Trama:
Dafne è architetto, vive a Milano, è sicura di sé e indipendente, e cerca questa cura nelle leggi e nei simboli della matematica, provando a calcolare gli algoritmi delle emozioni. Ma la sua infanzia è rimasta nascosta da qualche parte. Non ha ricordi. Qualcosa si è incastrato in lei. La sua analista le suggerisce di voltarsi indietro per cercare quella bambina che si è perduta dentro di lei, di tenerla per mano e di provare ad ascoltare la sua voce...
Attraverso il filo dei ricordi, la Dafne adulta ritrova la Dafne bambina, la sua città, Napoli, la sua famiglia. Non sarà facile questo incontro, perché quello che Dafne bambina ha da raccontare è ora commovente e tenero come il dolce della domenica, ora inquietante, come un incubo in una stanza buia… e sarà proprio laggiù, in un’infanzia che ha i colori, i sapori e i suoni del Sud, che Dafne scopre una ricetta, semplice ed efficace come quelle imparate dalle nonne. Una ricetta semplice e speciale per guarire dalla nostra inadeguatezza, per ascoltarsi, capirsi, affrontarsi e, ogni tanto, anche perdonarsi.
L'autrice:
Viola Ardone (Napoli, 1974) ha lavorato per diversi anni nel campo dell'editoria ed è autrice di testi scolastici e di narrativa per ragazzi. Attualmente insegna italiano e latino nei licei. Questo è il suo primo romanzo.
Recensione:
La ricetta del cuore in subbuglio appartiene a quella schiera di romanzi che, purtroppo, passano inosservati. Causa principale del silenzio riguardo a questo libro è la politica della casa editrice, che si ostina a non voler affidarsi all'efficace passaparola dei blog letterari, ottenendo di conseguenza una più che scarsa pubblicità nel web. Poche segnalazioni, un paio di recensioni su qualche giornale: questo è quanto troverete se desiderate avere qualche dettaglio in più riguardo all'esordio della giovane Viola Ardone. E' un peccato: uscite nello stesso periodo, entrambe con un romanzo che appartiene allo stesso genere narrativo - anche se quello della Ardone ha sicuramente una visione della vita più ottimistica - Valentina D'Urbano ha avuto sicuramente una degna pubblicizzazione del suo lavoro, mentre la Ardone è rimasta sullo sfondo, pronta a farsi notare solo da chi avesse avuto abbastanza spirito d'osservazione.
Ma tant'è. Noi a Cuore D'inchiostro l'abbiamo visto, l'abbiamo cercato, letto e apprezzato. A questo punto non ci resta che mostrarvelo e consigliarvelo.
Ci sono piombata dentro per colpa di un incipit perfetto. Un inizio che mi è suonato nella testa come qualcosa di vero, di vissuto. E soprattutto poetico. Mi è bastata una sola pagina per convincermi che il romanzo meritava la sua occasione.
Occasione che mi ha portata in giro tra un presente milanese e un passato napoletano, tra un'infanzia spontanea e una maturità non ancora accettata. Il tutto intervallato da una geometria sentimentale che cerca di trovare le soluzioni giuste per ogni relazione, evento, perdita della vita di una persona.
La protagonista, Dafne, alterna capitoli con i suoi ricordi di bambina e capitoli imperniati sulla sua vita presente. Napoli e Milano non sono solo luoghi fisici in cui Dafne si muove, ma sono la rappresentazione stessa del suo essere: un'infanzia vivace, spontanea e piena di vita come può essere Napoli; una maturità seria, calcolatrice e riflessiva come può apparire Milano. E la necessità di tenere tutto sotto controllo, passato e presente, risolvendo incognite matematiche e geometriche.
L'idea di alternare i capitoli, seppur non originale, si presenta piacevole agli occhi del lettore. Diventa necessaria, poi, se si pensa che solo attraverso quell'alternanza arriveremo a comprendere e forse ad accettare azioni e motivazioni della Dafne del presente, e a vedere sotto i nostri occhi quando si sia attuato il passaggio da bambina ad adulta.
Sia la storia che la struttura del romanzo non si contraddistinguono per originalità, eppure la Ardone riesce a convincerci dell'unicità di ciò che racconta. Saranno le parole della Dafne bambina che ogni tanto fanno sorridere e ogni tanto ci fanno tenerezza, sarà l'immaturità della Dafne adulta che non riesce ad accettare che la vita non sia sempre una linea retta: in ogni caso leggiamo queste pagine, e pur riconoscendo qualcosa di prevedibile e già letto, ci facciamo trasportare e cullare. Non siamo pronti a dare al romanzo più di 3 stelline, perché c'è ancora qualcosa di acerbo che va migliorato, ma siamo pronti a puntare su questa autrice, e a consigliarla a voi lettori. Sperando che l'apprezzerete e la consiglierete a vostra volta, dando vita a quel passaparola che finora le è mancato.
