lunedì 9 marzo 2015

Le stanze buie di Francesca Diotallevi

Titolo: Le stanze buie
Autore: Francesca Diotallevi
Editore: Mursia
Pagine: 400
Prezzo: €22,00
Valutazione:

Trama
Torino 1864. Un impeccabile maggiordomo di città viene catapultato nelle Langhe: per volere testamentario di un lontano zio, suo protettore, dovrà occuparsi della servitù nella villa dei conti Flores. Il protagonista si scontra così con il mondo provinciale, completamente diverso da quello dorato e sfavillante dell'alta società torinese, e con le abitudini dei nuovi padroni e dei loro dipendenti. Nella casa ci sono un conte burbero, una donna eccentrica e anti-conformista, ma anche sola e infelice, un cameriere dalla doppia faccia e una vecchia che sa molte cose, ma soprattutto c'è una stanza chiusa da anni nella quale non si può assolutamente entrare. A partire da questo e da altri misteri il maggiordomo si troverà, suo malgrado, a scavare nel passato della famiglia per scoprire segreti inconfessati celati da molto tempo e destinati a cambiare per sempre la sua vita.




Qualche mese fa Andrea, blogger de Le mele del silenzio, ha chiesto ad alcune blogger di partecipare al compleanno del meleto parlando di quei libri che più abbiamo amato. La scelta non era per niente facile: se si ama leggere, i libri amati sfiorano l'infinito o quasi. Dopo mille tentennamenti ho deciso di scegliere un libro recentissimo verso il quale mi sono ritrovata a provare stima, affetto, rispetto, amore, nostalgia e sì, un po' anche di adorazione. Un libro che mi ha fatto venire voglia di parlarne a chiunque, di consigliarlo continuamente, di pubblicizzarlo quasi l'avessi scritto io.
E visto che si tratta di un libro a me caro, ho pensato di riportare quella recensione anche qui su Cuore d'inchiostro, che ci tengo a mostrare le cose belle!

Da quando ho letto Le stanze buie, ho questa costante voglia di riprenderlo in mano e rileggerlo.
Ho voglia di ascoltare quella scrittura che non si può che definire elegante e di classe, ho voglia di alzare lo sguardo dalle pagine e ritrovarmi immersa in un'atmosfera passata pregna di segreti, di ambiguità, di forti tensioni. Voglio entrare nelle stanze in cui non è concesso di entrare. E arrivare alla fine del libro per poi magari ricominciare a riviverlo, ancora una volta. E ancora, e ancora.
Accomodiamoci insieme ne Le stanze buie di Francesca Diotallevi.
L'autrice è un'esordiente, ma per lei non servirà nessuna frase di circostanza sul - che so - perdonarle certe imperfezioni perché è alle prime armi o aspettarci sicuramente di meglio la prossima volta, ecc. ecc. Qui non ci sono prime armi: Francesca sfodera fin dal primo momento l'artiglieria pesante e lo fa con maestria. Non c'è immaturità né incertezza: l'autrice è sicura, la sua scrittura è musica, l'ambientazione del romanzo è impeccabile, i personaggi sono vivi. E sono tentata, sì, di parlarvi anche della trama, ma al contempo vorrei sedere qui e lasciare che i tasti parlassero solo per complimenti, che mostrassero la mia soddisfazione nel voltare pagina dopo pagina, che urlassero la bravura di una scrittrice giovane (giovane!) che non decide di seguire le facili e banali mode del momento. La sua è una storia immersa in un tempo fuori dal nostro tempo che non fa che renderla eternamente valida, eternamente impeccabile.
Forse ormai i tasti hanno fatto il loro dovere e il messaggio è giunto: Le stanze buie è un romanzo che ha valore.
Vittorio Fubini, il maggiordomo protagonista della storia, è un personaggio degno di un Neri Pozza. Chi mi conosce sa quanto io stimi la casa editrice in questione e ponga le sue pubblicazioni sempre un gradino al di sopra di tutte le altre: ecco, Vittorio Fubini in casa Neri Pozza ci starebbe alla grande. Un maggiordomo che ci ricorda Carson (per gli amanti di Downton Abbey) per il suo rigore e per la sua abnegazione al lavoro e ci ricorda Mr Stevens (per i lettori di Ishiguro) per la sua freddezza e apparente estraneità ai sentimenti e alle cose del mondo. Un protagonista anziano, un io narrante che vive nella seconda metà dell'800 e che sicuramente poco ha a che spartire con una giovane ragazza come la Diotallevi, che invece è capace di farlo parlare e agire in maniera più che credibile. Lo seguiremo nelle sue mansioni presso la nuova casa dove ha preso servizio, ben presto immerso nelle tensioni e ambiguità dei suoi nuovi datori di lavoro. E in un amore che mai avrebbe previsto nella sua vita.
La storia si prende tutto il tempo che le serve: non è dato modo di confondersi o di ignorare qualche dettaglio. Francesca è scrupolosa e puntuale: mostra di saper gestire la narrazione senza lasciare nessun interrogativo sospeso. E mentre scrive, infarcisce, forse inconsapevolmente, la narrazione di echi. Echi che noi lettori avvertiamo da lontano, sentiamo risuonare quando ormai stanno per scomparire. E da quegli echi capiamo, sentiamo, che la scrittrice è prima di tutto una lettrice, e come lettrice ha amato le sorelle Bronte, ha adorato Ishiguro, ha divorato Henry James... e di tutte le sue letture ne ha fatto tesoro. Un tesoro che poi ha regalato a noi. Un regalo del genere non si può che accettarlo e apprezzarlo. Un romanzo del genere va comprato, prestato, rubato. Leggete Le stanze buie e poi non fermatevi lì. Prestatelo ai familiari. Parlatene agli amici. Se siete editori contattate la Diotallevi e assicuratevi i suoi romanzi per la vita. Se avete una casa cinematografica fatene un film. Se avete una casa discografica, trasformatelo in musica (io lo metterei nelle mani e nella voce di Florence & the Machine). Se avete un castello o una casa nelle Langhe, organizzate un tour in stile Le stanze buie. Insomma, vivetela questa meravigliosa storia, che ne vale la pena!