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venerdì 18 novembre 2011

Q & A: intervista a Tim Bruno, autore di Ossidea

Ciao a tutti!
Oggi voglio presentarvi l'autore del romanzo per ragazzi Ossidea, Tim Bruno!

Trama:
Alla vigilia del suo dodicesimo compleanno, David Dream riceve la lettera che cambierà per sempre la sua giovane vita. 
Seguendo le indicazioni contenute nel messaggio, il ragazzo trova
la porta nel “tempo che si è fermato” e apre il libro incompiuto. Improvvisamente una creatura fantastica, un elfo, ferito e sofferente, irrompe nella sua camera attraverso un varco di luce. Pronunciando
le parole incomprensibili di una lingua sconosciuta, l’elfo passa al giovane il testimone di una missione disperata. Il ragazzo suona il Taharan, il corno di viaggio, e si ritrova proiettato in un luogo sconosciuto e selvaggio: la Terra di Arcon. 
David dovrà raggiungere la Città del Cielo e salvare il regno degli elfi dalla furia vendicativa di Kahòs; ma un segreto terribile accompagna il giovane della razza degli uomini.

Q & A
Ciao Tim!
Sono davvero contenta di poterla accogliere nel mio blog! Per iniziare, vuole presentarsi ai lettori di Cuore D’inchiostro?
Grazie a lei per avermi ospitato! Inizio col dire che Tim Bruno non è il mio vero nome ma uno pseudonimo che ho scelto di utilizzare per il target ragazzi.
Sono italiano, nato nel 1966, e ho già scritto per i ragazzi delle novelle e racconti brevi, ma Ossidea è il mio primo romanzo. Di mestiere faccio il ricercatore in ambito ambientale e naturalistico, il mio target di ricerca sono i cetacei. Mi sono laureato in scienze biologiche: da che ho memoria ho sempre avuto una grande passione per la natura e per le forme animali. Passione istintiva che poi è diventata anche una passione intellettuale, un vero e proprio interesse nato dall’emozione che mi dà la semplice osservazione del mondo naturale e delle forme animali.

Accanto alla passione per la natura c’è quella per la scrittura: com’è nata quest’ultima?
Ho fatto i miei primi esperimenti di scrittura al liceo, come credo la maggior parte delle persone, e ho pubblicato il primo libro nel 2000. Non sono mai stato da ragazzino un forte lettore o uno di quelli che scrivono molto, ma mi è sempre piaciuto chi è capace di organizzare attorno a un tema o attorno a uno spunto una storia che funzioni. Mi piace chi è in grado di tradurre in una rappresentazione teatrale, letteraria o cinematografica, una sua idea della vita, un suo sogno. Il tutto inserito in una storia ben costruita senza che l’autore sia troppo riconoscibile, in modo che non diventi un’autobiografia.

Parliamo allora dei personaggi di Ossidea: da quanto ha detto, probabilmente non si rispecchia in nessuno di essi.
I personaggi sono tutti originali, ossia personaggi che non compaiono in altri libri fantasy (ad eccezione degli elfi che sono quell’elemento classico che tenevo ad inserire per ricondurre Ossidea nella tradizione classica del genere)
Ho cercato di creare dei personaggi che potessero essere espressione vivente e cosciente della terra di Arcon. Questo perché sono molto attratto oltre che dagli animali anche da quei popoli indigeni che sono espressione originale della nostra specie, popoli che riescono a vivere ancora oggi a contatto con la natura. È  interessante andare a vedere come viveva l’uomo prima si civilizzasse. Ho cercato di creare delle specie antropologiche che fossero il più possibile coerenti col mondo descritto.

A questo proposito: la Terra di Arcon. Com’è nata?
Mi sono ispirato sia ai popoli indigeni di cui parlavo prima, sia agli animali. Ho cercato di non inserire troppa magia, troppi elementi fantastici perché ci tenevo a creare un mondo che fosse possibile. Il fantasy, ma in generale la letteratura, per quanto fantastica, deve essere uno specchio della realtà e io ci tenevo a creare un mondo che fosse reale, o almeno reale quanto il nostro mondo prima della civilizzazione.

