Prima recensione di un romanzo che è entrato nella rosa dei 12 finalisti al premio Strega.
Parlo de La città di Adamo, di Giorgio Nisini, pubblicato da Fazi Editore.
"Era questa la prova che noi umani avevamo anche altri sensi, potevamo intuire e vedere cose lontane se solo avessimo imparato a conoscere meglio noi stessi. Già, intuire e vedere cose lontane. Il mare o la tempesta in arrivo. Il presentimento meteorologico dei contadini. Mi sporsi ancora di più dal davanzale riflettendo su quante potenzialità c’erano nella nostra mente. Tanta energia di cui potevamo assumere il controllo e che
poteva aiutarci a diventare esseri migliori.
poteva aiutarci a diventare esseri migliori.
Chiusi gli occhi cercando di captare dentro di me queste qualità segrete. Poi alzai il viso in direzione del sole. Annusai l’aria per un po’, alla ricerca di qualche odore o segnale
che mi desse una risposta accettabile.
che mi desse una risposta accettabile.
Forse era questa la strada che dovevo seguire: cambiare angolazione,
allentare la logica capziosa con cui avevo finora osservato il mondo, lasciare vagare i pensieri proprio come
mi aveva insegnato mio padre.
allentare la logica capziosa con cui avevo finora osservato il mondo, lasciare vagare i pensieri proprio come
mi aveva insegnato mio padre.
Arrivare a lui ripartendo da lui."
Trama: Marcello Vinciguerra è un imprenditore agricolo di successo. La sua azienda, ereditata dal padre, è una tra le più importanti d’Italia. Ha una bella moglie, Ludovica, donna sofisticata e complessa, proprietaria di un negozio di arredamento e amante del lusso e del design, vive in una bella casa, conduce una vita – almeno in apparenza – piena di sicurezze. Una sera, però, un servizio televisivo dedicato a un potente boss della camorra fa riaffiorare nella sua memoria un ricordo dell’infanzia. E con il ricordo il dubbio. Quel boss era lo stesso uomo che lui e suo padre incontrarono, tanti anni prima, in mezzo a strani edifici a forma di cilindro? Chi era davvero suo padre? E quale ombra si nasconde nel passato della sua famiglia? L’inquieto affollarsi di queste domande spingono Marcello a una ricerca ossessiva della verità, che in una crescente spirale di avvenimenti – tra cui la scoperta di una misteriosa fotografia risalente ai primi anni Cinquanta e un breve viaggio in un’immaginaria cittadella camorrista – lo porterà a scontrarsi con un mondo inafferrabile e ambiguo, in cui tutti possono essere onesti o collusi, corrotti o corruttori.
Autore:
Giorgio Nisini è nato a Viterbo nel 1974. Laureato in Lettere presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza", ha conseguito un dottorato di ricerca in Studi di storia letteraria e linguistica italiana con una tesi dedicata all'opera di Pier Paolo Pasolini. Dal 2006 è docente a contratto in Sociologia della letteratura presso la Facoltà di Scienze Umanistiche della Sapienza. È autore dei romanzi La demolizione del Mammut (Perrone, 2008 - Premio Corrado Alvaro Opera Prima) e La città di Adamo (Fazi, 2011).
Il suo primo romanzo, La demolizione del Mammut (Perrone, 2008), ha vinto il Premio Corrado Alvaro Opera Prima ed è arrivato tra i cinque finalisti del Premio Tondelli.
Recensione: Per chi ha letto la trama prima di tuffarsi nel libro, sa già a cosa andrà incontro e potrebbe immaginare quel che accadrà, gli sviluppi che ci saranno nella storia. Per chi, come me, (lettrice che si rifiuta ostinatamente di leggere trame e quarte di copertina, per non farsi rovinare la lettura con nessun dettaglio anticipato) ogni romanzo diventa una vera e propria scoperta.
Il primo impatto con la storia è un televisore Brionvega, un modello "vintage" da installare in una casa moderna e sofisticata: attraverso questo televisore ci viene presentata la moglie del protagonista, Ludovica, la casa, la cultura, l'ambiente in cui Ludovica e Marcello (il protagonista che racconta la storia in prima persona) vivono. Un espediente che ho apprezzato immediatamente: raccontare notizie sulla famiglia attraverso un oggetto.
Qui ci si inizia a porre anche le prime domande (e siamo solo alle prime pagine): si tratta di una coppia molto ricca, che dà molta importanza all'avere più che all'essere? E' una coppia felice o stanno insieme per abitudine? E' una coppia sola, senza figli, per scelta o per impossibilità? e qualunque sia la risposta che proviamo a darci a queste domande, verrà sempre naturale porsi immediatamente una seconda domanda a tutte: Perché???
Il seguito della storia prende una deviazione, causata anche questa da quel Brionvega, che una volta installato e acceso, manda delle immagini del lontano passato di Marcello. L'attenzione perciò si sposta dalla coppia per concentrarsi sul rapporto figlio(Marcello)-padre(Vittorio, ormai deceduto) e sull'onestà di quel rapporto.
