Dopo un'assenza più o meno lunga (dipende dai punti di vista) ritorno con un bel bagaglio di libri letti che corrispondono a una pesante valigia di libri da recensire. La pila non finisce mai, i numeri superano sempre il massimo che mi vorrei imporre e non so come fare. I libri si fanno leggere più velocemente di quanto si facciano recensire. Mi battono sempre. Ecco perché questo ritorno vedrà un accorpamento delle recensioni: sia per smaltirne un po', sia perché ci sono alcuni romanzi di cui vorrei parlare in una sola volta, a causa del genere che li accomuna.
Si tratta di ben quattro romanzi che potrebbero essere etichettati tutti come distopici. O aspiranti tali. Ormai la distopia ha soppiantato il vampirismo e ogni romanzo (rigorosamente YA) tenta disperatamente di rientrare nel nuovo trend.
Protagonisti di questa recensione saranno pertanto: un primo volume di una dualogia (sperando che nel frattempo l'autrice non abbia deciso di allungare il numero dei sequel), The Selection dell'americana Keira Cass; Hybrid, primo volume di una trilogia della sino-americana Kat Zhang; il secondo volume di una trilogia, Memoria - Multiversum, dell'italiano Leonardo Patrignani; e infine il quarto e ultimo volume della quadrilogia The Giver Quartet, Il figlio, dell'americana Lois Lowry.
Sono ben lontani i tempi in cui ci si limitava al volume unico, a quel raro esemplare autoconclusivo che oggi non sembra essere in linea col contenitore ya. Ricapitolando: quattro saghe, di cui tre in corso e una conclusa. Tre americani e un italiano, anche se a onor del vero devo dire che la saga di Patrignani non rientra a pieno titolo nella distopia, in quanto non è iniziata come tale, ma incrocia a un certo punto il genere narrativo e chissà che non diventi tale con l'ultimo volume.
La struttura delle recensioni sarà per questa volta diversa: non troverete né la trama né i dettagli del libro per non appesantire troppo il post. Appena riprenderò le recensioni singole torneranno tutti gli elementi che le hanno contraddistinte finora.
Sono ben lontani i tempi in cui ci si limitava al volume unico, a quel raro esemplare autoconclusivo che oggi non sembra essere in linea col contenitore ya. Ricapitolando: quattro saghe, di cui tre in corso e una conclusa. Tre americani e un italiano, anche se a onor del vero devo dire che la saga di Patrignani non rientra a pieno titolo nella distopia, in quanto non è iniziata come tale, ma incrocia a un certo punto il genere narrativo e chissà che non diventi tale con l'ultimo volume.
La struttura delle recensioni sarà per questa volta diversa: non troverete né la trama né i dettagli del libro per non appesantire troppo il post. Appena riprenderò le recensioni singole torneranno tutti gli elementi che le hanno contraddistinte finora.
The selection
di Kiera Cass
Partiamo dal romanzo più deludente dei quattro: The Selection. Le premesse per la delusione c'erano tutte, devo ammetterlo, eppure mi sono voluta comunque dedicare ad esso, perché ogni tanto devo soddisfare il mio fabbisogno di letture trash. Il romanzo è inconsistente: ambientazione, personaggi e situazioni descritte non hanno efficacia, non hanno forza. Manca di quel realismo che serve ai distopici per presentare una società agghiacciante ma concreta. Uno dei problemi principali di questa società descritta risiede essenzialmente nelle idee poco chiare dell'autrice. Probabilmente non aveva ben chiaro come questa dovesse essere strutturata, perciò si è limitata a inserire una serie di caste numerate, una coppia di regnanti apparentemente tranquilli e affidabili, un principe in cerca della sua principessa. La divisione tra caste non viene spiegata né motivata: si va dalla prima alla sesta, dove la prima vive in ricchezza e la sesta ai margini della società. Da ognuna di queste caste verranno scelte delle ragazze per partecipare alla selezione: una sorta di reality show il cui premio finale è il matrimonio col principe. Le ragazze verranno pertanto portate a corte, sottoposte a trattamenti estetici, verranno vestite e curate da cameriere personali e avranno l'obbligo di trascorrere il tempo chiacchierando col principe o con le altre concorrenti. Sarà poi il principe a scegliere la sua compagna ideale.
Questa la trama.
Una storia che lascia basiti per la sua inconsistenza.
La divisione in caste, (distretti, unità o comunità) sembra ormai un must della distopia. Prendiamo una società, dividiamola in settori e creiamo possibilità di attrito tra questi. Che poi l'autrice non si perda in - utilissime - chiacchiere per spiegarci cause ed evoluzioni di queste caste ci fa solo pensare che non sia altro che una sorta di cliché introdotto senza alcuno scopo.
Prendiamo poi delle ragazze, ovviamente adolescenti, e buttiamole nelle grinfie di un reality show. Il premio è la corona, è la possibilità di essere le future regnanti: non ne va della vita o della morte come in Hunger Games, ma cavolo, ci si aspetterebbe delle ragazzine agguerrite pronte a tirare fuori gli artigli e i loro assi nella manica. Ci si aspetterebbe meschinità, atteggiamenti subdoli e voltafaccia. Niente di più lontano: non c'è invidia né cattiveria. E' tutto un fair play. E' tutto un appiattimento della storia.
Aggiungiamo allora il triangolo, immancabile anche nei distopici, e nell'eventualità che questo non bastasse a calamitare l'attenzione, inseriamo lo spauracchio di una guerra-ribellione che non fa paura a nessuno, visto che è inspiegata. Otteniamo un volume che non è né carne né pesce, che si conclude a metà, come se l'autrice avesse scritto tutta la storia e poi avesse deciso di tagliarla in due. Il risultato è un romanzo senza senso. Ci possiamo solo augurare che acquisti maggior valore con la lettura del seguito. Ma viste le premesse, non ci contiamo troppo.