Come mai la decisione di scrivere un romanzo per un pubblico giovane?
Risposta molto semplice: io ho due figli di 9 e 11 anni e ci tenevo a scrivere qualcosa che fosse anche per loro. Se non avessi avuto questa esperienza di padre credo non mi sarebbe venuta la voglia di scrivere per i più piccoli. Una delle cose di cui mi sono accorto facendo il papà è quanto il mondo moderno e le città moderne siano poco o per nulla adatte ai bambini e quindi ci tenevo a regalare ai miei figli e ai lettori un racconto che li aiutasse a ritrovare un mondo naturale che non c’è più. Mi piaceva l’idea di realizzare una dimensione che fosse più adatta alla naturale passione di un bambino per la natura e per gli animali, passione che poi viene persa perché non c’è possibilità di coltivarla, alimentarla… e questo non fa bene perché crea degli individui un po’ snaturati, scollegati dalla realtà.

Curiosità: Ossidea, perché questo titolo?
È semplicemente un omaggio al più grande racconto di viaggio esistente, l’Odissea. Ossidea è l’odissea di David Dream.

Ossidea è un romanzo dedicato soprattutto ai più giovani, come dicevamo e probabilmente per molti bambini sarà la loro prima lettura in assoluto. Ricorda qual è stato il primo libro che ha letto nella sua vita?
Zanna bianca e poi poco dopo Capitani Coraggiosi, ma in generale non ero un forte lettore, ero più portato per i fumetti, i supereroi. La passione per la lettura e la scrittura sono arrivate più avanti.

Siamo alle ultime domande: sta già lavorando al seguito? So che questo non può rivelarlo, ma la mia curiosità maggiore è se David farà ritorno al mondo degli uomini o resterà nella Terra di Arcon… quando lo scopriremo?
Il secondo è in dirittura di arrivo, uscirà il prossimo anno. Quanto a David… mi dispiace ma non posso dire nulla!

Ho letto il romanzo come l’inizio di un percorso di formazione per il giovane David. Un viaggio che lo porterà attraverso luoghi sconosciuti, accompagnato da personaggi buoni e da altri invece con cattive intenzioni… e allo stesso tempo lo si può considerare come l’inizio di una fiaba: l’eroe che deve compiere una missione, gli aiutanti, gli antagonisti, e chissà poi il futuro cosa riserverà al nostro David.
Oltre all’aspetto importante della natura che ho sottolineato finora, evidente fin dal momento in cui David, ragazzino di città, arriva in questo mondo selvaggio impreparato o semplicemente non abituato ad esso, e poco alla volta deve recuperare la sua appartenenza a quella terra (che poi verrà svelata più avanti), il viaggio di David è anche un viaggio iniziatico. Il protagonista ha perso la figura di riferimento del padre, si ritrova ad affrontare la vita e il mondo da solo e quindi il viaggio dovrebbe portarlo a vincere le sue paure e a ritrovare qualcosa che ha perso nel mondo reale, e infine a crescere e fortificarsi.

Ha già in mente qualche progetto dopo Ossidea?
Un progetto in qualche modo legato a Ossidea ma anche molto diverso, non posso anticipare altro, però dico solo che almeno l’idea c’è.

Qualche parola sull’illustratore, Claudio Prati. È riuscito a interpretare il suo romanzo?
Come autore io trovo che il suo lavoro sia pienamente riuscito, ma anche perché effettivamente abbiamo lavorato fianco a fianco. Claudio Prati è un ottimo illustratore capace di mettere il suo talento al servizio della storia; ci siamo confrontati su tutto, è stato un lavoro affascinante e interessante, proprio perfetto. È bello che l’artista capisca non solo l’importanza dell’illustrazione ma la necessità della sintonia di questa con la storia e con l’autore che ha creato quella storia. Ci tengo a sottolineare in ogni caso la sua bravura artistica e la sua efficienza.

Ok, Tim, la ringrazio per aver risposto alle domande e le auguro in bocca al lupo per il suo romanzo, magari ci sentiremo l’anno prossimo alla pubblicazione del secondo volume!
La ringrazio anch’io per il suo tempo e saluto tutti i lettori del blog!









sabato 17 settembre 2011

Q&A: intervista a Alessandro Camilletti e La Guerra di Dio

Buongiorno a tutti!
Oggi si inaugura una nuova rubrica qui a Cuore D'inchiostro: 
Q&A.
Questions and Answers, 
la rubrica - a scadenza decisamente casuale - 
di interviste a scrittori, editori, addetti al mondo della carta stampata.

