venerdì 7 settembre 2012

Avvistamento: L'ostacolo di Rosamund di Margaret Drabble

Torna la casa editrice Astoria con le sue proposte di qualità. 
Questa è la volta di Margaret Drabble, scrittrice, biografa e critica letteraria tuttora in vita. Appartenente ad una famiglia di letterati (il padre romanziere, una sorella è A.S. Byatt (!!!), l'altra è la critica d'arte Helen Langdon) non può che risentire dell'atmosfera che si respira in quella casa. 
Affascinata da queste brevi note biografiche, e dalla trama forte e attuale, questo romanzo mi ha già colpita e affondata. Sullo sfondo di una Londra degli anni '60, vedremo come la protagonista se la caverà in una situazione universale. Buona lettura!

L'ostacolo di Rosamund
di Margaret Drabble

Trama:
Rosamund, figlia di una famiglia di intellettuali di sinistra dell’alta borghesia, a sua volta studiosa di letteratura elisabettiana, non si trova a suo agio nell’atmosfera di libertà sessuale che si comincia a respirare a Londra. Di ritorno da Cambridge e in possesso del bell’appartamento di famiglia in una zona residenziale della città (i genitori sono andati per un paio d’anni in Africa a “fare del bene”), cerca di trovare un modo per vivere in questa società mutevole cui non sente di appartenere. Sta con due ragazzi contemporaneamente, a ciascuno dicendo di avere rapporti sessuali con l’altro, in tal modo riuscendo a non andare a letto con nessuno e a non fare la figura della retrograda.
Uscendo una sera per caso con George, un ragazzo che forse le piace davvero, ci finisce a letto e rimane incinta. Cosa fare? Tenere il bambino? Da sola? Come donna non sposata? Il libro è una sorta di auto-confessione; raccontato in prima persona, è il percorso di una ragazza attraverso le sue incapacità di lasciarsi coinvolgere, o forse la sua volontà di sottrarsi a quanto si pensa sia obbligatorio per una donna. Ma non è solo questo. Educata a considerarsi privilegiata (e lo è non solo in senso economico-sociale, ma anche per la sua intelligenza e la sua bellezza) e quindi a sentirsi in colpa verso tutti coloro che hanno meno, lotta sempre con se stessa per essere giusta e buona, secondo principi rigidissimi. Con la nascita di Octavia, gran parte di queste convinzioni salteranno o saranno messe in discussione. Perché improvvisamente la realtà entra con prepotenza nella sua vita, obbligandola a fare i conti con riserve limitate di forze e illimitate di emozioni, con un mondo, come quello medico, a cui deve affidare la figlia e che risponde a regole proprie, insomma, a fare i conti con un’esistenza non più autosufficiente.

Pubblicato per la prima volta nel 1965, il romanzo di Margaret Drabble racconta la storia di una ragazza single che rimane incinta e decide di tenere il bambino e crescerlo da sola. Ma non è un libro sulla rivoluzione sessuale, l’illegittimità o la Londra degli anni ’60. Si tratta piuttosto di una storia senza tempo che rivela la straordinaria potenza della maternità, che riesce a cambiare le donne ben oltre ogni loro immaginazione.

L'autrice:
Margaret Drabble (1939) è una delle maggiori autrici britanniche. Dopo essersi laureata a Cambridge in Letteratura inglese, si unì alla Royal Shakespeare Company con la quale recitò per alcuni anni. Abbandonò le scene e si diede alla vita letteraria, proseguendo nella ricerca (ha tra l’altro curato il Dizionario Oxford della letteratura inglese, Gremese 1998) e scrivendo romanzi (in Italia sono usciti La via radiosa, La cascata e La regina rossa). Sorella della storica dell’arte Helen Langdon e della scrittrice A.S. Byatt (con la quale c’è un rapporto molto complicato: non si parlano, non si leggono), Drabble ha ricevuto molte onorificenze e vinto diversi premi. Uno dei suoi temi principali è la relazione tra la società inglese e gli individui, e spesso mette in luce le restrizioni che subisce il singolo in una struttura in prevalenza conservatrice. Alcuni critici sostengono che per capire cosa significa vivere in Gran Bretagna bisogna leggere Drabble.

