giovedì 17 novembre 2011

Recensione: Io mi chiamo Yorsh di Silvana De Mari


Trama:
Il mio nome è Yorsh, lo stesso nome che sarà dell’ultimo e del più grande di tutti gli elfi, quello che ha ritrovato la decenza che era stata persa, la tenerezza che era stata annientata. Io, che sono stato un maledetto, ho osato portare il suo stesso nome. Il destino segue vie imperscrutabili. Lui nascerà esattamente nove mesi dopo la mia morte, figlio dell’ultima principessa e dell’ultimo principe del popolo condannato, che grazie a me hanno potuto incontrarsi. Senza di me, lui non sarebbe mai esistito: ho questo straordinario merito. Lui avrà un nome lungo e difficile, la solita roba elfica impronunciabile, ma lo chiameranno tutti Yorsh, non solo perchè è più breve, ma perchè più bello. Yorsh, un suono solo, come una porta che si apre sul vento. Yorsh è una parola elfica che significa “quello che maggiormente ha dote”. Volevo a tutti i costi essere il più di qualche cosa, se non puoi essere il più bello, perchè sei il più brutto, tantovale esserlo fino in fondo. Se non puoi essere il più amato da una donna, tantovale essere colui che maggiormente odierà: almeno non sarai fuori dalla sua mente e dalla sua memoria. Dove domina la dannazione di voler essere quello maggiormente dotato di una dote, c’è sempre aperta la tentazione dell’essere il peggiore.

L'autrice:
Silvana de Mari è nata nel 1953 in provincia di Caserta e vive sulla collina di Torino. Laureata in medicina, ha esercitato come chirurgo in Italia e in Etiopia come volontaria e oggi si occupa di psicoterapia. I suoi libri sono stati tradotti in venti lingue. Ha ricevuto i premi Andersen nel 2004, Bancarellino nel 2005, Immaginaire per il miglior libro Fantasy nel 2005 e il premio ALA (American Library Association) come miglior libro straniero nel 2006 per il romanzo L’ultimo Elfo (Salani, 2004), tradotto in tutto il mondo; con L’ultimo Orco ha ricevuto nel 2005 il premio IBBY (International Board on Books for Young People). L’ultima profezia del mondo degli Uomini chiude la saga già avviata dall’editore Salani con L’ultimo ElfoL’ultimo Orco e Gli ultimi incantesimi.
Con Fanucci Editore ha pubblicato, nel 2009, Il Gatto dagli occhi d’oro.

Recensione:
Il primo romanzo che ho letto di Silvana De Mari è stato L’ultimo elfo. Ricordo ancora quanto mi incantai su quelle pagine, quanto mi emozionai e commossi. Un libro meraviglioso, uno di quei gioiellini inaspettati capaci di regalarti momenti stupendi. Da quel momento in poi per me la De Mari ha acquistato un posto su un piedistallo da cui niente avrebbe potuto mai smuoverla. Non ho continuato la storia iniziata con L’ultimo elfo (che prosegue con L’ultimo orco, Gli ultimi incantesimi e L’ultima profezia nel mondo degli uomini): non c’è un motivo preciso. Ho rimandato per la mole dei volumi, perché aspetto che sia il momento giusto. Quando però ho visto che la Fanucci avrebbe pubblicato Io mi chiamo Yorsh, un prequel del ciclo dell’Ultimo elfo, ho pensato che leggerlo sarebbe stato un modo carino per riavvicinarmi a quella storia e magari riprenderla…
Forse mi sono sbagliata. Leggere queste pagine non mi ha portato a riavvicinarmi alla storia, ma inaspettatamente ad allontanarmene. Non perché non mi siano piaciute, ma perché non sono riuscita a recuperare i ricordi del primo volume e a ogni nome o situazione che veniva menzionata, la mia memoria restava muta. Se i ricordi non mi aiutavano, speravo la storia potesse incantarmi e coinvolgermi.