Oggi  abbiamo il primo ospite speciale e siamo davvero felici di averlo qui con noi.
Si tratta di Alessandro Camilletti, autore de La guerra di Dio, suo romanzo d'esordio pubblicato prezzo la Zero91 Edizioni.
Dopo la presentazione del libro, potrete leggere l'intervista a cui l'autore si è molto gentilmente "sottoposto"!

La guerra di Dio

Trama: Marchesato di Monferrato.
È il giorno dell’Assunzione dell’anno 1203.
Alla vigilia della disastrosa crociata di Bonifacio I, un’alba di sangue si leva sulla città di Ovilia, caduta, dopo mesi di assedio, nelle mani di un nemico ambizioso e implacabile. Ademar, il fedele maresciallo del barone di Ovilia, si ritrova faccia a faccia con le sue più segrete paure e le sue più intime insicurezze.
Eppure, dovrà essere lui a portare in salvo l’impenetrabile e altera Eloisa, fi glia del barone, e difendere ciò che resta delle speranze della città. Un gruppo di soldati scelti segue Ademar in questa delicata missione.
Ognuno ha messo la propria vita al servizio del barone, e il tempo di onorare quella promessa è arrivato. Nell’impavida fuga, metteranno in gioco il proprio onore e combatteranno la propria guerra contro dubbi, aspettative e segreti.
In una realtà in cui le azioni degli uomini vengono guidate o giustifi cate dalla Volontà di Dio, Eloisa cerca la sua strada, sola e determinata, in una fuga che, per lei, non è solo geografica. Tutti scopriranno, però, quanto intrecciate siano le loro sorti. Quanto l’azione di un singolo uomo possa riscrivere anche il Destino degli altri. 
Titolo: La guerra di Dio

Autore: Alessandro Camilletti
Editore: Zero91
Pagine: 416
Prezzo: €19,90
 

E ora andiamo a conoscere Alessandro!


Ciao Alessandro, benvenuto nel mio blog. Spero non ti dispiaccia se mi rivolgo con il tu, ma siamo quasi coetanei... 
Per carità, ne sono lieto! Vuol dire che siamo già diventati amici!

Per iniziare, vuoi presentare te stesso e il tuo romanzo ai lettori del blog?
Posso riassumermi in poche frasi. Tutta una grande fetta della mia vita è stata dedicata allo studio della musica e del pianoforte in particolare. Gli ultimi anni li ho invece dedicati quasi esclusivamente all’insegnamento. Ora spero di aver dato il via ad una nuova fase da portare avanti insieme alle altre: quella da scrittore.
La Guerra di Dio è il mio primo romanzo, oltre che il mio primo lavoro di una certa consistenza. Si tratta di un romanzo storico, ma con una particolarità: sprsso questo genere di libri si propongono di raccontare una storia più o meno avvincente e più o meno credibile; io ho voluto soprattutto raccontare le persone che hanno vissuto gli eventi descritti nel libro. Sono i personaggi la vera storia.

Nella vita hai due grandi passioni (e chissà quante altre che noi non conosciamo!): musica e libri. Vanno d'accordo? Riesci a dedicare il giusto tempo ad entrambe, o è difficile conciliarle?
Trovo che si concilino naturalmente. Sono entrambe forme di intrattenimento, espressione dell’animo umano, strumenti per sondare il nostro io più profondo. Certo, trovare il giusto tempo da dedicare ad entrambe è cosa ardua. Credo di poter dire che molte vite non basterebbero per esplorare fino in fondo uno solo di questi mondi. Perciò non mi resta che visitarli e trascurarli alternativamente.