1 stellina
Passiamo a un altro romanzo che mi ha lasciata alquanto perplessa, e un po' anche dispiaciuta. Parlo di Memoria, il secondo capitolo della trilogia Multiversum che tanto mi aveva affascinata al suo esordio. Il primo volume mi aveva incantata per il tema, per l'avventura, per il viaggio nel tempo e negli universi. Mi aveva trasportata in altri mondi e altri tempi facendomi vivere un'esperienza che non era solo di carta e inchiostro ma di fantasia e voli mentali. In Memoria l'incanto è svanito, non c'è stato alcun volo. La lettura mi ha tenuta ancorata a terra, senza farmi mai venir voglia di decollare e sognare.
Un inizio - che purtroppo ho trovato noioso (mi sa che questa recensione sarà condita da tanti purtroppo, perché ancora non riesco ad accettare che non mi sia piaciuto quanto speravo) - che riprende lì dove si concludeva Multiversum. Jenny, Alex e Marco sono intrappolati in Memoria, cercano risposte e magari una via d'uscita da quella situazione fin troppo statica. Un girare e rigirare attorno alle stesse domande che si protrae fin troppo a lungo, tanto da farmi pensare: se non cambia qualcosa, mollo la lettura qui. Ma fortunatamente, anche se comunque in ritardo rispetto ai miei desideri, qualcosa cambia. Anzi, tutto cambia: c'è un vero e proprio stravolgimento della storia. Dimenticate i multiversi e i viaggi nel tempo: qui si è alle prese con qualcosa di ben diverso. Una realtà futura, una dimensione - parallela o meno - che non ha più i connotati della società da cui Alex e Jenny provengono ma presenta i tratti tipici di una società distopica.
Da qui comincia allora il lungo viaggio di Jenny alla ricerca di Alex (non vi racconterò alcun dettaglio) e il ritrovamento del vecchio amico Marco.
Cosa mi ha fatto storcere il naso:
- innanzitutto i personaggi. Li ho sentiti assenti. Vuoti. Piatti. Alex e Jenny mi risultano personaggi fittizi, senza profondità. Non apprezzando loro, ho trovato difficile apprezzare la narrazione costruita intorno a loro. E il Marco che mi era apparso così simpatico e intraprendente in Multiversum, qui non mi ha per niente colpita. Anzi. Anche il suo personaggio mi è sembrata una forzatura.
So di andare contro tutti i lettori della trilogia, che si sperticano in lodi e complimenti soprattutto rivolti a questo personaggio, ma sottolineo che si tratta della mia esperienza con la storia e delle mie sensazioni al riguardo. Nessuna analisi obiettiva: solo considerazioni soggettive. Ogni mio legame o coinvolgimento coi personaggi è svanito nel nulla.
- la svolta che ha preso la storia. Sia perché mi suonava di già letta, solo poche settimane prima, in un altro distopico (Across the universe di Beth Revis) sia perché non mi aspettavo che la storia prendesse questa piega così di moda ora. Insomma, mi è sembrato un cambiamento di rotta non necessario.
- alcune frasi che io definisco buffone: "dimmi qualcosa che non so" o " - Stai firmando la tua condanna a morte, vecchio. - No, ho appena firmato la tua - ". Quando ho letto queste due frasi mi sono fatta una mezzora di risate. Mi son suonate così presuntuose e ridicole che leggerle ha fatto perdere dignità alla scena in cui sono state inserite.
Ecco fatto. Dove Multiversum mi aveva fatto volare, Memoria mi ha fatto precipitare. Uno è il sogno, l'altro è l'incubo. La mia esperienza di lettrice non è stata completamente negativa, perché obiettivamente riesco a riconoscere la grande fantasia di Patrignani, la sua capacità di creare nuovi mondi e una storia intricata ma logica, la sua infinita voglia di raccontare, ma stavolta mi ritrovo a non essere la sua lettrice ideale. Eppure l'anno scorso mi ero ritenuta tale. Riuscirà il terzo volume a farmi riappacificare con Alex, Jenny e la loro avventura? Voglio avere fiducia che accadrà.
2 stelline
Protagoniste della storia sono Eva e Addie, due anime che vivono nello stesso corpo. Ok, facciamo un passo indietro. Il romanzo è ambientato in un'America - distopica, ma anche in questo caso il termine distopia non mi sembra propriamente calzante - in cui gli uomini nascono con due anime che convivono nello stesso corpo fino all'abbandono dell'infanzia. A quel punto solo un'anima prende il sopravvento e l'altra è destinata a scomparire. Ci sono però degli individui che riescono a conservare anche nell'età adulta l'altra anima: sono definiti Ibridi e dichiarati illegali dalla società. Se scoperti, vengono rinchiusi e privati tramite intervento della seconda anima. Eva e Addie hanno cercato di nascondere la loro essenza al resto del mondo, a partire dalla famiglia, ma l'incontro con altri ibridi le porterà a svelarsi e a subire le conseguenze della loro scelta.
Hybrid sembra godere dell'unanimità del consenso tra i lettori cui è destinato. La mancanza di recensioni negative mi ha un po' inquietata: quando un romanzo ottiene solo voti positivi non mi convince. (Ma conto sul fatto che probabilmente avrebbe ottenuto recensioni negative da chi si è astenuto direttamente dal leggerlo.) La mia valutazione al riguardo non raggiunge la soddisfazione piena. Una via di mezzo, uno di quei romanzi che non mi hanno esaltata ma neanche infastidita. Uno di quei romanzi che però non saranno mai memorabili e non lasceranno il segno. Apprezzo la fantasia dell'autrice di aver creato una società dominata da un certo tipo di persone diverse da ogni precedente. Apprezzo il fatto che finalmente il contenitore Y della Giunti si sia dedicato nuovamente a qualcosa di più consistente e profondo dei soliti fantasy tutti uguali su cui ormai stava puntando. Apprezzo infine l'assenza della centralità di temi come innamoramento e amore. La storia di per sé è anche abbastanza interessante, la voce narrante è originale nel suo porsi a volte alla prima persona singolare (quando parla a nome di Eva) a volte alla prima plurale (quando parla a nome di entrambe le anime), lo svolgimento cattura per il suo ritmo veloce e incalzante - soprattutto nella seconda parte.
