Une forme de vie
Trama:
Quotidianamente sommersa dalla posta dei suoi lettori, Amélie si imbatte nella lettera di Malvin Mapple, soldato americano obeso di stanza a Baghdad. Comincia così uno stravagante scambio epistolare. Poco a poco Amélie si affeziona al soldato e ai suoi compagni di taglia XXXXL. Ma all’improvviso Melvin Mapple smette di scriverle e Amélie, sconcertata, tenta di ritrovarlo, ci riuscirà?...
L'autrice:
Scrittrice belga di lingua francese. Figlia di diplomatici, è nata a Kobe, in Giappone, nel 1967. Nel 1992 viene pubblicato in Francia da Albin Michel il suo primo romanzo, Igiene dell’assassino, che diventa il caso letterario dell’anno: 100.000 copie vendute, due riduzioni teatrali, un film. Nelle edizioni tascabili lo stesso romanzo vende altre 125.000 copie. Da quel momento pubblica un romanzo all'anno, fedele alla stessa casa editrice, Albin Michel, come in Italia è fedele alla Voland. Il romanzo Stupore e tremori (Albin Michel 1999) ha venduto in Francia 400.000 copie. Tradotta in 15 lingue, ha ottenuto numerosissimi premi letterari tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori (da cui è stato tratto anche un film diretto da Alain Corneau), il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore. Sin dal suo primo romanzo Amélie Nothomb ha imposto uno stile: sguardo incisivo, spesso impietoso e crudele, umorismo fulmineo, storie originali che ruotano intorno a sentimenti eterni.
Sito: www.amelienothomb.com
Recensione:
Amélie Nothomb è un'artista ultramoderna: prende un'idea, non necessariamente originalissima, le dà forma con carta e inchiostro e ne ricava, solitamente, un'opera particolare, che anche se non otterrà il riconoscimento generale, riuscirà in ogni modo a far parlare di sé.
Capita così un po' con tutti i suoi romanzi, e Una forma di vita non è da meno.
In sole 116 pagine la Nothomb è capace di costruire una bella architettura, come se la lettura di quelle pagine potesse avvenire su piani diversi, scoprendone ogni volta un nuovo significato.
Corrispondenza epistolare, necessità della guerra, vita al fronte, obesità, scelte, cambiamenti, staticità...
La Nothomb concentra tutto ciò che in quel momento le sta a cuore, tutto ciò che vuole urlare ai suoi lettori, senza distrarli e confonderli per troppe pagine. In un'ora e mezza la storia nasce, cresce e si sviluppa e ci porta verso un epilogo degno di quella storia, o ancora di più, degno della sua autrice.
Punto di partenza è una lettera inaspettata tra le migliaia di lettere che compongono la sua abituale corrispondenza. Tra chi le scrive per complimentarsi, chi per essere aiutato nella carriera, chi per ottenere qualcosa, chi per sfogarsi, confidarsi, ecco che spunta questa breve missiva di un soldato americano di stanza a Baghdad, in cui non fa che affermare la sua sofferenza e la sicurezza che lei, la scrittrice, potrà comprenderlo.
Da lì parte una strana amicizia tra i due, Melvin e Amélie, fatta di confidenze e confessioni da parte di lui, e comprensione e appoggio da parte di lei. Fino alla scoperta dell'enorme bugia che si nasconde dietro quelle lettere.
Cos'è questo romanzo?
Un pretesto per affrontare il tema dell'obesità, così attuale negli Stati Uniti e così importante per la Nothomb non tanto in quanto malattia ma per il suo rapporto morboso col cibo (uno dei temi più cari alla scrittrice)?
O un motivo per parlare della guerra e delle sue conseguenze?
O, ancora, una possibilità per la scrittrice di sottolineare un aspetto della sua personalità di fronte a determinate situazioni?
E' un romanzo autobiografico o un romanzo a più ampio respiro?
Di denuncia o di accettazione di uno stato di fatto?
Credo che potrei continuare ancora per molto con le mie congetture, potrei trovare altri significati a queste pagine, perché se c'è qualcosa che la Nothomb sa fare è proprio questa: portare il lettore a riflettere, continuamente, su ciò che sta leggendo, sul perché quel libro sia stato scritto e sulle conseguenze di quelle letture.
La si può amare, la si può odiare o si può restare indifferenti di fronte al suo stile: a me è capitato di tutto con i suoi romanzi.
Di questo però posso dire che non mi ha lasciata per nulla indifferente e che tutti i significati e le motivazioni che posso aver trovato leggendolo potranno essere facilmente riassunti in quel perfettissimo titolo: Amélie ha messo in scena Una forma di vita.
Capita così un po' con tutti i suoi romanzi, e Una forma di vita non è da meno.
In sole 116 pagine la Nothomb è capace di costruire una bella architettura, come se la lettura di quelle pagine potesse avvenire su piani diversi, scoprendone ogni volta un nuovo significato.
Corrispondenza epistolare, necessità della guerra, vita al fronte, obesità, scelte, cambiamenti, staticità...
La Nothomb concentra tutto ciò che in quel momento le sta a cuore, tutto ciò che vuole urlare ai suoi lettori, senza distrarli e confonderli per troppe pagine. In un'ora e mezza la storia nasce, cresce e si sviluppa e ci porta verso un epilogo degno di quella storia, o ancora di più, degno della sua autrice.
Punto di partenza è una lettera inaspettata tra le migliaia di lettere che compongono la sua abituale corrispondenza. Tra chi le scrive per complimentarsi, chi per essere aiutato nella carriera, chi per ottenere qualcosa, chi per sfogarsi, confidarsi, ecco che spunta questa breve missiva di un soldato americano di stanza a Baghdad, in cui non fa che affermare la sua sofferenza e la sicurezza che lei, la scrittrice, potrà comprenderlo.
Da lì parte una strana amicizia tra i due, Melvin e Amélie, fatta di confidenze e confessioni da parte di lui, e comprensione e appoggio da parte di lei. Fino alla scoperta dell'enorme bugia che si nasconde dietro quelle lettere.
Cos'è questo romanzo?
Un pretesto per affrontare il tema dell'obesità, così attuale negli Stati Uniti e così importante per la Nothomb non tanto in quanto malattia ma per il suo rapporto morboso col cibo (uno dei temi più cari alla scrittrice)?
O un motivo per parlare della guerra e delle sue conseguenze?
O, ancora, una possibilità per la scrittrice di sottolineare un aspetto della sua personalità di fronte a determinate situazioni?
E' un romanzo autobiografico o un romanzo a più ampio respiro?
Di denuncia o di accettazione di uno stato di fatto?
Credo che potrei continuare ancora per molto con le mie congetture, potrei trovare altri significati a queste pagine, perché se c'è qualcosa che la Nothomb sa fare è proprio questa: portare il lettore a riflettere, continuamente, su ciò che sta leggendo, sul perché quel libro sia stato scritto e sulle conseguenze di quelle letture.
La si può amare, la si può odiare o si può restare indifferenti di fronte al suo stile: a me è capitato di tutto con i suoi romanzi.
Di questo però posso dire che non mi ha lasciata per nulla indifferente e che tutti i significati e le motivazioni che posso aver trovato leggendolo potranno essere facilmente riassunti in quel perfettissimo titolo: Amélie ha messo in scena Una forma di vita.
Titolo: Una forma di vita
Autore: Amélie Nothomb
Editore: Voland - Collana Amazzoni
Pagine: 128
Prezzo: €14,00
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