Visualizzazione post con etichetta Francisco de Paula. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Francisco de Paula. Mostra tutti i post

mercoledì 17 aprile 2013

Quattro recensioni e un abbandono

Ritorno oggi con le recensioni aggregate di quattro libri più uno (che si è meritato direttamente l'abbandono dopo non troppe pagine). Anche stavolta l'attenzione è concentrata su romanzi dedicati ai ragazzi, romanzi che non sono stati presentati al pubblico come young-adults per un semplice motivo: non siamo alle prese con trame fantastiche o distopiche ma semplicemente con narrativa contemporanea, e in tali casi in Italia è più difficile che dei romanzi vengano catalogati come ya. Misteri nostrani. Si tratta di due romanzi spagnoli e due italiani (quello abbandonato, un italiano, non è destinato ai ragazzi, perciò merita un discorso a parte) tutti ambientati nel mondo degli adolescenti di oggi. Quattro risultati catastrofici per nulla soddisfacenti. Uno solo riesce a salvarsi, anche se non ad elevarsi a chissà quale livello, ma sicuramente si distingue dagli altri per una minore superficialità e una migliore considerazione verso gli adolescenti: mi riferisco a Siamo ancora tutti vivi, di Giulia Blasi. Gli altri autori volano troppo basso per lasciare il segno. 


Siamo ancora tutti vivi
Giulia Blasi
Del romanzo di Giulia Blasi sento di dover sottolineare innanzitutto due aspetti: uno oggettivo, dato dal realismo e dalla credibilità della storia raccontata; l'altro soggettivo - inerente al mio approccio alla storia - dato da una difficoltà a farmi coinvolgere, entusiasmare o semplicemente appassionare alla vita degli studenti protagonisti. 
Giulia Blasi, prendendo spunto da una storia vera, ossia la chiusura di alcune classi di un liceo e quindi la dispersione degli studenti tra altre scuole, dà vita a un romanzo incentrato sulla quotidianità di un gruppo di adolescenti. Si parlerà ovviamente di primi amori, di amicizie che nascono o che finiscono senza un perché, della necessità di stare insieme, dell'essere se stessi o dell'apparire in un certo modo, di rapporti familiari difficili o tranquilli, della centralità nella loro vita, volenti o nolenti, della scuola. Quel che ho più apprezzato, come dicevo qualche rigo più su, è la credibilità di ciò che viene raccontato. L'amore messo in scena non è quello eterno e immortale tipico dei romanzi young-adults: qui si tratta di primi amori ancora insicuri e inconsapevoli. Amori che provano a nascere, e poi si vedrà. Stesso discorso vale per le amicizie: non si tratta di rapporti nati alla scuola materna e poi sfociati in odio in seguito a qualche gravissima offesa al liceo (cliché degli ya). No, tra i banchi di scuola messi in scena dalla Blasi, si parla semplicemente di crescita e cambiamento: a volte delle amicizie sono destinate a finire perché si cambia. Senza troppi perché e per come. (Quando mi sono trovata davanti a quell'amicizia terminata senza una motivazione, mi sono inizialmente alterata: ma si può farla finire così? e poi mi son ricordata quando è capitato anche a me. Sì, si può. L'avevo dimenticato, avevo preferito non pensarci più. Accade, è vero). 
E' così che questo libro si presenta ai miei occhi: come qualcosa di vero. Una storia che non fa leva sulle facili emozioni, che non mette l'amore al centro di tutto, che non considera gli adolescenti degli esseri senza cervello concentrati solo sulla conquista dell'altro sesso. I protagonisti di Siamo ancora tutti vivi sono persone, in tutto e per tutto. Con le loro idee, i loro dialoghi mai troppo superficiali, le loro scelte impulsive e non sempre intelligenti, ma determinate. Con la loro normalità. Non ci sono stereotipi, non ci sono eroi, non ci sono grandi gesti del singolo individuo. Qui, tra queste pagine, va in scena un periodo della vita che avrebbe potuto essere quello di ognuno di noi: semplice, spontaneo, naturale. Normale. 
Consigliato a chi non ne può più delle americanate, a chi non sopporta storie infarcite di facili sentimentalismi, a chi ne ha abbastanza di romanzi che trattano gli adolescenti come degli idioti. Siamo ancora tutti vivi non sarà un romanzo memorabile, non avrà chissà quale pregio stilistico, ma avrà il dono di parlare con sincerità senza gettare fumo negli occhi. E penso che ai ragazzi non possa che far bene.
3 stelline