Resta solo un unico enorme dubbio: che senso ha creare una società in cui le persone hanno due anime?
Solitamente i distopici nascondono una riflessione reale e matura sulla società contemporanea. Dov'è la riflessione in Hybrid? A che servono le due anime? La necessità della loro sopravvivenza ha un senso? E' una critica, un attacco, una pugnalata a uno stato di fatto che necessita un cambiamento?
Avrei capito se le due anime si presentassero con caratteristiche, principi e ideali opposti, se avessero rappresentato due aspetti imprescindibili della natura umana. Ma non è così, anzi. Sembrano interscambiabili, quindi inutili. Hybrid pertanto si presenta come un romanzo da cui ci si aspetta di ricavare un insegnamento, magari una riflessione sulla società contemporanea o una morale ma non accade nulla di tutto ciò. Il primo volume è pura fantasia fine a se stessa.
Non pensiamo che la lettura debba avere necessariamente un intento didascalico, anzi, ma questo sembra proprio un caso in cui il romanzo si pone al pubblico come tale per poi rivelarsi un inganno.
2,5 stelline
Questi della Lowry hanno poi scatenato svariate reazioni: alcune positive, o forse positivissime, portando all'inserimento dei volumi nei programmi scolastici; altre negative, che hanno causato addirittura il bando dalla scuola. Insomma si tratta di romanzi che non finiranno nel dimenticatoio, storie e personaggi destinati a diventare letteratura.
Il figlio sembra andare a raccogliere le tessere del puzzle che l'autrice ha sparso qui e là - facendoci credere di averle perse o dimenticate - inserendole al posto giusto al momento giusto, dando vita a un quadro di una straordinarietà unica. In questo ultimo volume ripercorriamo i capitoli precedenti utilizzando nuovi punti di vista. Se in The giver avevamo camminato accanto a Jonas, scoprendo gli aspetti più difficili del vivere in una Comunità e con lui e grazie a lui eravamo riusciti a uscirne per andare incontro a un nuovo destino, qui ci ritroviamo immersi in quella stessa comunità nello stesso periodo, ma ci ritroviamo a guardare il mondo attraverso gli occhi di Claire. Ci concentriamo perciò sull'esperienza della ragazza, così diversa da quella di Jonas eppure così profondamente intrecciata alla sua, e scopriamo tutto quel che Jonas non ci aveva detto o mostrato. Ci affezioniamo a Gabe, un bambino che è in realtà non ha un nome ma è solo un numero, iniziamo a provare quelle emozioni vietate e quei sentimenti sconosciuti. E quando Jonas scapperà con Gabe mettendo fine al primo volume della saga, parallelamente anche la vita di Claire si trasformerà in fuga. Jonas parte per costruire una vita diversa e migliore. Claire parte perché sente che solo ritrovando il figlio perduto potrà iniziare a vivere davvero. La Lowry ci porta attraverso tre fasi della vita di Claire, tre fasi accomunate da un solo pensiero, un solo desiderio, un solo istinto: l'amore verso il figlio. Lì dove il primo volume aveva sottolineato la necessità della mancanza di sentimenti, questo concentra l'attenzione sulla loro centralità. Là dove la maternità non era un valore riconosciuto, qui diventa il motore del mondo. La salvezza.
Non voglio raccontare troppo, non vorrei raccontare nulla: questa è una saga che va assaporata lentamente, lasciando passare del tempo tra un volume e l'altro. Ogni capitolo ha bisogno di attecchire dentro di noi, di diventare un pezzo della nostra storia di lettori. Ogni volume ha bisogno di acquistare consistenza e profondità non solo durante la lettura, ma anche dopo la fine della stessa. Quando ci accosteremo al capitolo successivo, dovremo essere pronti per compiere quell'ulteriore passo. Pronti a farci regalare nuovi spunti di riflessione, nuove tematiche, nuove fasi da accettare. Fino ad arrivare alla fine, dove tutto trova compimento. E così anche noi. Siamo cresciuti, i nostri occhi si sono spalancati, abbiamo accettato a malincuore le perdite e accolto le novità. E abbiamo vissuto un'intera vita attraverso i personaggi che hanno vissuto per noi mille vite.
Un piccolo capolavoro, un piccolo miracolo. Da far leggere ai nostri figli quando cominceranno a essere ragazzi, da consigliare ai nostri insegnanti per il grande valore che possiedono, da custodire gelosamente nella nostra libreria perché merita un posto adeguato.
4 stelline
Questa la trama.
Una storia che lascia basiti per la sua inconsistenza.
La divisione in caste, (distretti, unità o comunità) sembra ormai un must della distopia. Prendiamo una società, dividiamola in settori e creiamo possibilità di attrito tra questi. Che poi l'autrice non si perda in - utilissime - chiacchiere per spiegarci cause ed evoluzioni di queste caste ci fa solo pensare che non sia altro che una sorta di cliché introdotto senza alcuno scopo.
Prendiamo poi delle ragazze, ovviamente adolescenti, e buttiamole nelle grinfie di un reality show. Il premio è la corona, è la possibilità di essere le future regnanti: non ne va della vita o della morte come in Hunger Games, ma cavolo, ci si aspetterebbe delle ragazzine agguerrite pronte a tirare fuori gli artigli e i loro assi nella manica. Ci si aspetterebbe meschinità, atteggiamenti subdoli e voltafaccia. Niente di più lontano: non c'è invidia né cattiveria. E' tutto un fair play. E' tutto un appiattimento della storia.