Ma tant'è. Noi a Cuore D'inchiostro l'abbiamo visto, l'abbiamo cercato, letto e apprezzato. A questo punto non ci resta che mostrarvelo e consigliarvelo.
Ci sono piombata dentro per colpa di un incipit perfetto. Un inizio che mi è suonato nella testa come qualcosa di vero, di vissuto. E soprattutto poetico. Mi è bastata una sola pagina per convincermi che il romanzo meritava la sua occasione.
Occasione che mi ha portata in giro tra un presente milanese e un passato napoletano, tra un'infanzia spontanea e una maturità non ancora accettata. Il tutto intervallato da una geometria sentimentale che cerca di trovare le soluzioni giuste per ogni relazione, evento, perdita della vita di una persona.
La protagonista, Dafne, alterna capitoli con i suoi ricordi di bambina e capitoli imperniati sulla sua vita presente. Napoli e Milano non sono solo luoghi fisici in cui Dafne si muove, ma sono la rappresentazione stessa del suo essere: un'infanzia vivace, spontanea e piena di vita come può essere Napoli; una maturità seria, calcolatrice e riflessiva come può apparire Milano. E la necessità di tenere tutto sotto controllo, passato e presente, risolvendo incognite matematiche e geometriche.
L'idea di alternare i capitoli, seppur non originale, si presenta piacevole agli occhi del lettore. Diventa necessaria, poi, se si pensa che solo attraverso quell'alternanza arriveremo a comprendere e forse ad accettare azioni e motivazioni della Dafne del presente, e a vedere sotto i nostri occhi quando si sia attuato il passaggio da bambina ad adulta.
Sia la storia che la struttura del romanzo non si contraddistinguono per originalità, eppure la Ardone riesce a convincerci dell'unicità di ciò che racconta. Saranno le parole della Dafne bambina che ogni tanto fanno sorridere e ogni tanto ci fanno tenerezza, sarà l'immaturità della Dafne adulta che non riesce ad accettare che la vita non sia sempre una linea retta: in ogni caso leggiamo queste pagine, e pur riconoscendo qualcosa di prevedibile e già letto, ci facciamo trasportare e cullare. Non siamo pronti a dare al romanzo più di 3 stelline, perché c'è ancora qualcosa di acerbo che va migliorato, ma siamo pronti a puntare su questa autrice, e a consigliarla a voi lettori. Sperando che l'apprezzerete e la consiglierete a vostra volta, dando vita a quel passaparola che finora le è mancato.
Titolo: La Ricetta del Cuore in Subbuglio
Autore: Viola Ardone
Editore: Salani
Pagine: 350
Isbn: 9788862569200
Prezzo: €14,90
Valutazione: 3 stelline
Valutazione: 3 stelline
Data di pubblicazione: 24 Maggio 2012
Anche io mi baso molto sulle prime pagine di un libro - in libreria leggo sempre le prime pagine e le sensazioni che mi lasciano, spesso, sono quelle che mi spingono a scegliere se prendere un libro o meno.
RispondiEliminaIn fondo, sono quelle con cui l'autore/autrice ha deciso di presentarsi, no? :)
Vero, Camilla, però a volte ci sono quelle persone che non sempre ti convincono alla prima impressione ma che poi andando avanti le scopri meravigliose...
Eliminae a volte anche con alcuni libri è così, perciò solitamente non mi fermo mai all'inizio.
Certo che se hanno un incipit straordinario... tanto meglio!!!
già.. peccato proprio che alcune case editrici si ostinino a snobbare e sottovalutare il potere del web e dei blog :-/
RispondiEliminaSolitamente cerco di essere sempre aggiornata sulle novità, ma ammetto che molte uscite se non vengono pubblicizzate online in maniera adeguata e su più canali le noto solo di striscio e di questo libro in particolare ne avevo un ricordo davvero sfocato (mi pare che lo avessi notato la prima e unica volta nel giornale Il Libraio, ma non basta!!!)
Ottima recensione!!
Infatti, Sara, era pubblicizzato sul Libraio e c'era una frase della Gazzola a presentarlo... è un peccato che non sia stato pubblicizzato ma in questi casi mi piace dare il mio contributo :)
Eliminaio l'avevo adocchiato subito e adesso la tua recensione mi conferma che è da leggere!!! ^_^
RispondiEliminaBenissimo!
EliminaIo sono circa a metà lettura e l'ho trovato molto appassionante!
RispondiEliminaio sono giovane, ho 14 anni e è il primo libro di questo genere che leggo.
c'è da dire che mi ha colpito subito.