La scrittura del tuo romanzo è stata accompagnata dalla musica o si è svolta in religioso silenzio?
Amo il silenzio che considero come la trama fondamentale dell’ordito di ogni musica. Magari non è stato sempre “religioso”, ma va bene ugualmente. Quanto a mescolare le cose, non sono il tipo. Non credo che due cose belle messe insieme ne diano una ancora più bella; piuttosto ritengo che si ostacolino a vicenda; un po’ come quando, da bambini, mischiavamo l’aranciata con la Coca-Cola…

La guerra di Dio: leggendo le tue note biografiche so che hai una passione per la storia medioevale. L'elemento religioso è stato dettato esclusivamente dall'ambientazione o da una tua necessità?
La religione occupa una parte importante della mia vita. Tuttavia non ho scelto di inserire questo elemento per venire incontro ad un mio desiderio. Penso piuttosto che un medioevo senza Dio non sia credibile. Per noi eredi della filosofia cartesiana è possibile anche ritenere che Dio non sia altro che una rappresentazione della nostra mente. Questo perché Cartesio ha posto il pensiero come fondamento primo della realtà (cogito, ergo sum). Ma per l’uomo medievale le cose stavano diversamente. L’essere era il presupposto della realtà e, poiché Dio è l’Essere supremo che dà sostanza a tutte le cose, ecco che in ogni cosa è possibile ritrovare una sua traccia. Per questo l’uomo medievale riesce con naturalezza a vedere il collegamento col mondo ultraterreno in ogni cosa e, qualche volta, arriva perfino a presumere di poter dimostrare l’esistenza di Dio partendo proprio dalla realtà.

Per scrivere La guerra di Dio hai dovuto compiere molte ricerche, o erano conoscenze che già possedevi? 
Entrambe le cose. Mi interesso del medioevo da molti anni e questo libro mi ha dato l’occasione di utilizzare molto di ciò che ho imparato nel corso dei miei studi. Tuttavia è anche vero che La Guerra di Dio mi ha obbligato a fare delle ricerche particolari, finalizzate unicamente a questo scopo. Soprattutto non volevo che il fatto di seguire il mio intreccio finisse per stravolgere o anche solo aggirare quella che è stata la realtà storica di quegli anni. Alla fine credo che sia stata una buona simbiosi: a volte mi sono trovato costretto a modificare alcune idee per non invadere il campo della storiografia; altre volte però sono stati proprio gli eventi reali a darmi ottimi spunti per rendere le vicende ancora più appassionanti.

Quanto è impegnativo ambientare un romanzo in un'epoca storica così lontana dalla nostra? Non hai mai temuto incongruenze nel linguaggio, negli usi, negli abiti... insomma nei piccoli particolari?
Per la verità mi trovo molto a mio agio nel mondo medievale. Dunque escludo difficoltà legate alla lontananza temporale. Quanto alla seconda questione, beh, riconosco che un po’ di timore l’ho avuto e l’ho tuttora, dal momento che, nonostante tutta la mia attenzione, non posso scartare categoricamente l’ipotesi di non aver messo neanche un piede in fallo. La mia intenzione era quella di essere molto rigoroso a riguardo come ho dichiarato anche alla fine del libro, nella sezione intitolata “Appendice storica”. Ma sarei grato a chi, leggendo il libro e trovando una imprecisione di questo tipo, volesse segnalarmela. Sarebbe bello sapere che qualcuno vi ha prestato tanta attenzione.

Questo è il tuo primo romanzo pubblicato. Ti eri già cimentato in passato a scrivere romanzi, o è stata la tua prima volta? 
Confermo che è stata proprio la prima volta. In passato ho avuto a che fare con la poesia e con le filastrocche per bambini, ma niente di simile a questo.

Quando hai deciso di prendere carta e penna (ok, tastiera e schermo) e iniziare a scrivere? Com'è nata l'idea?
L’idea è nata in un giorno qualunque di qualche anno fa. Mentre ascoltavo un mio amico raccontare i suoi progetti per la stesura di un romanzo ho pensato semplicemente che sarebbe piaciuto anche a me provare a scrivere un libro. Questa idea ha maturato dentro di me per alcuni mesi, poi ha cominciato a concretizzarsi quasi da sola. All’inizio non avevo altro che una manciata di spunti; ma, poco a poco, ogni cosa ha trovato il suo posto e le tre paginette del soggetto originario sono diventate oltre quattrocento. È stato un lavoro impegnativo, ma oggi ne sono molto orgoglioso.