Aggiungiamo allora il triangolo, immancabile anche nei distopici, e nell'eventualità che questo non bastasse a calamitare l'attenzione, inseriamo lo spauracchio di una guerra-ribellione che non fa paura a nessuno, visto che è inspiegata. Otteniamo un volume che non è né carne né pesce, che si conclude a metà, come se l'autrice avesse scritto tutta la storia e poi avesse deciso di tagliarla in due. Il risultato è un romanzo senza senso. Ci possiamo solo augurare che acquisti maggior valore con la lettura del seguito. Ma viste le premesse, non ci contiamo troppo.
1 stellina
Memoria - Multiversum
di Leonardo Patrignani
Passiamo a un altro romanzo che mi ha lasciata alquanto perplessa, e un po' anche dispiaciuta. Parlo di Memoria, il secondo capitolo della trilogia Multiversum che tanto mi aveva affascinata al suo esordio. Il primo volume mi aveva incantata per il tema, per l'avventura, per il viaggio nel tempo e negli universi. Mi aveva trasportata in altri mondi e altri tempi facendomi vivere un'esperienza che non era solo di carta e inchiostro ma di fantasia e voli mentali. In Memoria l'incanto è svanito, non c'è stato alcun volo. La lettura mi ha tenuta ancorata a terra, senza farmi mai venir voglia di decollare e sognare.
Un inizio - che purtroppo ho trovato noioso (mi sa che questa recensione sarà condita da tanti purtroppo, perché ancora non riesco ad accettare che non mi sia piaciuto quanto speravo) - che riprende lì dove si concludeva Multiversum. Jenny, Alex e Marco sono intrappolati in Memoria, cercano risposte e magari una via d'uscita da quella situazione fin troppo statica. Un girare e rigirare attorno alle stesse domande che si protrae fin troppo a lungo, tanto da farmi pensare: se non cambia qualcosa, mollo la lettura qui. Ma fortunatamente, anche se comunque in ritardo rispetto ai miei desideri, qualcosa cambia. Anzi, tutto cambia: c'è un vero e proprio stravolgimento della storia. Dimenticate i multiversi e i viaggi nel tempo: qui si è alle prese con qualcosa di ben diverso. Una realtà futura, una dimensione - parallela o meno - che non ha più i connotati della società da cui Alex e Jenny provengono ma presenta i tratti tipici di una società distopica.
Da qui comincia allora il lungo viaggio di Jenny alla ricerca di Alex (non vi racconterò alcun dettaglio) e il ritrovamento del vecchio amico Marco.
Cosa mi ha fatto storcere il naso:
- innanzitutto i personaggi. Li ho sentiti assenti. Vuoti. Piatti. Alex e Jenny mi risultano personaggi fittizi, senza profondità. Non apprezzando loro, ho trovato difficile apprezzare la narrazione costruita intorno a loro. E il Marco che mi era apparso così simpatico e intraprendente in Multiversum, qui non mi ha per niente colpita. Anzi. Anche il suo personaggio mi è sembrata una forzatura.
So di andare contro tutti i lettori della trilogia, che si sperticano in lodi e complimenti soprattutto rivolti a questo personaggio, ma sottolineo che si tratta della mia esperienza con la storia e delle mie sensazioni al riguardo. Nessuna analisi obiettiva: solo considerazioni soggettive. Ogni mio legame o coinvolgimento coi personaggi è svanito nel nulla.
- la svolta che ha preso la storia. Sia perché mi suonava di già letta, solo poche settimane prima, in un altro distopico (Across the universe di Beth Revis) sia perché non mi aspettavo che la storia prendesse questa piega così di moda ora. Insomma, mi è sembrato un cambiamento di rotta non necessario.
- alcune frasi che io definisco buffone: "dimmi qualcosa che non so" o " - Stai firmando la tua condanna a morte, vecchio. - No, ho appena firmato la tua - ". Quando ho letto queste due frasi mi sono fatta una mezzora di risate. Mi son suonate così presuntuose e ridicole che leggerle ha fatto perdere dignità alla scena in cui sono state inserite.
Ecco fatto. Dove Multiversum mi aveva fatto volare, Memoria mi ha fatto precipitare. Uno è il sogno, l'altro è l'incubo. La mia esperienza di lettrice non è stata completamente negativa, perché obiettivamente riesco a riconoscere la grande fantasia di Patrignani, la sua capacità di creare nuovi mondi e una storia intricata ma logica, la sua infinita voglia di raccontare, ma stavolta mi ritrovo a non essere la sua lettrice ideale. Eppure l'anno scorso mi ero ritenuta tale. Riuscirà il terzo volume a farmi riappacificare con Alex, Jenny e la loro avventura? Voglio avere fiducia che accadrà.
2 stelline
Hybrid
di Kat Zhang
E' il momento di Hybrid, romanzo d'esordio di una giovane autrice sino-americana.Protagoniste della storia sono Eva e Addie, due anime che vivono nello stesso corpo. Ok, facciamo un passo indietro. Il romanzo è ambientato in un'America - distopica, ma anche in questo caso il termine distopia non mi sembra propriamente calzante - in cui gli uomini nascono con due anime che convivono nello stesso corpo fino all'abbandono dell'infanzia. A quel punto solo un'anima prende il sopravvento e l'altra è destinata a scomparire. Ci sono però degli individui che riescono a conservare anche nell'età adulta l'altra anima: sono definiti Ibridi e dichiarati illegali dalla società. Se scoperti, vengono rinchiusi e privati tramite intervento della seconda anima. Eva e Addie hanno cercato di nascondere la loro essenza al resto del mondo, a partire dalla famiglia, ma l'incontro con altri ibridi le porterà a svelarsi e a subire le conseguenze della loro scelta.
