Glimmerglass
Trama:
Dana Hathaway non lo sa ancora, ma sta per cacciarsi davvero nei guai. Quando sua madre si presenta al saggio di fine anno ubriaca, la ragazza capisce di averne abbastanza: è giunto il momento di prendere un volo che dagli Stati Uniti la porterà fino alla lontana Inghilterra. È diretta verso la mitica città di Avalon, l’unico posto sulla terra in cui il mondo umano e quello delle fate entrano in contatto e dove vive il suo misterioso padre. Ad Avalon però, il viaggio comincia ad andare storto e Dana si trova invischiata in un gioco molto pericoloso: qualcuno sta cercando senza dubbio di farle del male. Ma soprattutto, sembra che tutti vogliano qualcosa da lei: sua zia Grace, Ethan, un affascinante ragazzo dotato di straordinari poteri, e Kimber, sua sorella. Ma cosa, esattamente? Persino suo padre pare intenzionato a tenerla all’oscuro di tutto quello che le sta accadendo… Intrappolata tra due mondi, coinvolta in oscure trame di potere, la ragazza non sa più di chi può fidarsi, ma ha capito bene che la sua vita non potrà più tornare quella di una volta.
Jenna Black è laureata alla Duke University in Antropologia. Vive a Pittsboro, nel North Carolina, dove scrive a tempo pieno romanzi di genere paranormale e urban fantasy. Lo specchio delle fate è il primo capitolo di una trilogia. Il suo sito è http://jennablack.com/
Recensione:
Dalle recensioni (anche se poche) che ci sono in giro su questo romanzo, mi rendo conto che la mia è una voce fuori dal coro. Chiunque abbia letto finora il libro è entusiasta della lettura, della storia, elargisce complimenti a destra e a manca e mi fa sorgere il dubbio di essermi persa qualche pezzo.
Sì, perché a me Lo specchio delle fate non solo non è piaciuto, ma mi ha anche terribilmente annoiata.
Devo ammettere che tra tutti i personaggi sovrannaturali che possiamo facilmente trovare oggi negli young-adults ho scoperto di avere una sorta di odio (esagero, come sempre!) verso le fate. Datemi lupi, draghi, streghe, vampiri (sì, perfino loro!!!) ma non le fate, pietà.
Perché allora ho letto questo romanzo che mi avrebbe dovuto allontanare al solo leggerne il titolo?
Chissà: per potermi ricredere? Forse. Per dare loro - alle fate - un'ulteriore possibilità? Difficile. Per potermi lamentare un po' qui con voi?? Probabile.
Eccoci qui a seguire la storia di Dana, adolescente americana da sempre vissuta con la sola madre ubriacona, senza aver mai conosciuto il padre, un fae. Avendone avuto abbastanza delle umiliazioni causate dai comportamenti della mamma, la ragazza decide di andare a conoscere il padre. Parte così verso Avalon, in Inghilterra. Il suo arrivo non sarà accolto immediatamente con piacere. E' in atto una sorta di guerra per la corsa al potere in cui sono coinvolti in prima persona sia il padre che la zia di Dana. La ragazza rappresenterà un fattore determinante per raggiungere quel potere. Tra rapimenti, fughe, attacchi di mostri e bei ragazzi (soprattutto questi ultimi) la permanenza di Dana ad Avalon non riesce a trovare l'equilibrio che sperava finalmente di avere. Non sarà più libera di prendere le sue decisioni e si ritroverà a vivere una vita diversa da quel che pensava.
Una storia che definisco normale perché non presenta nessun fattore di originalità (fattore determinante per distinguere uno young adult da un altro, di questi tempi). I clichés ci sono tutti: la solita ragazzina che non riesce ad ambientarsi ovunque vada; un solo genitore all'attivo; il genitore mancante è colui che può rivelare la vera natura della protagonista; c'è il ragazzo bello ma all'apparenza cattivo (a dire il vero sembra esserci una confusione di ragazzi, visto che Dana sembra sciogliersi all'apparire di ogni essere di sesso maschile); c'è l'altro che sembra cattivo ma in realtà è buono; e c'è lo scontro tra quelle che potrebbero essere definite le forze del bene e quelle del male. Finale aperto, perché, per rispettare il cliché anche qui, si tratta di una trilogia.
