, una creatura così incantevole da richiamare subito alla mente le bellezze del cinematografo. In preda all’ansia, stringendo la borsetta fra le dita tremanti, Miss Pettigrew si sente stranamente elettrizzata. Gente di quel livello! Con quella vita… Quella sì che è un’esistenza vera, fatta di dramma e azione. Così comincia una delle più esilaranti commedie inglesi mai scritte. Un «capolavoro di sofisticato umorismo», come ha scritto il Guardian, al centro oggi di una vera e propria riscoperta internazionale.

L'autrice:
Winifred Watson (1907-2002) è nata a Newcastle e ha lavorato come segretaria fino al suo matrimonio nel 1935. Un giorno di gloria per Miss Pettigrew uscì per la prima volta nel 1938 e fu subito un bestseller.

Recensione:
Un giorno di gloria per Miss Pettigrew fa assaporare al lettore la Londra degli anni '30. Ci si ritrova circondati da donne avvolte in abiti di seta e immancabili cappellini, uomini in gessato e papillon; ci si aggira in saloni di bellezza in cui sembra di respirare aria e cipria, per poter poi giungere preparati alle serate negli eleganti ma allegri night club. Atmosfera briosa e frizzante, tipica di quell'epoca di cui avverto la nostalgia pur senza averla mai vissuta, cui fa da contraltare la protagonista, la non più giovanissima Miss Pettigrew: donna di mezza età (a 40 anni!), scialba, povera, sola. Ginevra Pettigrew rappresenta l'altra faccia della città: la parte che non può permettersi aperitivi e serate nei night, la parte di mondo che non veste di seta, non brinda con champagne, non ha più un futuro da immaginare. L'incontro dei due mondi, per quanto possa accadere in maniera prevedibile, o poco credibile, per quanto possa procedere in modo banale, è descritto e raccontato per deliziare i lettori. Non avvicinatevi al romanzo della Watson per trovarvi un capolavoro di alta letteratura, per potervi abbandonare a profonde riflessioni: leggetelo se volete essere intrattenuti da una storia di altri tempi, se volete assaporare le glorie di un'epoca passata, se desiderate rallegrarvi con personaggi simpatici, bizzarri, adorabili. Leggetelo se avete bisogno di alleggerire il cuore, di non smettere di sorridere, di vivere un romantico lieto fine.
E se, come me, ne resterete incantati, allora sarà il caso di procurarvi anche il film, con la brava Frances McDormand nei panni di Ginevra, o meglio Guinevere, Pettigrew. Una chicca come il romanzo. 

Titolo: Un giorno di gloria per Miss Pettrigrew
Tit. originale: Miss Pettigrew lives for a day
Autore: Winifred Watson
Traduttore: Isabella Zani
Editore: Beat Edizioni
Pagine: 208
Isbn: 9788865591161
Prezzo: €9,00 
Valutazione: 3,5 stelline
Data di pubblicazione: 10 ottobre 2012


Uno chalet tutto per me
di Elizabeth von Arnim
Trama: Estate 1919. Oppressa da una profonda tristezza causata dagli orrori della guerra, Elizabeth si rifugia nel suo chalet svizzero. Arriva sola, l’animo rabbuiato dalle pesanti perdite subite e consapevole della malvagità umana, nella casa tra i monti che fino a pochi anni prima riecheggiava della presenza e delle risate di numerosi amici. Vuole ritrovare la gioia di vivere, scuotersi dall’apatia, tornare ad amare la natura, ad apprezzare i fiori e i panorami incantevoli che la circondano. Non è un’impresa facile, ma lentamente comincia a riaccendersi in lei una sottile vena di energia. Anche per il suo compleanno è sola. Concede ai domestici un giorno di libertà e si accinge a dedicarsi a qualche lavoro pesante che la costringa a non pensare, quando le arriva un regalo inatteso: due donne inglesi, reduci da un’escursione e in cerca di una pensione dove trascorrere la notte, giungono per caso allo chalet. Elizabeth le invita a pranzo, poi per il tè, quindi a rimanere con lei per alcune settimane. E dalla loro presenza nascerà la promessa di una nuova felicità. Pieno di scene divertenti e intriso della solita lieve ma spietata ironia che contraddistingue lo stile di Elizabeth von Arnim, Uno chalet tutto per me, scritto in forma di diario, ci offre una serie di pensieri profondi sull’importanza del preservare la vita e sull’insensatezza della guerra.