Sei il tipo che segue l'ispirazione del momento, o che si siede e resta ore chino sul pc in attesa di trovare le giuste parole?
Secondo me chi pensa di poter scrivere un libro seguendo l’ispirazione del momento è inevitabilmente destinato a fermarsi dopo le prime pagine. È vero che a volte facciamo esperienza di questa forza misteriosa e travolgente, ma è altrettanto vero che le idee che essa suscita nella nostra fantasia finiscono per inaridire se non sono corroborate da un lavoro costante e metodico di realizzazione e limatura che le trasformi in qualcosa di reale. Nello scrivere, come nel fare musica, io trovo più onesto cercare di essere dei bravi artigiani, piuttosto che degli “artisti”.

La tua è una vita guidata da due grandi passioni: ne sei soddisfatto? In Italia è più faticoso riuscire a vivere di musica o di scrittura?
Accidenti, questa sì che è proprio una bella lotta! È un po’ come chiedere se sia più facile contare le stelle del cielo o i granelli di sabbia del mare. Per essere molto franco, trovo piuttosto sciocco illudersi che la nostra società abbia raggiunto un livello culturale tale da percepire queste due risorse come necessarie alla crescita umana. Probabilmente, oggi come non mai avremmo la possibilità di educare le persone alla bellezza e alla ricerca del benessere interiore; per questo fa ancora più male vedere come ogni giorno che passa tutto questo venga sempre più messo ai margini ed etichettato come non necessario in favore di una cultura totalmente utilitaristica che, lungi dal renderci felici, serve solo a tenere in piedi un sistema economico che non si interessa di noi in quanto individui ma soltanto in quanto masse dotate di potere di acquisto.

E ora qualche domanda all'Alessandro lettore e ascoltatore di musica:  il libro che rileggeresti ogni volta senza annoiarti mai, la musica che non smetteresti mai di ascoltare - o suonare.
Sono un grande fan di Franz Liszt. La sua musica non mi stanca mai e i suoi spartiti sono quelli che ho più di frequente per le mani. Mentre tra i libri non vorrei mai separarmi dalla mia copia de “I nutrimenti terrestri” di Gide, anche se forse a rendermelo tanto caro sono più che altro delle motivazioni personali.

Daresti un consiglio letterario e musicale ai lettori del blog?
Ho letto molti libri meravigliosi. Dovendone scegliere uno, faccio in modo di rispondere in maniera differente ogni volta che mi fanno questa domanda. Oggi voglio consigliarvi “I Miserabili” di Hugo. Vi avverto però: armatevi di pazienza!
Per quanto riguarda la musica, chi ancora avesse la sfortuna di non conoscerle corra subito a comprare le “Variazioni Goldberg” di Johann Sebastian Bach (rigorosamente nell’esecuzione di Glenn Gould). È una di quelle cose con cui prima o poi bisogna assolutamente fare i conti se si vuole dire di aver vissuto veramente.

Prima di lasciarci, vorremmo sapere i tuoi programmi futuri... continuerai a scrivere? Hai già qualche idea?
Al momento sto lavorando su due soggetti completamente differenti. Mi affascinano entrambi e non ho ancora deciso se proseguire sul filone del romanzo storico o cambiare decisamente rotta. Credo che molto dipenderà dal modo in cui La guerra di Dio sarà accolto dal pubblico.

Alessandro ti ringraziamo tantissimo per essere stato il nostro primo ospite qui a Cuore d'inchiostro, ti auguriamo tanta fortuna col tuo libro e speriamo di ospitarti anche in futuro!!!
Grazie a voi, sono molto felice di aver inaugurato questa rubrica. Sono certo che ci porteremo fortuna a vicenda. Prima di salutarvi e di salutare i vostri lettori permettetemi però un’ultima cosa: desidero ringraziare la mia casa editrice, la Zero91, ed in particolare Manuela Pincitore e Costantino Margotta che mi hanno seguito lungo tutte le fasi di lavorazione con una dedizione e una delicatezza che non mi sarei mai aspettato di poter sperimentare nel “crudele mondo dell’editoria”.