Buongiorno Principessa!
Francisco de Paula
Cominciamo col dire che l'unica definizione lampo che mi viene, per un libro del tenore di Buongiorno Principessa!, è imbarazzante. Siamo alla fiera dell'ovvietà, dello stereotipo, della banalità più pura. Detto ciò, vi consiglierei direttamente di non leggerlo, perché non è una lettura meritevole. Io l'ho letto e non avrei dovuto, ma ormai sapete che ogni tanto mi piace farmi del male con romanzi assurdi e inutili.
Francisco de Paula è stato presentato come il Moccia madrileno, e se l'autore l'ha ritenuto un complimento, buon per lui (ma non per noi): l'accostamento corrisponde a verità. I ragazzi protagonisti di Buongiorno Principessa! sono poco credibili, poco approfonditi, stereotipati, banalissimi. Così come le situazioni che si trovano a vivere. Sono un gruppo di sei adolescenti che si sono ritrovati insieme perché uniti da un particolare: appartengono a quella categoria di ragazzi poco integrati con i coetanei, poco socievoli, incompresi. La loro unione prenderà il nome di Club degli incompresi e porterà alla nascita di forti amicizie e primi batticuori. Batticuori che si sviluppano secondo una linea di "lui ama lei che ama l'altro". Oppure loro (due amiche inseparabili) amano entrambe lui. Insomma soap-opera style, per intenderci. Centro di tutte le loro vite è l'amore, o meglio le cotte di ognuno di loro, e i tentativi di viverle appieno. Niente di nuovo sotto il cielo. I vari sviluppi sono - mi ripeto - banali e prevedibili e alla fine ne esce un quadro di un'adolescenza superficiale e piatta. 
De Paula ha cercato di dare profondità alla storia creando un romanzo corale: grave errore, se poi i vari personaggi sono così poco approfonditi e risultano così simili tra loro da non riuscire a distinguere chi stia parlando in un determinato momento. L'autore ha poi infarcito la storia di una serie di flashback che avrebbero dovuto dare maggior realismo e credibilità alla nascita dell'amicizia dei protagonisti: era troppo chiedere che quei flashback fossero annunciati da qualche elemento (che so: una data, un titolo, un corsivo, un segnale lampeggiante)? Spuntano dal nulla e a volte ce ne accorgiamo solo a metà racconto. 
Non basta rendere un romanzo leggero e scorrevole (e quindi leggibile in un paio d'ore) per considerarlo piacevole. La scorrevolezza è data dall'inconsistenza: c'è tanto vuoto, tanta superficialità. Non basta aggiungere un mistero all'ultima pagina per intrigare il lettore: che vuoi che ce ne freghi dell'identità nascosta di uno dei personaggi, quando il resto della storia è noia? Non sarà certo un mistero a portare spessore e consistenza al romanzo. 
Buongiorno Principessa! è un romanzo fregatura. Un romanzo che non ha rispetto per gli adolescenti di cui parla, che li considera dei personaggi e non delle persone, stereotipati e concentrati solo sulle loro cotte. Un romanzo che appiattisce chi legge e che non fa altro che mostrare l'appiattimento di chi l'ha scritto. 
Non leggetelo. 
1 stellina





Quantic love
Sonia Fernandez-Vidal
Quantic love era un libro che mi aveva attirata subito per quella sua cover che faceva tanto The Big Bang Theory (e io adoro quei nerd) e per la sua particolare ambientazione: il Cern di Ginevra. Adolescenza e amore al ritmo della fisica quantistica. Credevo ne potesse nascere una miscela tutta nuova e originale. Peccato. L'idea era davvero carina ma lo sviluppo è dei più banali: sembra uno di quei chick-lit mancati che non riesce né ad appassionare né a divertire. Non che sia nato come chick-lit: è l'impressione che ne ho ricavato io dalla lettura.
Il romanzo parla della giovane Laila che decide di passare l'estate lavorando e riesce ad ottenere il posto come cameriera presso il Cern di Ginevra. Non sa ancora che studi intraprenderà nella sua vita, è ancora in quella fase in cui non sa ciò che vuole, perciò nel frattempo lavora e si innamora, fino a trovarsi al centro di un triangolo amoroso senza sapere chi scegliere. Un po' commedia basata su una serie di equivoci, un po' sui cliché delle storie d'amore, il romanzo segue uno sviluppo abbastanza prevedibile. Tutti sappiamo fin dal primo momento chi sceglierà Leila e perché, e un po' ci dispiace il fatto che la storia si sia appiattita tutta intorno alla sua scelta e abbia relegato la presenza della fisica quantistica a semplice contorno. Non c'è, in effetti, molto altro da aggiungere se non che l'autrice, per dare un tono al romanzo, ha deciso di infarcirlo di nozioni fisiche che non sto qui a riportare - perché non ne sarei in grado - cercando di associarle alla vita quotidiana e, nel caso in cui queste non bastassero, ha piazzato qua e là aneddoti vari, della serie "Non tutti sanno che..." che dovrebbero rendere la storia più interessante. Il mix risulta una forzatura. Amore e fisica forse andranno a braccetto, ma l'autrice non è riuscita a spiegarci come. Se siete alla ricerca del "Romanzo che risolve l'equazione dell'amore" - sottotitolo italiano - purtroppo avete sbagliato storia. Nessuna equazione da risolvere, solo qualche cotta a cui assistere. Perfetto come libro da ombrellone, di quelli che li leggi e te li dimentichi dopo qualche ora.
2 stelline