Yorsh racconta di se stesso, del periodo trascorso nel lebbrosario, del tentativo di fuga insieme al padre, dell’unione con gli elfi, dell’incontro con Roha… il racconto scivola via in poco tempo, senza coinvolgermi del tutto. Lo stile usato dalla scrittrice, questa volta, mi è sembrato poco narrativo e molto più frammentato. L’ho riconosciuta ogni qualvolta all’apertura di un capitolo ha aggiunto quelle due-tre righe di spiegazione e riassunto del contenuto successivo: là c’era la spontaneità, la naturalezza, la semplicità che avevo provato nel primo romanzo. Altrove no, non ho ritrovato lei e la sua freschezza.
Perché? Probabilmente perché ogni volta che viene pubblicato un prequel si commette l’errore di pensare che possa essere tranquillamente letto prima dei volumi già pubblicati. In realtà quel prequel è stato scritto dopo, e la scrittrice è cresciuta, cambiata al passo coi suoi personaggi, perciò si dovrebbe sempre seguire l’ordine con cui sono stati elaborati per poterli capire al meglio. Inoltre in questo romanzo ho avvertito un senso di necessità da parte dell’autrice: come se ci volesse raccontare qualcosa che andasse oltre Yorsh e la sua storia. Ma non riuscivo a capire cosa. Sono andata alla ricerca nel web, ho scoperto com’è nata la storia, o meglio dove è nata: a Gerusalemme, davanti alla tenda dei familiari di Ghilad Shalit, bambino vittima del terrorismo. E ancora il tema della lebbra, dello stupro, del genocidio. 
La De Mari non ci sta raccontando una bella fiaba: ci sta spiegando gli orrori della vita, mascherandoli per farli comprendere a lettori di tutte le età.

Con questa consapevolezza, Io mi chiamo Yorsh acquista un nuovo senso, una consistenza maggiore. E questo è solo il primo dei volumi che l’autrice ha voluto dedicare ai vari personaggi della saga. Seguiranno Io mi chiamo Kail, Io mi chiamo Arduin, Io mi chiamo Skardrail, Io mi chiamo Roha. Sono proprio curiosa di vedere cosa ci proporrà per ognuno di essi. E prima che vengano pubblicati cercherò di terminare la lettura della saga, per poterli leggere con maggiore coscienza.   

Prime 16 pagine del libro: 
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Titolo: Io mi chiamo Yorsh
Autore: Silvana De Mari
Editore: Fanucci 
Pagine: 208
Isbn: 9788834717882
Prezzo: €9,90
Valutazione: 3 stelline
Data di pubblicazione: 3 novembre

5 commenti:

  1. Ciao, lascio un commento, spero di non essere inopportuno.
    La storia di questo libro in effetti va presa per quella che è. Se provi a ricollegarla a "L'ultimo elfo", riuscirai a capire davvero poco. Ha più riferimenti ai libri successivi.
    Più che prequel de l'ultimo elfo (che viene citato per ovvie ragioni commerciali) io direi che è un prequel della saga dell'Ultimo.
    Io ti consiglio di continuare almeno con "L'ultimo orco" che era splendido.
    Dopo effettivamente mi pare che l'autrice ha cominciato a maturare una scrittura diversa. E secondo me deve ancora trovarsi completamente e prendere delle decisioni.
    Vedremo cosa riesce a fare con gli altri. C'è pure il seguito de "Il gatto con gli occhi d'oro" in programma.
    p.s. Che mi dici de "La miniaturista"? XD vorrei prenderlo, ma sono indeciso.
    Un saluto.

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  2. @Chagall: per niente inopportuno, anzi ti ringrazio! dopo aver letto questo, ho infatti deciso che devo continuare assolutamente la saga (anche perché i libri ce li ho già tutti!) e poi rileggere Yorsh. Spero così di comprenderlo e rivalutarlo a pieno!
    La miniaturista mi è piaciuto molto, anche se la protagonista è più sfortunata dei personaggi dickensiani...la recensirò a breve!

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  3. Ciao, mi sono imbattuta in questo blog per caso curiosando su questo libro.
    Io sono cresciuta insieme a questa serie. Ho letto l'ultimo elfo a 11 anni, l'ultimo orco a 12 e gli ultimi due a 13, vale a dire due mesi fa. Non ho ancora letto questo libro, ma ti consiglio dal basso dei miei tredici anni di leggere la serie per intero. Ti avviso che neanche gli ultimi sono rose e fiori. Mi piacerebbe un ulteriore sequel, ma probabilmente è esatta la metafora con la spirale aurea: a ogni giro si allarga, per non finire mai.
    Spero di non aver detto cose troppo a casaccio, e se l'ho fatto spero di essere perdonata.
    Ancora un saluto
    Bia

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    1. Ciao Bia, io non ho ancora 14 anni e ho finito la saga quest'estate. Ho trovato questi libri decisamente splendidi fantastici mitici perfetti. Spero che questo libro (che mi farò regalare al compleanno) sia come gli altri.
      Anche io spero in una continuazione con il bisbisbisnipote di Robi e Rankstrail. Quanto vorrei che continuasse! :)
      Federica

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  4. @Bia: ti ringrazio per il tuo commento!
    mi fa piacere sapere che vale la pena leggerli tutti i libri di questa saga, mi fa sapere piacere che siano apprezzatissimi anche dai più giovani. Mi riprometto di leggerli, appena avrò smaltito le letture che attendono sul comodino e che sono anche in qualche modo obbligatorie...
    Grazie ancora!

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