Hybrid sembra godere dell'unanimità del consenso tra i lettori cui è destinato. La mancanza di recensioni negative mi ha un po' inquietata: quando un romanzo ottiene solo voti positivi non mi convince. (Ma conto sul fatto che probabilmente avrebbe ottenuto recensioni negative da chi si è astenuto direttamente dal leggerlo.) La mia valutazione al riguardo non raggiunge la soddisfazione piena. Una via di mezzo, uno di quei romanzi che non mi hanno esaltata ma neanche infastidita. Uno di quei romanzi che però non saranno mai memorabili e non lasceranno il segno. Apprezzo la fantasia dell'autrice di aver creato una società dominata da un certo tipo di persone diverse da ogni precedente. Apprezzo il fatto che finalmente il contenitore Y della Giunti si sia dedicato nuovamente a qualcosa di più consistente e profondo dei soliti fantasy tutti uguali su cui ormai stava puntando. Apprezzo infine l'assenza della centralità di temi come innamoramento e amore. La storia di per sé è anche abbastanza interessante, la voce narrante è originale nel suo porsi a volte alla prima persona singolare (quando parla a nome di Eva) a volte alla prima plurale (quando parla a nome di entrambe le anime), lo svolgimento cattura per il suo ritmo veloce e incalzante - soprattutto nella seconda parte.
Resta solo un unico enorme dubbio: che senso ha creare una società in cui le persone hanno due anime?
Solitamente i distopici nascondono una riflessione reale e matura sulla società contemporanea. Dov'è la riflessione in Hybrid? A che servono le due anime? La necessità della loro sopravvivenza ha un senso? E' una critica, un attacco, una pugnalata a uno stato di fatto che necessita un cambiamento?
Avrei capito se le due anime si presentassero con caratteristiche, principi e ideali opposti, se avessero rappresentato due aspetti imprescindibili della natura umana. Ma non è così, anzi. Sembrano interscambiabili, quindi inutili. Hybrid pertanto si presenta come un romanzo da cui ci si aspetta di ricavare un insegnamento, magari una riflessione sulla società contemporanea o una morale ma non accade nulla di tutto ciò. Il primo volume è pura fantasia fine a se stessa.
Non pensiamo che la lettura debba avere necessariamente un intento didascalico, anzi, ma questo sembra proprio un caso in cui il romanzo si pone al pubblico come tale per poi rivelarsi un inganno.
2,5 stelline
Il figlio
di Lois Lowry
Concludo questo lungo post con il capitolo ultimo della saga The Giver Quartet della grande Lois Lowry. Dei quattro volumi presentati qui, Il figlio è l'unico che si è meritato il mio pieno apprezzamento non solo come romanzo a sé ma anche per essere stato la degna conclusione di una quadrilogia che ho amato in ogni suo capitolo. Sarei tentata perciò di trasformare questo tentativo di recensione in una sviolinata all'autrice, una donna che ha scelto nel lontano 1993 di far riflettere i suoi lettori facendosi aiutare dalla creazione di una società distopica, quando questa parola suonava ancora strana e sconosciuta e gli Hunger Games non erano ancora nei pensieri della Collins. La Lowry ha scritto una serie di romanzi che all'epoca non venivano definiti neanche ya ma semplicemente per ragazzi, romanzi che avevano lo scopo di intrattenere ma al contempo di insegnare. Storie che contenevano valori e principi e contribuivano alla formazione della persona.Questi della Lowry hanno poi scatenato svariate reazioni: alcune positive, o forse positivissime, portando all'inserimento dei volumi nei programmi scolastici; altre negative, che hanno causato addirittura il bando dalla scuola. Insomma si tratta di romanzi che non finiranno nel dimenticatoio, storie e personaggi destinati a diventare letteratura.
Il figlio sembra andare a raccogliere le tessere del puzzle che l'autrice ha sparso qui e là - facendoci credere di averle perse o dimenticate - inserendole al posto giusto al momento giusto, dando vita a un quadro di una straordinarietà unica. In questo ultimo volume ripercorriamo i capitoli precedenti utilizzando nuovi punti di vista. Se in The giver avevamo camminato accanto a Jonas, scoprendo gli aspetti più difficili del vivere in una Comunità e con lui e grazie a lui eravamo riusciti a uscirne per andare incontro a un nuovo destino, qui ci ritroviamo immersi in quella stessa comunità nello stesso periodo, ma ci ritroviamo a guardare il mondo attraverso gli occhi di Claire. Ci concentriamo perciò sull'esperienza della ragazza, così diversa da quella di Jonas eppure così profondamente intrecciata alla sua, e scopriamo tutto quel che Jonas non ci aveva detto o mostrato. Ci affezioniamo a Gabe, un bambino che è in realtà non ha un nome ma è solo un numero, iniziamo a provare quelle emozioni vietate e quei sentimenti sconosciuti. E quando Jonas scapperà con Gabe mettendo fine al primo volume della saga, parallelamente anche la vita di Claire si trasformerà in fuga. Jonas parte per costruire una vita diversa e migliore. Claire parte perché sente che solo ritrovando il figlio perduto potrà iniziare a vivere davvero. La Lowry ci porta attraverso tre fasi della vita di Claire, tre fasi accomunate da un solo pensiero, un solo desiderio, un solo istinto: l'amore verso il figlio. Lì dove il primo volume aveva sottolineato la necessità della mancanza di sentimenti, questo concentra l'attenzione sulla loro centralità. Là dove la maternità non era un valore riconosciuto, qui diventa il motore del mondo. La salvezza.