2BX. Essere un'incognita
Eugenia Romanelli
Non sapevo assolutamente di cosa avrebbe parlato questo libro. L'ho trovato per caso su una bancarella, ricordavo di aver visto la cover in giro da qualche parte e l'ho comprato, visto che il prezzo (3€) permetteva l'acquisto sconsiderato di una barca di libri. Quel titolo mi incuriosiva un po' come aveva fatto Quantic love: lì si parlava di fisica quantistica, qua di equazioni. Non ho uno spirito matematico né fisico ma mi hanno sempre attratta i linguaggi delle due discipline. Ecco perché ho dato una chance a quest'altro romanzo per adolescenti, puntando molto sulla sua mancata pubblicizzazione in giro per il web. Quando un libro fa parlare troppo di sé mi annoia ancor prima di cominciarlo, le troppe chiacchiere mi spengono la curiosità. Questo me l'ha accesa.
Parto dal pregio del libro: l'idea. Organizzare una caccia al tesoro attraverso l'utilizzo di social network e app per arrivare alla conquista del premio, un Ipad. Sembra un'idea banale ma in realtà potrebbe essere davvero efficace: raccontare la generazione di adolescenti di oggi attraverso gli strumenti che utilizzano per la comunicazione, per lo studio, per i rapporti sociali. Raccontare la necessità di essere sempre on line, sempre aggiornati, grazie all'immediatezza dei mezzi tecnologici; sottolineare la facilità con cui ci si può esporre e allo stesso tempo nascondere attraverso e dietro di essi. E la facilità con cui ci si può innamorare di chi è dall'altra parte di quello schermo. Ecco, questo aspetto degli adolescenti sarebbe stato bello da indagare. E che tutto ciò fosse accompagnato da una caccia al tesoro tecnologica poteva rendere la storia ancora più interessante. Purtroppo il risultato non è stato all'altezza dell'idea che mi ero fatta. La narrazione non procede fluida, e mi è apparsa come un resoconto dei fatti senza alcuno stile e personalità. Non avevo mai letto nulla dell'autrice e se non avessi indagato, scoprendo che è giornalista con all'attivo già sei libri, avrei pensato tranquillamente che 2BX fosse un'opera di un'esordiente alle prime armi. Oltre allo stile, ho avuto perplessità anche sul contenuto, troppo semplicistico, e sulla protagonista, che a un certo punto svela un aspetto di sé che nessuno avrebbe potuto immaginare. Un aspetto cui vien data pochissima importanza, e che invece avrebbe dovuto essere approfondito, motivato, chiarito. Insomma, un romanzo con un buon potenziale ma dallo scarso risultato.
2 stelline





Bonus track  book:
La luna blu
Massimo Bisotti
Ultimo romanzo di cui vorrei parlarvi, o meglio non parlarvi, è La luna blu di Massimo Bisotti. Non ha adolescenti per protagonisti e probabilmente questi non sono neanche i destinatari espliciti della storia, ma ho i miei buoni motivi per inserirlo in questo post. La luna blu è il libro che si è meritato l'abbandono immediato alla quinta pagina. Mi sono bastati i dialoghi assurdi svoltisi tra la protagonista e l'amica del cuore per capire l'andazzo della storia e il fatto che essa non facesse assolutamente per me. Ho sfogliato il resto del romanzo, leggendo qua e là, sperando di scoprire un cambiamento. Nulla di fatto. Dialoghi infiorettati di aforismi e massime esistenziali che solo i ragazzini delle medie forse potrebbero esserne colpiti. Narrazione lentissima, situazioni surreali. Interesse nello svolgimento: zero.
Non sto qui a dirvi se leggerlo o meno: l'ho abbandonato prima di poter formulare un giudizio basato su elementi obiettivi. Ma posso assicurarvi che le poche pagine che ho letto mi hanno causato una tale irritazione e un senso di presa in giro che ho sentito il bisogno di annunciare a tutti l'abbandono.
no stelline