Ormai abituata a questo tipo di letture, e al rispetto di tutti gli stereotipi, quando leggo cerco quegli elementi che possano rendere il romanzo diverso, originale e quindi vincente nei confronti degli altri romanzi fotocopia. Qui non ho trovato nulla che potesse distinguerlo e salvarlo, se non qualche frase sconnessa e qualche errore di traduzione che mi ha mandata in maggiore confusione...
Conclusione?
Lettura sotto tono, noiosa quel tanto che basta da lasciarmi con la consapevolezza di aver perso tempo.
Peccato.
Titolo: Lo Specchio delle Fate
(Serie Faeriewalker #1)
Titolo originale: Glimmerglass
(Serie Faeriewalker #1)
Titolo originale: Glimmerglass
Autore: Jenna Black
Editore: Newton Compton - Collana Vertigo
Traduttore: Cristina Baccarini
Pagine: 288
Isbn: 9788854137202
Prezzo: €9,90
Valutazione: 1e1/2 stelline
Valutazione: 1e1/2 stelline
Data di pubblicazione: 12 Aprile 2012
Sono rovinata... Mi è appena arrivato il libro... Anch'io non amo le fate, ma ho pensato va beh vediamo magari è una storia diversa... Sob
RispondiEliminaEcco qui...XD ieri sera ho ordinato il libro sul libraccio(a 4 euro e qualcosa) e sono davvero curiosa di leggerlo, anche se pure io non nutro un particolare amore per le fate, ma tentar non nuoce!
RispondiEliminavedremo vedremo....
Lya
Io ero tentata di leggerlo, poi ho preferito buttarmi su un altro genere... ho finito stamattina Romancing Miss Bronte e ho gli occhi ancora rossi. Ogni tanto c'è bisogno anche di questi libri, ne sono sempre più convinta. E sono troppo d'accordo con Sonia, ormai in un YA o c'è originalità o c'è ben poco da fare, anche se io mi faccio sempre incantare dal romanzo *scritto bene* che mi scivola via in fretta. Sempre da poco ho divorato "La Casa per Bambini Speciali..." originale anche solo per l'impatto visivo (anche se quando si tirano i fili della storia quell'originalità viene un po' a mancare). Ma...! Quanto mi sono dilungata? Tutto questo per dire che coi giudizi di Sonia mi sono ritrovata spesso e visto che anche a me le fate entusiasmano poco, forse glisserò... ma solo forse ç_ç a volte la curiosità ha la meglio, il dubbio di essermi persa un gran bel libro mi attanaglia e ci casco! A volte a ragione, altre a torto! Dura vita quella del lettore XD
RispondiEliminaRomancin miss Bronte l'ho letto un mesetto fa e credo di aver avuto la stessa reazione tua, con tanto di occhi rossi. Ho letto La casa per bambini speciali e mi sono innamorata della sua particolarità, ma nonostante ciò continuo a farmi fregare da titoli del genere.
EliminaCapisco la curiosità: anche se mi vien detto che una lettura non merita, io voglio sempre valutare di persona... per poi dover ammettere che avevano ragione a sconsigliarmi!!!
Per quello ho scritto "forse", evidentemente siamo come San Tommaso XD
EliminaEcco la recensione che aspettavo! XD
RispondiEliminaEh capita purtroppo di incappare in queste delusioni..se poi il libro è totalmente identico ad altri mille..posso solo immaginare la noiosità della lettura.. O.O
Vedrò SE leggerlo!
Anche io ho questo libro, ma devo ancora leggerlo e recensirlo...chissà!