Non voglio raccontare troppo, non vorrei raccontare nulla: questa è una saga che va assaporata lentamente, lasciando passare del tempo tra un volume e l'altro. Ogni capitolo ha bisogno di attecchire dentro di noi, di diventare un pezzo della nostra storia di lettori. Ogni volume ha bisogno di acquistare consistenza e profondità non solo durante la lettura, ma anche dopo la fine della stessa. Quando ci accosteremo al capitolo successivo, dovremo essere pronti per compiere quell'ulteriore passo. Pronti a farci regalare nuovi spunti di riflessione, nuove tematiche, nuove fasi da accettare. Fino ad arrivare alla fine, dove tutto trova compimento. E così anche noi. Siamo cresciuti, i nostri occhi si sono spalancati, abbiamo accettato a malincuore le perdite e accolto le novità. E abbiamo vissuto un'intera vita attraverso i personaggi che hanno vissuto per noi mille vite.
Un piccolo capolavoro, un piccolo miracolo. Da far leggere ai nostri figli quando cominceranno a essere ragazzi, da consigliare ai nostri insegnanti per il grande valore che possiedono, da custodire gelosamente nella nostra libreria perché merita un posto adeguato.
4 stelline
Io per i distopici provo molta simpatia. In genere mi piacciono e trovo che, roa più che mai, possano effettivamente costituire una buona occasione di riflessione sulla nostra scocietà. A differenza dell'utopia, la distopia mi sembra una cosa così altamente realizzabile che mi fa paura solo pensarci... Detto questo, mi fa davvero spiacere leggere queste recensioni che ci mostrano quanto una moda sia capace di ANNULLARE il potere delle idee originali, per creare un brodo uniforme.
RispondiEliminaAllo stesso tempo, sono felice di sapere che la Lowry è sempre la Lowry, perché ho letto solo The Giver, ma gli altri tre son pronti per essere letti! ;)
I romanzi distopici potrebbero essere davvero potenti ed efficaci, potrebbero portare a riflessioni serie e mature ma quelli nati per moda purtroppo non hanno né forza né efficacia, o forse non hanno capito come usarla. Forse è per questo che la Lowry - per me - è riuscita dove altri hanno toppato: i suoi primi tre romanzi sono stati portati a termine in un periodo in cui né la distopia né il generico ya era di moda. C'è più sostanza e meno apparenza.
EliminaQuindi, prendi La rivincita e vai a leggere!!!
La Lowry è andata al di là del genere, per creare un mondo sì distopico ma significato ;-) dieci gradini sopra! (ed a me mancano sia Messenger che Son)
EliminaMannaggia, sta povera lowry la lasciano tutti in sospeso: continuatela!!!
Elimina(i primi due me li aveva inviati la Giunti, gli altri attendo di trovarli qua o la...si lo so, è una ingiustizia per la Lowry!)
EliminaAIUTO! Per quel che riguarda "The selection" ormai mi sono fatta l'idea di non dovermi aspettare nulla, e che la cosa più bella è la cover.
RispondiEliminaPer quanto riguarda Hybrid io ho buone speranze per il secondo volume, forse il vero significato di tutta la storia verrà fuori.. speriamo. Il figlio, devo leggere gli altri due in mezzo.. ho letto solo The Giver e mi era piaciuto molto. La vera sorpresa è "Memoria" io devo ancora leggerlo, ma ti ho già spiegato le mie perplessità, e dalle tue parole ho paura di averci preso.. ti farò sapere!
Ormai abbiamo imparato ad abbassare completamente le nostre aspettative quando ci troviamo di fronte a romanzi per adolescenti... che cosa triste, ma purtroppo necessaria.
EliminaAspetto le tue letture della Lowry e di Patrignani e le tue opinioni al riguardo ;)
Mi aspettavo qualcosa di simile per i primi 3, e infatti non li leggerò.
RispondiElimina"Il figlio" devo comprarlo dato che ho i primi tre, anche se ho solo letto il primo per ora...
Ma c'è tempo ^_^
Aspetto le prossime recensioni!
Eh, Fede, devo imparare a rinunciare anche io alle letture da cui so già che mi aspetterò poca roba...
EliminaLe prossime recensioni saranno dedicate alle letture positive ;)
Ho sempre più paura che The selection deluderà anche me D:
RispondiEliminaComunque per quanto riguarda gli altri... Di Multiversum devo ancora leggere il primo y__y
Hybrid lo sto leggendo e non mi sta dispiacendo affatto anche se ha avuto un calo rispetto all'inizio o così mi è sembrato °-°
Il figlio l'ho letto e l'ho trovato molto carino anche se il mio preferito di quella saga resta il primo (:
Deny, Hybrid non è male ma è una di quelle letture che lasciano il tempo che trovano. Le leggo e le metto nel dimenticatoio, perché non mi hanno lasciato nulla.
EliminaQuanto alla saga della lowry, anche io sono affezionatissima al primo ma ogni volume successivo mi ha regalato i brividi per come tutte le storie sono così concatenate pur mostrandosi indipendenti.
The selection... bé, è uno di quei casi in cui il tam-tam che lo pubblicizza fa scattare la voglia di leggerlo anche se ci si aspetta poco e niente.
Si infatti anche io non ho troppe aspettative per The selection X°D
EliminaHybrid invece, come ti dicevo, mi aveva preso più nelle prime pagine v.v ora sono a metà... vedremo. Comunque capisco cosa intendi riguardo alle letture "che lasciano il tempo che trovano" mi è capitato di aver letto alcuni libri l'anno scorso che ora ricordo poco e niente XD
Io The Selection l'ho bypassato. Non mi va proprio... leggo qua e là che è "carino, ma niente di che", ma ormai prima d'iniziare un romanzo leggo i commenti su Goodreads e certe affermazioni mi hanno dato a intendere che non fa proprio per me. Quindi perché perdere tempo?
RispondiEliminaIdem per Memoria, non mi aveva convinto nemmeno Multiversum...
Hybrid invece per certi versi mi attira, anche se quando ho letto la trama ho pensato che la gestione narrativa di due anime in un contesto distopico poteva avere delle falle.
Per il Figlio arriverà il suo momento, sono ferma a The Giver :P
Anche tu hai trovato Memoria poco convincente? Finora ho letto solo recensioni pluristellate, perciò ho dedotto che sono io ad avere problemi con questa lettura...