L'autrice:
Elizabeth von Arnim (Mary Annette Beauchamp 1866-1941), nata a Sydney in Australia e cresciuta in Inghilterra, fu cugina di Katherine Mansfield e amica di E.M. Forster. In seguito al matrimonio con il conte H.A. von Arnim, figlio adottivo di Cosima Wagner, visse diciotto anni in Pomerania. Rimasta vedova, tornò in Inghilterra. Fu l’aman­te di H.G. Wells, che nell’autobiografia la descrisse come «la donna più intelligente della sua epoca»; sposò poi Francis Russell, fratello di Bertrand. Visse tra Inghilterra, Svizzera, Francia e morì negli Stati Uniti. Tutti i suoi romanzi sono pubblicati da Bollati Boringhieri: Il giardino di Elizabeth (1989), I cani della mia vita (1991), Un incantevole aprile (1993), La memorabile vacanza del barone Otto (1995), Elizabeth a Rügen (1996), Amore (1998), Un’estate da sola (2000), Mr Skeffington (2002), La moglie del pastore (2003), Cristoforo e Colombo (2004), Lettere di una donna indipendente (2005), Vera (2006), Il padre (2007), Vi presento Sally (2008), La storia di Christine (2009), Colpa d’amore (2010), La fattoria dei gelsomini (2011) e Il circolo delle ingrate (2012). 

Recensione:
Ho scoperto la von Arnim appena un paio di mesi fa (che ritardo imbarazzante) e all'attivo, a parte questo romanzo, ne ho solo un altro, Un incantevole aprile. Mi sento una lettrice in difetto, con un senso di vergogna per il mancato recupero delle letture perse. So che ci sono centinaia di scrittori cui vorrei accostarmi il prima possibile, ma la von Arnim per ora detiene il primo posto in classifica tra questi. Il suo stile è geniale ma mai pesante, cinico ma pur sempre ironico, realistico ma leggero. L'impressione che se ne ricava è di freschezza: mentre leggo i suoi romanzi mi ritrovo a ridere e a rilassarmi, a divertirmi e a riflettere, a fermarmi a pensare, a chiudere ogni tanto il libro per potermi soffermare su determinati punti. Uno chalet tutto per me è tutto questo. La protagonista decide di ritirarsi in uno chalet isolato dal resto del mondo per potersi riprendere dagli orrori della prima guerra mondiale e provare a rinascere grazie al contatto con la natura. Trascorre il suo tempo tra passeggiate, prati e riflessioni nel suo diario personale. A lungo andare la solitudine la stanca: Elizabeth non vuole davvero uno chalet tutto per sé (non facciamoci ingannare quindi dal titolo, in quanto quello originale è più semplicemente In the mountains) ma ha un tremendo bisogno di compagnia, di scambi di riflessioni, di chiacchiere e risate. Troverà la risposta ai suoi desideri in due donne che capitano di lì: due vedove che accettano di buon grado l'invito di Elizabeth a restare nello chalet e che in poco tempo diventeranno parte integrante di quel luogo. Dalle iniziali riflessioni solitarie ora la protagonista può finalmente condividere pensieri, bisogni e desideri. Presto si renderà conto che non è così semplice, quando ci si ritrova con persone che non vogliono sfuggire neanche un attimo agli schemi sociali, per dovere o per timore.
Leggere Uno chalet tutto per me è puro piacere: per la storia in sé, per ogni personaggio che appare, per le riflessioni contenute nel diario della protagonista, per lo stile, per la descrizione della natura. Nessun elemento interviene a disturbare la lettura o a renderla meno gradevole. Non posso sapere se sia migliore, peggiore o alla pari di tutti gli altri romanzi dell'autrice, ma posso consigliarvelo caldamente o semplicemente consigliarvi di accostarvi a uno qualsiasi dei suoi titoli, perché al di là di ogni trama, la von Arnim incanta con il suo stile. 

Titolo: Uno chalet tutto per me
Tit. originale: In The Mountains
Autore: Elizabeth von Arnim
Traduttore: Simona Garavelli
Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 206
Isbn: 9788833923130
Prezzo: €16,50 
Valutazione: 3,5 stelline
Data di pubblicazione: 18 ottobre 2012