Un estratto:
Quando Hamish e io ci amammo per un anno intero senza fare l’amore, non compresi di aver modellato definitivamente la mia esistenza. Si potrebbero trovare infinite ragioni della nostra astinenza – paura, virtù, ignoranza, perversione – ma resta il fatto che lo schema Hamish sarebbe stato ripetuto all’infinito, e con velocità crescente e mancanza di profondità crescente, così che l’idea dell’amore in me finì praticamente lo stesso giorno in cui cominciò. Niente ha successo quanto il successo, dicono, e certamente niente fallisce quanto il fallimento. Io ho avuto successo nel mio lavoro, quindi presumo che fosse troppo sperare in altri successi. (…) I miei tentativi in ogni campo, al di fuori del lavoro, sono invariabilmente abortiti. Il mio tentativo di aborto, per esempio, deve essere una rappresentazione abbastanza classica di qualcosa di me, se non di altro. 
Quando, qualche anno dopo l’episodio con Hamish, io scoprii di essere incinta, passai attraverso stadi di incredulità e shock appena più profondi del solito, per ragioni che senza dubbio non potrò trattenermi dal riferire: non c’era nessuno a cui dirlo, nessuno a cui chiedere, così ancora una volta mi trovavo costretta a fare riferimento alle esperienze vagamente riportate dagli amici e alle informazioni raggranellate durante gli anni dei romanzetti. (…) Così mi tenni tutto per me, e pensai che almeno avrei cercato di cavarmela da sola. Mi ci volle un po’ di tempo per chiamare a raccolta il coraggio: rimasi seduta per un giorno intero dentro al British Museum, sgomenta per la paura, a fissare con sguardo vacuo le pagine aperte di Samuel Daniel, pensando al gin. Avevo vaghe informazioni sul gin, sapevo che doveva avere un qualche effetto sull’utero, per via del chinino o cose simili, e che abbinato a un bagno caldo a volte funzionava, così decisi che se l’avevano fatto altre ragazze potevo farlo anche io. Magari avrei avuto fortuna. Non avevo idea della dose di gin necessaria, ma temevo che si trattasse di una bottiglia intera: questa prospettiva mi turbava e da un punto di vista fisico e da un punto di vista finanziario. Mi scocciava dover spendere due sterline per una bottiglia di gin, solo per sentirmi male. (…) 
All’epoca vivevo in un appartamento dei miei genitori, che rappresentava in modo pericolosamente distorto il mio status. I miei genitori erano andati in Africa per un paio di anni; mio padre era entrato in una nuova università come professore di economia, per metterli sulla giusta strada. Lui dal canto suo era sulla giusta strada, altrimenti non lo avrebbero invitato. I miei genitori avevano preso quell’appartamento in affitto per quindici anni, e avevano detto che intanto che erano via avrei potuto tenerlo io, il che era gentile da parte loro visto che avrebbero potuto subaffittarlo cavandoci un bel po’ di soldi. Però erano fortemente contrari alla proprietà, e non volevano esserne coinvolti se non con sofferenza e sacrificio: quindi il loro atteggiamento non era dettato da pura gentilezza, ma almeno in parte dal desiderio egoistico di non sentirsi in colpa. (…) I miei genitori non mi aiutavano affatto, a parte il concedermi la casa a titolo gratuito, anche se avrebbero potuto permettersi di farlo: ma erano fautori dell’indipendenza. Mi avevano inculcato l’idea dell’autosufficienza con tanta forza che la dipendenza mi appariva come un peccato mortale. Una donna emancipata, ecco cos’ero: con una bottiglia di gin in mano aprivo la porta di casa mia con la mia chiave.

Titolo: L'ostacolo di Rosamund
Titolo originale: The Millstone
Autore: Margaret Drabble
Traduttore: Marina Morpurgo
Editore: Astoria
Pagine: 248
Isbn: 9788896919415
Prezzo: €16,00
Data di pubblicazione: 19 Settembre 2012

9 commenti:

  1. Non so decidermi, la copertina mi piace (eh già io mi lascio influenzare parecchio dalle copertine ;) ), il titolo anche ma non vorrei la storia fosse troppo descrittiva.

    Guardo se c'è in biblioteca,

    alessandra

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    1. Sai che a me questa cover invece non piace troppo? mi sarebbe piaciuto qualcosa più "old style" ma vabbé, li perdono :)
      anch'io mi faccio influenzare molto dalle cover eh eh
      questa volta però mi faccio influenzare dall'autrice che non avevo mai sentito ma che a quanto sembra è da conoscere. Vedrò di leggerlo presto (peccato da me le biblioteche siano inesistenti...)

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  2. Mh anche a me non piace molto la cover, ma la trama invece mi sembra davvero bella!

    Argh! Come fai a sopravvivere senza biblioteche?? Ti immaginavo già la vincitrice di tutti gli anni del premio "Lettore più assiduo" (premio che comunque ti meriti lo stesso!) :PP

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    1. MAGARI le biblioteche! la mia vita sarebbe diversa!! forse non leggerei di più ma probabilmente spenderei molto meno :)
      wow! se esistesse davvero il premio per il lettore più assiduo, mi impegnerei ancora di più di adesso per vincerlo!!!

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  3. anche io avrei preferito una cover più old style ma l'argomento sempre attuale mi fa accettare anche questa.
    elisabetta

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    1. Ah sì l'occhio vuole la sua parte, ma non certo al punto da non farci leggere un libro! insomma accettiamo anche le cover meno idonee ;)

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  4. Sonia per "colpa" tua ho scoperto questa casa editrice che non conoscevo! Inizierò a breve questo libro che mi incuriosisce moltissimo! Grazie quindi :)

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    1. Mi piace aver colpa per cose come queste!!!
      io questo non l'ho ancora letto, qui mi ero limitata a presentarlo perché mi attirava e l'avevo avvistato on line, ma di questa casa editrice ne ho letti un po' e son tutti troppo carini!

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    2. Ti farò sapere com'è :) E comunque si, è una casa editrice molto interessante e -voce fuori dal coro- a me questa copertina piace moltissimo!

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