EliminaDi Hybrid c'è da capire dove l'autrice voglia andare a parare. Ah, se si decidessero a non fare più trilogie e saghe ma volumi autoconclusivi, forse molti libri e autori verrebbero salvati dal mio disprezzo... chissà! :D
A dire la verità non sono così tanto contenta che la distopia abbia soppiantato il vampirismo. Il romanzo distopico mi piace molto, come avete detto tu e Andrea nel primo commento, può far riflettere molto. Non capisco però perché bisogna per forza riempirlo con i soliti cliché degli young adult. "1984" e "Il mondo nuovo" danno i brividi. Nel primo c'è comunque la storia tra Winston e Julia mentre nel secondo la divisione in caste è più che ben spiegata. Speriamo che gli scrittori si riprendano e inizino a tirare fuori idee originali.
RispondiEliminaSono contenta che la Lowry non si sia smentita nell'ultimo romanzo della saga (di cui io, come tanti, per ora ho letto solo il primo). "The Giver" sì che è stato un romanzo distopico, ya e originale nello stesso tempo, scritto quando ancora non era di moda.
Sono d'accordissimo con te, neanch'io sono contenta di questa sostituzione. Non ho apprezzato il vampirismo e sto cominciando a disprezzare le cadute di stile della distopia. Spero sia una moda passeggera, spero non attecchisca troppo e che si ritorni ai semplici romanzi per ragazzi, lasciando la distopia a chi ha davvero qualcosa da dire e su cui far riflettere.
EliminaBellissime recensioni. The selection lo inizio proprio questo pomeriggio nel viaggio in treno e vedrò che impressione mi fa. Comunque, se posso essere sincera, io ogni tanto cerco appositamente librini che so non mi lasceranno niente. perchè? perchè a volte sono così stanca, tra il lavoro e il resto, che non ho voglia di impegnarmi a seguire storie fantastiche o personaggi meravigliosi. Non riuscirei a godermeli così in quei giorni preferisco ripiegare su qualcosa di meno bello. Perchè non lasciar perdere? Eh, io senza leggere non so stare, mi farei bastare pure l'elenco del telefono.
RispondiEliminaCapita anche a me. Leggo davvero tantissimo (nei primi tre mesi del 2013 ho raggiunto quota 45 libri letti) e tra un buon libro e l'altro lascio spazio a libri che immagino non mi daranno granché. E' un po' come mangiare ogni tanto cibo che fa solo male, tipo merendine e snack, sapendo che non è cosa buona: lo facciamo lo stesso, anche se poi dopo ce ne pentiamo.
EliminaComunque io sono sempre alla ricerca DEL libro che mi stupirà in mezzo a tanta roba inutile. E ogni tanto accade :)
Avevo iniziato a leggere The Selection appena uscito e l'ho mollato all' 8% di lettura. La scena nella casa sull'albero col tipo che lei Ammmmmaaavvvaa non l'ho retta. Ormai certi YA sono diventati la "Lista della spesa" c'è scritto: "ero triste" "ero arrabbiata" "ero pazza d'amore", ma non trasmettono nemmeno mezza emozione, un elenco e basta. Hybrid invece mi ricordava troppo The Host e avevo paura di annoiarmi, a quanto pare non mi sono persa niente. Per la serie di The Giver invece devo decirdermi a leggerla, che ho tutti i libri, ma poi non l'inzio mai XD
RispondiEliminaHai fatto benissimo ad abbandonarlo, io mi chiedo come sarà la serie tv, dicono che si discosti molto da libro... per fortuna!!
Eliminaquanto a The Host non l'ho letto perciò non posso fare confronti.
Inizia the giver, che ogni libro si legge in pochissimo tempo ;)
Sto leggendo The selection: anche se la trama si discosta un pò da quelli che sono i miei soliti gusti, mi sono fidata della copertina..che trovo stupenda!
RispondiEliminaPer ora dico che forse era meglio se seguivo il mio istinto!
Ho letto i primi capitoli, ma una parola per descrivere la storia già ce l'ho: inconsistente, come hai detto tu.
Mancano prima di tutto le motivazioni, perchè il mondo è suddiviso in classi come le descrive l'autrice? come ci si è arrivati?
Per non parlare dei personaggi che per adesso sembrano un pò piatti.
Cambierò la mia opinione prima della fine? mah..per ora sono abbastanza delusa.
Ho letto il primo libro del Patrignani e devo dire che mi è piaciuto, nonostante l'abbia trovato terribilmente angosciante..credo proprio che andrò avanti a leggere il secondo!!
guarda, io spero davvero che l'autrice nel secondo volume di The selection dia un senso alla storia inutile che ha creato qui... ma non ci conto più di tanto. Mah.
EliminaQuanto a Patrignani, io ho adorato totalmente il primo volume, ecco perché sono dispiaciuta per questo. Ma è andata così!
Hai uno spirito di sacrificio impressionante, eh, Sonia? ;)
RispondiEliminaThe selection: ho subito sentito la puzza di cagata colossale, e quindi non l'ho letto, però ero tentata... dopo la tua recensione mi è passata la voglia.
Ho letto Multiversum e non mi è piaciuto neanche un po', l'ho trovato il tipico young adult scritto con lo stampino, con personaggi piatti e banali. Peccato per Hybrid, ho letto moltissime recensioni positive e sembrava un libro promettente.