RispondiEliminaPremesso che il giudizio sul libro è condivisibile, mi potresti segnalare gli errori di traduzione che avresti trovato? Visto xhe il libro passa da un traduttore E Un revisore vorrei capire cosa ci è sfuggito, grazie. La mia email è cri.baccarini@gmail.com
RispondiEliminaNon li ho segnati,
Eliminaperciò devo riprendere il libro e trovarli. Cercherò di farlo il prima possibile.
questo genere di letture sono solo per i mega appassionati del genere, se uno cerca una lettura per svagarsi senza dover pensare ad alcunchè si trova confortato da questo genere di liberi decisamente ordinari
RispondiEliminase invece ci piace spaziare, libri così vanno fortemente intervallati da altri generi o da capolavori del ramo
Io non sono una mega appassionata del genere, ma mi rendo conto di leggerne tanti che rientrano in esso. Forse troppi. Prima o poi metterò un punto a questa mia abitudine!!!
EliminaA me il libro non è poi così dispiaciuto: è scritto bene, la voce narrante è credibile, l'idea di una Avalon nota al mondo degli esseri umani, a cui si accede con passaporto e attraversando una dogana, francamente non mi è parsa poi così scontata. La protagonista manifesta attrazione per il primo ragazzo che incontra perché non ne ha praticamente mai visto uno - e diciamo che l'incantesimo da parte di lui per farla "sciogliere" di certo acuisce le sensazione di lei. Quanto al secondo boy della questione, la nostra eroina fa solo considerazioni sul suo aspetto estetico, con lui non succede nulla di nulla. Senza contare che queste fate non hanno affatto l'aspetto di fate vere e proprie (niente ali alla Aprilynne Pike, per intenderci, tanto meno alla Marion Zimmer Bradley, autrice delle Nebbie di Avalon, capolavoro del genere) quindi, onestamente, non credo che questo libro meriti un giudizio così negativo. Fermo restando che è il tuo giudizio, e mi sembra di capire che tu sia un po' oberata di letture young adult dello stesso genere quindi, forse, non sei così oggettiva. Se leggessi 100 libri sui vampiri o sugli angeli, credo che anche io arriverei a odiare tutti quelli dal 90 in poi.
RispondiEliminaOvviamente, è la mia opinione, ma non penso che tu sia del tutto oggettiva, in generale, quando fai le tue recensioni.
Chia,
Eliminaposso dirti che è vero: non sono oggettiva nelle mie recensioni. Se lo fossi, mi ergerei a detentrice di una sorta di verità assoluta che assolutamente non possiedo. Mi piace che le mie recensioni siano espressioni della mia esperienza con quel libro. In questo caso l'esperienza è stata totalmente negativa, a causa della terribile noia che mi ha procurato.
Che poi ci siano elementi abbastanza scontati, e questo lo dico in maniera oggettiva, perdonami ma continuo a ripeterlo: ok per l'originalità di Avalon e il modo di accedevi (un elemento che però non basta a farmi valutare positivamente la storia), o che le fate non siano le solite (questo aspetto, a dire il vero, lo trovo un po' fuorviante perché non riesco a comprendere in cosa questi esseri siano fate... sembrano persone normali) ma i cliché del genere ci sono tutti, e questo non contribuisce a farmi apprezzare a pieno la storia.
Detto questo, è vero, leggo un sacco di young adult ma non solo. Fortunatamente leggo ad un ritmo abbastanza sostenuto da poter avere il tempo e il lusso di spaziare nei generi.
Non rinuncio agli YA perché, tra le centinaia che leggo, spesso ne trovo alcuni davvero davvero carini (La trilogia della Gier, Divergent, il bacio della sirena, dark eden, cacciatrici... solo per nominare gli ultimi). E so che se non ne leggessi tanti, ma mi fosse capitato tra le mani Lo specchio delle fate, mi sarei annoiata comunque.