L'intero romanzo diventa una ricerca affannata del passato, perché solo dalle risposte che Marcello otterrà allora potrà comprendere veramente il suo presente. Il suo viaggio alla scoperta del padre sarà un viaggio alla scoperta della fiducia di un figlio verso i genitori, della fedeltà di chi gli è sempre stato accanto, degli ideali di un padre nella vita e nel lavoro, dell'amore di coppia... Marcello avverte la necessità di scoprire il passato si suo padre, perché sente che da quello dipende la sua fiducia nella vita, perché sa che se suo padre non è la persona che ha sempre pensato, tutto ciò in cui lui ha creduto potrebbe crollare.
E prima ancora di trovare le risposte e decidere il modo in cui affrontarle, Marcello inizia a far crollare le sue relazioni con chi lo circonda: famiglia, amore, lavoro. Mette tutto in discussione, si ritrova a dover affrontare ida solo i mostri del passato di suo padre. Ci aspetteremmo un finale "italiano", di quelli disillusi e pessimisti che non lasciano spazio al riscatto dell'uomo, che non permettono la speranza.
E invece.
E invece Nisini ci stupisce, lasciando che quei valori che stavano affondando vengano recuperati, lasciando che il nostro protagonista si faccia aiutare da chi lo ama per quella reinterpretazione del passato che avrebbe potuto cambiargli la vita, lasciando uno spiraglio di speranza: qualunque sia il nostro passato, dobbiamo accettarlo e vivere il nostro presente credendo in ciò che facciamo e siamo.
Le domande che ci eravamo posti alle prime pagine della storia troveranno la loro risposta, e sarà una risposta soddisfacente per noi lettori.
Il primo impatto con la storia è un televisore Brionvega, un modello "vintage" da installare in una casa moderna e sofisticata: attraverso questo televisore ci viene presentata la moglie del protagonista, Ludovica, la casa, la cultura, l'ambiente in cui Ludovica e Marcello (il protagonista che racconta la storia in prima persona) vivono. Un espediente che ho apprezzato immediatamente: raccontare notizie sulla famiglia attraverso un oggetto.
Qui ci si inizia a porre anche le prime domande (e siamo solo alle prime pagine): si tratta di una coppia molto ricca, che dà molta importanza all'avere più che all'essere? E' una coppia felice o stanno insieme per abitudine? E' una coppia sola, senza figli, per scelta o per impossibilità? e qualunque sia la risposta che proviamo a darci a queste domande, verrà sempre naturale porsi immediatamente una seconda domanda a tutte: Perché???
Il seguito della storia prende una deviazione, causata anche questa da quel Brionvega, che una volta installato e acceso, manda delle immagini del lontano passato di Marcello. L'attenzione perciò si sposta dalla coppia per concentrarsi sul rapporto figlio(Marcello)-padre(Vittorio, ormai deceduto) e sull'onestà di quel rapporto.
L'intero romanzo diventa una ricerca affannata del passato, perché solo dalle risposte che Marcello otterrà allora potrà comprendere veramente il suo presente. Il suo viaggio alla scoperta del padre sarà un viaggio alla scoperta della fiducia di un figlio verso i genitori, della fedeltà di chi gli è sempre stato accanto, degli ideali di un padre nella vita e nel lavoro, dell'amore di coppia... Marcello avverte la necessità di scoprire il passato si suo padre, perché sente che da quello dipende la sua fiducia nella vita, perché sa che se suo padre non è la persona che ha sempre pensato, tutto ciò in cui lui ha creduto potrebbe crollare.
E prima ancora di trovare le risposte e decidere il modo in cui affrontarle, Marcello inizia a far crollare le sue relazioni con chi lo circonda: famiglia, amore, lavoro. Mette tutto in discussione, si ritrova a dover affrontare ida solo i mostri del passato di suo padre. Ci aspetteremmo un finale "italiano", di quelli disillusi e pessimisti che non lasciano spazio al riscatto dell'uomo, che non permettono la speranza.
E invece.
E invece Nisini ci stupisce, lasciando che quei valori che stavano affondando vengano recuperati, lasciando che il nostro protagonista si faccia aiutare da chi lo ama per quella reinterpretazione del passato che avrebbe potuto cambiargli la vita, lasciando uno spiraglio di speranza: qualunque sia il nostro passato, dobbiamo accettarlo e vivere il nostro presente credendo in ciò che facciamo e siamo.
Le domande che ci eravamo posti alle prime pagine della storia troveranno la loro risposta, e sarà una risposta soddisfacente per noi lettori.
Vorremmo segnalare che Giorgio Nisini sarà ospite il 7 giugno dalle ore 19:00, nei locali di Spazio 5, in via Crescenzio 99/c, all'inaugurazione della mostra fotografica Vita Da Strega. Evento che ripercorre e celebra, attraverso le foto inedite dell'Archivio Riccardi la storia della manifestazione: i suoi autori, i suoi vincitori. Oltre Nisini, saranno presenti per raccontare il premio e i suoi retroscena Roperto Ippolito, giornalista e scrittore, Stefano Petrocchi e Giovanni Greco, finalista 2012 con il suo Malacrianza.
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