Ti seguo :)
Eli, semplicemente a volte sono scema :D
EliminaAffatto. Anzi, stavo riflettendo sul fatto che anch'io ho il viziaccio, tra un classico e l'altro, di ingurgitare un sacco di libri-porcheria... ho appena finito un romanzo della serie Mr. e Mrs. Darcy investigatori, e mi ha talmente colpito, mi è talmente piaciuto, mi è talmente rimasto impresso che non ricordo neanche il titolo. E ho dimenticato la maggior parte della trama non appena l'ho riposto nella libreria. Secondo me sono patologica. Ora mi concentrerò su Il grande gatsby, poi sarà il turno de I fratelli Karamazon... ah, ho ordinato Agnes Bronwe mamma... siccome su facebook la privacy è un miraggio, ho letto il tuo commento a una recensione a questo libro di un blog, e a parte averla trovata molto articolata (la recensione) dei tuoi consigli mi fido un sacco (ancora di più dopo aver letto la serie della Merani) e non vedo l'ora che mi arrivi. Il fatto che poi l'abbia trovato usato sul Libraccio aiuta XD.
RispondiEliminaComunque odio il libraccio. E' patologicamente lento, ho un ordine in sospeso da due settimane e dopo aver aggiunto Agnes Browne penso che il pacco mi arriverà quando sarò ormai vecchia e decrepita. Sigh ç___ç
Agnes Browne!! w la non privacy se ha queste conseguenze ;)
Eliminaeh sì, sul libraccio bisogna comprare le scorte per il futuro, non i libri che vuoi leggere subito sennò ci resti troppo triste
Quanto alla robaccia... mannaggia a noi!
Come sai sto leggendo The Selection (anche se al capitolo di oggi la lancerei dalla finestra...) e ho la saga della Lowry "in sospeso".
RispondiEliminaNon ho mai letto Patrignani. Comunque ogni tanto, qualche lettura-spazzatura ci sta, rinfresca la mente per le belle letture successive!
Sì, le letture spazzatura aiutano, io ne sono convinta. Però c'è anche da dire che spero sempre non si rivelino tali...
Eliminathe selection, nella sua superbanalità, non l'ho capito. Che vuole l'autrice?? che senso ha??
MAH
Io di "The Selection" ho letto la prima pagina in libreria. Sonia, non so come hai fatto ad arrivare alla fine: penso di aver letto temi scolastici scritti in modo più articolato. Mi è venuto un nervoso addosso che non ti dico...
RispondiEliminaQuanto ad Hybrid, io non l'ho ancora letto, ma mi è sembrato che si sia voluto "forzare" un libro di fantascienza in un genere che invece non gli compete, ovvero la distopia. Immagino che sia successo perché la fantascienza vende poco, mentre basta dire "distopia" perché i lettori che seguono la corrente del momento accorrano in massa.
Non posso che concordare coi commenti che avete scritto tu e Olivia poco più su.
Sono arrivata fino alla fine perché si faceva leggere davvero velocemente, il che non è certo un complimento in questo caso, eh.
EliminaLa distopia ormai è diventata una barzelletta. Qualche mese fa uscì un libro per la fazi, non ricodo bene il titolo, ambientato sott'acqua, un mondo quindi sottomarino. E solo questo motivo bastava per renderlo distopico. Insomma, come se la sirenetta oggi fosse considerata una distopia :D
Sì, Hybrid probabilmente entra più nel settore fantascientifico o semplicemente fantastico.
Certo è che leggere questi romanzi fa riflettere un sacco: non per quello che trasmettono (anzi) ma per quello che credono di essere.
AHA! Lo sapevo che c'era anche Selection xD
RispondiEliminaBoh, su quello non so che dire. Già la base la trovo imbarazzante, se poi mi dici che c'è pure il fair-play... cioè, si scava partendo da una buca. Anche se ammetto che sono tentata di prenderlo in biblioteca per deriderlo insieme ad altri amici ò_ò
Multiversum... io non ho letto neanche il primo, ma ricordo una videorecensione di qualche mese fa che, un po' seria e un po' ridanciana, l'aveva analizzato proprio bene. E ricordo che un tasto dolente era la piattezza dei personaggi.
L'ultima non la leggo, che la saga della Lowry prima o poi la voglio leggere u_u
E io sapevo che ti riferivi a the selection. Un libro inutile, ma di quelli che ti vien voglia di leggere e di gridargli dietro quanto sono inutili!
Eliminamultiversum invece a me era piaciuto per l'idea, per la storia, per la fantasia... ma questo proprio no e i personaggi son davvero la nota dolente.
E questa povera Lowry: tutti a prometterle che la leggeranno ma mai nessuno che lo faccia :D
Sì, beh, la trama di per sé è così pessima che non puoi non pensarci. Mi aspettavo che il fulcro sarebbe stato almeno quel minimo di lotta interna tra le varie concorrenti, ma se non c'è manco quello... boh, cosa c'è? ò_ò
EliminaEh, io è un po' che mi dico che devo prendere la Lowry, ma ho sempre il comodino pieno TT___TT Pieno. Pieeeeno.
Anche io ho sempre il comodino pieno, e la cassettiera affianco. E quando spunta quel titolo che mi dico: mannaggia, vorrei leggerlo da sempre, ecco che resta lì confinato al mannaggia. Insomma deve proprio finirmi tra le mani all'improvviso per conquistarsi il suo posto al sole!
Eliminaquanto a the selection, sì vabbé qualche screzio c'è, ma roba da bambini della materna
Io stò leggendo "the selection" l'ho tovato per caso in una libreria più fornita di quelle della mia città.Ho visto la bellissima cover e L'ENORME cartello pubblicitario sul concorso,la trama e mi è sembrato interessante,ho supplicato di farmelo comprare con la promessa che non avrei chiesto altro per un mese,arrivo a casa scopro che non potevo partecipare al concorso per via dell'età,arivvo al secondo capitolo e...vorrei bruciarlo se non fosse per i 17 euro con cui avrei potuto prendere profumo di cioccolato.Però ho deciso di finirlo saltando le parti super spazzatura (e quindi credo che lo finirò subito)Mi aspettavo almeno un pò di lotta tra le concorrenti e celeste che semra avere l'aria di una che mette zizzania.Bleah è orriile
RispondiElimina