Quindi, accettiamo il fatto di avere gusti diversi o semplicemente opinioni diverse riguardo a questa storia e non prendiamo le mie parole come una pretesa di verità assoluta. Sono le mie considerazioni personali.
Io lo accetto senza problemi, figurati, ma visitando certi blog - non solo il tuo - mi pare che ci sia una certa tendenza a demolire i libri solo per il gusto di farlo, solo perché si è dotati di un pc e un blog, senza tenere conto di tutto quello che c'è dietro e che, soprattutto, la propria opinione rischia di influenzare un po' troppo gli altri. Se avessi dovuto dare retta a certe recensioni, non avrei mai preso in mano Delirium, e sarebbe stato un grosso errore, ma chissà quanti l'hanno fatto. Difetti se ne trovano sempre - io ne ho trovati anche in Hunger Games, figurati - ma è l'atteggiamento "demolitore" che secondo me è sbagliato, tutto qui.
RispondiEliminaPuntualizzato questo, ognuno è libero di dire ciò che vuole, figurati.
Io non demolisco per demolire, credimi.
EliminaQuando devo scrivere una recensione negativa, mi dispiace sempre, e a dire il vero mi dispiace quando leggo un libro che non mi è piaciuto, perché ho perso tempo, perché non ho saputo trarre frutto da quella occasione, perché forse la mia sensibilità non è come quella di altri lettori che invece l'hanno apprezzato.
Però per correttezza devo scrivere quelle recensioni: così come quando trovo un libro meraviglioso, gli attribuisco 5 stelle e ne parlo benissimo, altrettanto devo fare con quelli che non mi son piaciuti...
e questa "pratica" delle recensioni positive e negative la applico da anni, non da quando ho il blog ma da quando sono su anobii. Ho sempre usato tutte le stelline (e le parole, ovvio) a mia disposizione per recensire un libro.
Il mio non è un atteggiamento demolitore, ma semplicemente il frutto della mia esperienza con quella lettura.
Se poi qualcuno ne resta influenzato, non so. Anch'io mi faccio influenzare da pareri negativi o positivi riguardo a determinati romanzi e non mi sembra così grave.
Guarda, lungi da me l'idea di rompere le uova nel paniere di casa tua, la mia era una considerazione su quella che mi sembra sia una tendenza diffusa, tutto qua.
RispondiEliminaO davvero le case editrici che pubblicano YA non ci capiscono più nulla, o forse - in generale e non mi riferisco solo ed esclusivamente a te, figurati - c'è chi ci prende un po' troppo gusto a dire che certi libri sono "orribili". Poi, c'è da dire che al momento la tendenza imperante è quella della distopie, che tendenzialmente vengono recensite in modo piuttosto positivo perché "passano un messaggio" (ma mica sempre), mentre il resto un po' meno. Ormai i cari e vecchi vampiri/licantropi/streghe/maghi/fate non tirano più.
Chia, ma nessun uovo rotto nel mio paniere, figurati! a me piace discutere e scambiare opinioni con chi non condivide le mie idee, purché si resti sempre nel pacifico ^^
EliminaSicuramente le scelte editoriali riguardo agli ya non sono sempre le più oculate, spesso sono state pubblicate delle vere cavolate (e qui non posso non citare Switched e Damned, che sono davvero orribili).
io so solo che continuerò a recensire in base a quel che ho provato, ovviamente sottolineando la presenza di elementi negativi oggettivi (che possono essere una traduzione pessima, un editing assente, una forma piatta o altro).
Tra l'altro mi rendo conto che più si legge, più si diventa esigenti e selettivi. Un tempo leggevo 50 libri l'anno, e avevo degli standard più bassi probabilmente. Era più facile che un libro mi piacesse.
Ora che ne leggo anche 200, mi rendo conto che un certo livello non basta più, ma pretendo di meglio.
Ma così è coi libri come nella vita: si aspira sempre al meglio.